25 aprile: le escursioni sui sentieri della Resistenza

Sentieri della Resistenza, mulattiere e percorsi di montagna che furono teatro della lotta partigiana e della Liberazione del 25 Aprile

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I Sentieri della Resistenza sono quelle mulattiere, quei tratturi e quei percorsi che furono teatro della lotta partigiana nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Ne esistono tantissimi, ciascuno con una propria storia, locale e universale, da raccontare, e sono un modo alternativo e ancora vivo di tramandare i fatti e le vicende che portarono al 25 aprile 1945.

25 aprile: le escursioni sui sentieri della Resistenza

Dalle Alpi all’Abruzzo ne abbiamo scelti 11, tutti con un valore storico e di testimonianza oltre che di importanza paesaggistica e naturalistica. Escursioni più o meno impegnative, da affrontare in poche ore come in più giorni, da famiglie con bambini così come da escursionisti e camminatori esperti, per rivivere nei piedi, sulla pelle, negli occhi e nella memoria i fatti che portarono alla Liberazione.

Sentiero partigiano “Giovanni lo Slavo”, Morfasso (PC)

Il Piacentino fu terra d’elezione per i partigiani. A pochi chilometri dall’uscita della A1 di Fiorenzuola, si può ripercorrere questo sentiero storico dove dal settembre del 1943 operò una banda di partigiani “stranieri” (russi, inglesi, greci e jugoslavi) evasi dal vicino campo di Cortemaggiore.
È un percorso storico-naturalistico ad anello lungo una decina di chilometri abbondanti, con 425 metri di dislivello, da fare in tre ore circa. Si parcheggia nella frazione di Dadomo nel comune di Morfasso, nella Val d’Arda, e si parte dalla sede del Museo della Resistenza Piacentina attraversando il torrente su un sentiero rimasto intatto da oltre 70 anni, battuto allora dalle staffette partigiane. Si scende a piedi tra i boschi verso Osteria seguendo il percorso CAI 921; da qui, attraverso vari saliscendi su uno sterrato tra muretti a secco, prati incolti e castagneti secolari, si raggiungono prima la strada della Bocchetta e poi, oltrepassando il Rio Costanza, il piccolo centro di Gariboia.
Lungo la mulattiera di Rocca si trova il bivio che porta alla cosiddetta Grotta dell’Eccidio, dove una lapide ricorda due partigiani trucidati dai tedeschi nel 1944. Ritornati sul percorso principale si sale fino alla Rocca di Sella Casali dalla cui cima si può prendere una breve deviazione per arrivare su un belvedere che dà su tutta l’alta Val d’Arda.

Per maggiori dettagli storici e sul percorso www.partigiani-piacentini.net.

Credits: Valtolla.com

Il percorso della 55° Brigata Fratelli Rosselli, Introbio (LC)

Il percorso della 55° Brigata Fratelli Rosselli parte da Introbio, sopra Lecco, e si conclude a Bondo, in Val Bregaglia, oltre la dogana di Chiavenna in territorio svizzero. Ripercorrere tutto il tragitto dei partigiani significa mettere in preventivo diversi giorni di cammino e dormire in rifugi e bivacchi. Un’impresa replicata sovente ogni estate, ma che si può ovviamente ripercorrere anche solo in alcuni tratti.
Nell’ottobre del 1944 le forze nazifasciste organizzarono un rastrellamento nel lecchese e i membri della 55° Brigata Partigiana Fratelli Rosselli decisero di fuggire oltre confine. Da Introbio quindi risalirono in Val Troggia e Val Biandino valicando la Bocchetta di Trona e scendendo attraverso la Val Gerola, giù fino a Morbegno in Valtellina, passando per gli alpeggi di alta quota. Attraversarono l’Adda di notte meno agevolmente di quanto possano fare gli escursionisti oggi, per poi risalire la montagna sul versante opposto fino alla piana di Poira, attraverso la Costiera dei Cech. Da qui scesero nella Valle dei Ratti e poi in Val Codera lungo il Tracciolino, 12 km di ferrovia a scartamento ridotto, un taglio violento e selvaggio nella roccia viva intorno ai 900 metri di altezza che univa due impianti idroelettrici. La salita alla Bocchetta della Teggiola e la discesa ripidissima sull’opposto versante della Val Bregaglia si concludono finalmente a Bondo.
Per informazioni sul percorso www.55rosselli.it.

Credits: Val Bregaglia

Il Reopasso, Parco dell’Antola (GE)

Minceto, frazione di Ronco Scrivia, tra Genova e il confine tra Liguria e Piemonte. Siamo all’interno del parco del Monte Antola lungo la Via del Sale che collegava Genova a Pavia e Milano. Da qui, in prossimità della piccola cappella al bivio per il Monte Reale, comincia il sentiero che conduce alle Rocche del Reopasso attraverso un sentiero in quota sui crinali che raggiunge proprio i suggestivi torrioni di roccia – particolarissimi affioramenti di “conglomerato di Savignone”, ciottoli calcarei cementati milioni di anni fa in un sistema di faglie e fratture, legato a fenomeni geologici risalenti al Quaternario, che ha creato pareti a strapiombo molto fotogeniche.
Dalle cime della Carrega del Diavolo (957 metri) e della Biurca (940 metri), con grandi panorami sulle valli liguri, si scende verso Crocefieschi e in Val Vobbia lungo un percorso accompagnato da dogane e punti di avvistamento, tra cui lo spettacolare Castello della Pietra. Dalla Val Vobbia si risale ancora verso il Monte Castello a Vallenzona e San Fermo, tutte zone ricche di episodi tragici ed eroici legati alla resistenza, che videro protagonista la medaglia d’oro Giuseppe Salvarezza, detto Pinan. Quattro ore di sentiero, marcato FIE (Fed.It.Escursionismo) con segnavia gialli.
Per informazioni wwwparcoantola.it.

Credits: Parcoantola.it

Sentiero del Beato Lando (PU)

Si parte da Lunano e si arriva a Petra Fagnana di Pietrarubbia, lungo un sentiero tracciato dai partigiani della zona, che correva parallelo alla Linea Gotica e alle vie di comunicazione usate dal Terzo Reich (c’è anche un Museo della Linea Gotica).
Il sentiero, che prende il nome dall’eremo usato nel Duecento dall’omonimo frate francescano, sale tra frassini e roverelli fino ai crinali che allargano lo sguardo su quello che fu l’antico ducato di Montefeltro: è una zona in cui la biodiversità è stata gelosamente preservata e che permette di vedere da vicino emergenze storiche come l’Abbazia del Mutino, il Castello dei Conti Oliva di Piandimeleto, il Monte Altavelio, le miniere di zolfo, le vette del Monte Vettore e i numerosi nascondigli naturali usati dai partigiani per sfuggire ai rastrellamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per informazioni ci si può rivolgere al Portale del turismo in Montefeltro.

Credits: FlickrCC – Luca Bartoletti

Il sentiero del Memoriale nel Parco Storico di Monte Sole (BO)

Marzabotto, Monzuno, Grizzana: sono i tre comuni nei quali, durante la Seconda Guerra Mondiale, vennero uccise ben 955 persone, 770 delle quali durante la violenta rappresaglia divenuta poi tristemente celebre con il nome di Eccidio di Marzabotto. Oggi sul territorio dei tre comuni sorge il Parco Storico di Monte Sole, al cui interno è stato attrezzato un sentiero del Memoriale che ripercorre con la memoria queste vicende e quelle della Brigata Partigiana Stella Rossa.
L’itinerario è semplice, con un debolissimo dislivello (257 metri), lungo circa 5 ore di cammino; oltre che dalla sede del Parco (Via Porrettana, 4, Marzabotto) ha altri punti di accesso a San Martino, Caprara, Cima Monte Sole, Casaglia e Cerpiano.
Per informazioni e dettagli ci si può rivolgere alla sede del Parco Storico di Monte Sole.

Credits: Flickr CC William

Anello dei partigiani Purocielo – Cà Malanca (Brisighella – RA)

La zona è quella dell’Appennino Tosco-Romagnolo e delle colline faentine, teatro nell’autunno del 1944 di scontri tra la Brigata Garibaldi Bianconcini e le truppe nazifasciste. Il percorso passa per i luoghi più significativi di quegli eventi: si parte dalla località Santa Maria di Purocielo, frazione di Brisighella (si trovano le indicazioni in località Sant’Eufemia, percorrendo la provinciale Faenza – Firenze) e si segue il segnavia CAI 579 fino al guado sul Rio di Cò e fino a giungere sul crinale a 640 metri, dopo circa 1 ora e un quarto di cammino.
Da qui si segue il crinale verso sinistra e poi le indicazioni per Cà di Malanca, dove c’è anche il Museo della Resistenza e della Guerra di Liberazione (normalmente aperto il 25 aprile, visitabile su prenotazione negli altri giorni dell’anno).
Si può quindi scendere per la strada che conduce a San Cassiano e poi deviare per Monte Colombo e da qui raggiungere poi il bivio per Purocielo. Per maggiori dettagli sul percorso ci si può rivolgere al CAI di Faenza.
Altra interessante camminata con valenza storica in zona è il sentiero Garibaldi, che da Popolano di Marradi conduce a Palazzuolo sul Senio. SUll’altro versante della Valle del Lamone si possono invece incrociare due tra gli itinerari più interessanti dell’Appennino Tosco-Romagnolo, l’Alta Via dei Parchi e il Cammino di Dante.

Credits: FlickrCC – William

Il sentiero del Partigiano Johnny (CN)

Sì, proprio quel Partigiano Johnny, protagonista dell’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio. Nel 1944 i partigiani di questa Langa fuggirono al rastrellamento nemico inerpicandosi per le zone più impervie della collina, e questa escursione ripercorre idealmente quei passi, partendo dalla cascina del Pavaglione (di cui Beppe Fenoglio scrive ne “La malora”) e raggiungendo San Donato di Mango attraverso i rittani di Sant’Elena e dell’Annunziata.
Si cammina fra boschi, castagneti, vecchi ruderi testimonianza della vita agricola di un tempo e punti panoramici con vista sulla valle Belbo. Il percorso è segnalato con indicazioni in legno e tacche azzurre ai bivi principali e presenta anche qualche tratto esposto per i quali sono necessarie calzature da escursione con suole adatte.
Per maggiori dettagli e approfondimenti ci si può rivolgere al Centro Studi Beppe Fenoglio.

Credits: FlickrCC – Jacqueline Poggi

Sentiero Perlasca in Val Trompia (BS)

Senza dubbio è il più impegnativo dei tre sentieri della Resistenza che transitano nei luoghi che circondano Collio. Nella parte finale dei suoi 40 km procede sull’itinerario seguito dai partigiani della Perlasca, che tra il 1943 e il 1944 accompagnavano i prigionieri alleati in Svizzera attraverso il Maniva, Dasdana, la valle della Grigna e Bienno. Gli altri due sentieri, più brevi, sono il Sentiero Brigata Fiamme Verdi – Ermanno Margheriti, per gran parte nel comune di Collio, e il Corno Barzò, che tocca la più alta cima dei monti di Paio fra l’alta ValleTrompia e l’alta Valle Sabbia. La segnaletica comune a tutti gli itinerari escursionistici sui sentieri della Resistenza bresciana è rosso-bianco-verde proprio come i colori della bandiera italiana.
L’escursione parte da Forno d’Ono (m 507) e segue la vecchia mulattiera che conduce ad Avenone-Villa per arrivare fino ai 1420 metri della zona di Frondine. Da qui si imbocca il sentiero che conduce ai 1613 metri del Passo di Pezzeda Mattina e, col tratto comune ai sentieri Brigata Margheriti e 3V Silvano Cinelli che giungono da Pezzeda Sera, si sale al Passo di Prael e da qui alla capanna Tita Secchi dove si può anche pernottare.
Per informazioni e cartine dettagliate ci si può rivolgere al Cai di Collio.

Credits: FlickrCC – LaPaola

Sentiero Partigiano Angelo Gotti in Valle Imagna (BG)

Una semplice camminata, di 750 metri di dislivello, che parte da Clanezzo di Ubiale e sale sui pendii di due monti a cavallo tra Valle Imagna e Val Brembana per giungere fino alla cascina Como, dove il partigiano della brigata Valbrembo, comandata da don Antonio ‘Dami’ Milesi dell’oratorio di Villa d’Almè perse la vita fucilato dal plotone d’esecuzione.
Si può partire dal cimitero di Clanezzo, oppure dalla cascina ristorante in località Belvedì, e si segue il segnavia 571 CAI; al bivio per il monte Ubione si può anche decidere di salire fino ai suoi 895 metri panoramici per poi riprendere il cammino a ritroso fino alla Cascina Como, oppure, se le condizioni del sentiero lo permettono, lasciarsi alle spalle la croce e seguire lo stesso segnavia 571 CAI fino alla Passata e da qui raggiungere la Cascina Como.
In entrambi i casi, poco prima di raggiungere la cascina, sulla destra incontreremo il cippo con la croce, la lapide e l’albero al quale fu legato per la fucilazione il partigiano Gotti.
Per maggiori informazioni su questo e altri sentieri partigiani della Valle Imagna potete rivolgervi alla sezione CAI di Zogno (BG).

Credits: FlickrCC – Rowena

La via Tilman (da Falcade a Gares)

È il primo tratto della ben più lunga e impegnativa Via Tilman, il sentiero escursionistico che collega le Dolomiti Centro-meridionali all’Altopiano dei Sette Comuni e che ripercorre il cammino che il maggiore Harold William Tilman, responsabile per i comandi alleati della zona dell’Agordino durante la Resistenza, intraprese per raggiungere il suo posto di comando dopo essere stato paracadutato sull’Altopiano di Asiago nell’estate del 1944. Il maggiore britannico era anche un alpinista di livello mondiale, e così il CAI di Asiago e Falcade ha voluto dedicargli questo Alta Via in 10 tappe tra i boschi e i pascoli dolomitici e anche alcune testimonianze della Prima Guerra Mondiale.

Il Sentiero della Libertà da Sulmona a Campo di Giove

È un lungo sentiero di 60 km che parte da Sulmona e sale fino ai 1064 metri di Campo di Giove ripercorrendo la strada che, dopo l’8 Settembre 1943, fu imboccata da quanti si erano schierati con gli alleati o comunque cercavano di fuggire dalle rappresaglie tedesche. Tra di essi c’era anche l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che affrontò la traversata il 24 marzo 1944. Ora è una delle escursioni preferite sulla Majella, la Montagna Sacra popolata dii aquile, volpi, cinghiali e, benché difficili da avvistare, il lupo e l’orso bruno marsicano. La riapertura del tracciato si deve all’attività volontaria degli insegnanti e degli studenti del liceo Fermi di Sulmona, che ogni anno in occasione delle celebrazioni del 25 aprile organizzano anche una camminata di gruppo: per informazioni www.ilsentierodellaliberta.it

Libri e guide sui sentieri partigiani e della Liberazione

Per approfondire il tema e trovare nuovi spunti per escursioni sui sentieri partigiani potete leggere anche i seguenti libri:

Credits photo di apertura: Gabriele Sani, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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