Cesare Maestri, dare un senso alla vita

Cerro Torre

Nei giorni in cui Walter Bonatti viene celebrato con una splendida mostra fotografica nel Palazzo della Ragione, il “collega” Cesare Maestri annuncia l’uscita del suo nuovo libro.

“Dare un senso alla vita” (titolo peraltro davvero audace) è una breve antologia di quasi 200 pagine in cui l’alpinista trentino rivela le vicende della sua famiglia, la guerra e, ovviamente, l’amore per la montagna.

In questo raccontare, l’autore si sofferma proprio sul rapporto con Bonatti, che per Maestri fu sempre all’insegna del massimo rispetto, molto più banalmente di un diverso modo di affrontare la montagna. Ma sicuramente senza tutta quella competizione e ostilità che la stampa alpinistica ha sempre voluto attribuirgli.

Non poteva poi mancare la nota polemica sulle vicende del Cerro Torre che hanno accompagnato la sua intera carriera alpinistica. La salita del ’59, la ripetizione del ’70 e il celebre compressore. E poi la schiodatura della cresta sud-est ad opera di due alpinisti d’oltre oceano, la via aperta da Maestri e compagni durante la seconda spedizione patagonica.
Un “ignobile stupido furto” lo definisce l’autore, che ha offeso l’intera storia dell’alpinismo.

Nostalgico e doloroso infine il resoconto dell’ultima spedizione sullo Shisha Pangma, intrapresa subito dopo la tragedia delle Torri Gemelle. Nel 2002 , a 73 anni, Maestri tenta un ottomila himalayano per issare in vetta la bandiera della pace, ma è costretto al ritiro a causa di seri problemi di ossigenazione.

Insomma, “Dare un senso alla vita” è un libro pervaso di inquietudine, rimpianto, stanchezza: Maestri fa oggi i conti con il peso degli anni, spogliandosi di quell’aura da “supereroe della montagna” e rendendosi un po’ più umano tra gli umani.

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