Marko Prezelj e l’elogio dell’incertezza


Il team determina le esperienze. In oltre 30 anni di viaggi ho capito che in una spedizione la cosa più importante è il team. Buoni compagni di viaggio rendono le esperienze migliori, soprattutto se sono persone diverse da noi. Scalando sono le persone che sono con noi a dare forma al viaggio, e così persone diverse da noi e tra loro possono arricchire le nostre esperienze e insegnarci qualcosa di nuovo.

Oltre 30 anni in parete, firmando moltissime prime ascese e aperture di nuove vie in Nepal, Tibet, Patagonia, Canada, Alaska e su numerose altre montagne nel mondo, ciascuna di esse un mondo unico da esplorare e capire. Marko Prezelj, sloveno, paladino dello stile alpino e dell’alpinismo puro, ha anche vinto due volte il Piolet d’or, il massimo riconoscimento mondiale nell’alpinismo: il primo nel 1992 per avere aperto con Andrej Stremfelj una nuova via sul pilastro sud del Kangchenjunga, il secondo nel 2007 per la nuova via sul Chomolhari aperta con Boris Lorencic.

In questa seconda occasione però ha rifiutato il premio, perché con il tempo si è convinto che “ogni scalata riflette le aspettative e le illusioni che si sviluppano prima di mettere piede sulla montagna” e non si possano giudicare in modo oggettivo le ascese di altri alpinisti. Ora è ambassador di Patagonia e quando l’abbiamo incontrato ci ha raccontato che “la montagna è come la vita, piena di sfide, gioie, fallimenti, paure, progetti e incertezze“.

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