Quando si potrà sciare? Forse il 18 gennaio solo in zona gialla

Quando si potrà sciare?

Rispondere alla domanda su quando si potrà sciare è davvero difficile. Inizialmente il Governo aveva fissato per il 7 gennaio la riapertura degli impianti di risalita e delle piste da sci anche agli sciatori amatoriali. Ma oggi, 2 gennaio, appare impossibile che questo avvenga, anche perché le Regioni e le Province Autonome, tramite una lettera a firma di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna nonché della Conferenza delle Regioni, hanno già chiesto lo spostamento dello “snow day” al 18 gennaio. Ma più che si quando si potrà sciare bisognerebbe interrogarsi su quali condizioni potranno convincere il Governo a dare il via libera alla stagione sciistica. Sempre che non sia troppo tardi.

Le condizioni affinché si possa sciare sono essenzialmente 2: la situazione epidemiologica nazionale e all’interno delle singole Regioni o Province Autonome; l’adozione di misure di distanziamento fisico tra le persone sulle piste, sugli impianti di risalita e in tutte le aree afferenti, come specificato nel documento del CTS del 24 dicembre 2020 (che abbiamo riportato integralmente qui).

Relativamente alla situazione epidemiologica la risposta è abbastanza semplice. Come recita espressamente il documento del CTS “le misure proposte possono trovare applicazione solo ne caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia Autonoma sia compatibile con la classificazione della stessa in area gialla“. La determinazione del colore delle Regioni e delle Province Autonome avverrà il giorno 5 gennaio 2021, a cui seguirà un nuovo decreto del Governo con la proroga del sistema delle aree colorate. Al momento, secondo indiscrezioni, le regioni non gialle (cioè con indice Rt superiore a 1 e tasso di positività dei tamponi superiore al 10%) vanno da 3 (Veneto, Liguria e Calabria) a 6 (le precedenti più Puglia, Basilicata e Lombardia). Se così fosse davvero si potrebbe ipotizzare una data di riapertura degli impianti sciistici per Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino e Alto Adige, Friuli ma anche Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo. Confermando il sistema delle zone colorate il Governo confermerebbe anche i limiti agli spostamenti da e per le regioni: chi è in zona gialla potrebbe muoversi liberamente dalla propria regione a una gialla in cui gli impianti sono aperti, chi è in zona arancione o rossa subirebbe lo stop agli spostamenti, all’interno della propria regione e tra regioni. Anche se per i giorni arancioni stabiliti dal Decreto Natale è stato consentito lo spostamento dal proprio Comune e all’interno della propria Regione per fare sport, come da FAQ del Governo che abbiamo spiegato in questo articolo.

A questo punto però servirebbe che siano soddisfatti i criteri per la riapertura delle piste da sci contenuti nel documento del CTS. Il primo è che “una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale“. Questo comporta che, nelle zone gialle in cui avvenisse la riapertura degli impianti di risalita, “per gli impianti chiusi (cabinovie e funivie) va operata la riduzione della capienza al 50% a cui associare sempre l’uso obbligatorio della mascherina” (uso della mascheriina sugli impianti, non durante l’attività sulle piste) mentre “potrà essere ammessa una occupazione al 100% delle seggiovie, con obbligo di indossare la mascherina chirurgica o di comunità e divieto di abbassare la calotta anti vento ove presente” (e nel caso di necessità di abbassare la calotta antivento una riduzione al 50% della portata). Questa indicazione non appare “tecnicamente” difficile da implementare ma potrebbe causare assembramenti da gestire oppure comportare una riduzione degli accessi alle piste da sci. Che è l’altro punto richiesto dal CTS: “Per quanto attiene la previsione di un contingentamento delle presenze sui campi da sci mediante l’introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, si sottolinea la necessità di declinare criteri chiari per la definizione di tali tetti massimi che tengano conto non solo delle quote giornaliere ma anche di quelle settimanali e stagionali“.
Ed è su questo punto che ci sono i problemi maggiori: se il sistema della vendita dello skipass online c’è già (ne abbiamo parlato qui) risulta più difficile prevedere una sorta di “numero chiuso” sulle piste da sci gestendo giornalieri, settimanali e stagionali. Ed è su questo punto che c’è la corsa contro il tempo per poter riaprire almeno il 18 gennaio nelle zone gialle e tentare di salvare la stagione invernale tanto per gli esercenti quanto per l’indotto. Perché come evidenzia Valeria Ghezzi, Presidente dell’Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), la stagione invernale, che pesa per il 90% sul fatturato del settore, termina a fine aprile. E di mesi buoni ne resterebbero poco più di tre.

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