Un asino per amico

Giustizia è fatta: l’asino non è più il ‘somaro’, l’animale stupidotto buono solo per il lavoro nei campi. Ora, al pari del cavallo, è un mezzo per stare in mezzo alla natura, rilassarsi, divertirsi, conoscersi. Ogni asino ha il suo carattere e la sua sensibilità, da esplorare e saper trattare. E diventa un amico, soprattutto per i bambini.

Negli ultimi anni è in atto in Italia un processo di riscoperta di questo animale e si stanno diffondendo decine di associazioni ed enti di tutela e valorizzazione dell’asino. L’asino viene apprezzato in ambito terapeutico (onoterapia), educativo, turistico e per la produzione di latte d’asina. Stare a contatto con gli asini soddisfa anche l’esigenza di semplicità, di rallentare, di riavvicinarci alla natura.

Abbiamo cercato di capire tutto questo con Massimo Pini e Erica Brioschi, due giovani che hanno fondato l’associazione SBA-Raglio, una fattoria didattica in mezzo alle industrie brianzole dove bambini e adulti vanno a divertirsi in mezzo agli asini.

Sfatiamo un mito: gli asini non sono per niente stupidi. Giusto?
Giustissimo. Anzi gli asini sono molto intelligenti e curiosi. Tuttavia l’asino, nella nostra cultura, non gode di buona fama. Probabilmente perché altri suoi tratti caratteristici sono la determinazione e la tenacia. Queste virtù non gli permettono di essere sempre un pedissequo servitore obbediente dell’uomo ed è questa sua irriducibile personalità la causa della sua pessima nomea.

Oggi le cose sono cambiate?
Sì, sono proprio queste caratteristiche che ci fanno apprezzare oggi l’asino. Non è più solamente uno strumento di lavoro ma un compagno di viaggio e di avventura, in un’epoca in cui la lentezza e l’ascolto sono piaceri da riscoprire. Infatti il bello di stare in compagnia di un asino è condividere un po’ del suo mondo, adeguarsi al suo modo di sentire, perché nella relazione con noi umani l’asino ha sempre un ruolo attivo e ci chiede sempre di essere compreso, interpretato.

Stare con un asino è un antistress?
Esatto, ci sintonizziamo sul qui e ora e dimentichiamo per un po’ il trambusto delle nostre vite. Facciamo un esempio. Gli asini non amano mettere gli zoccoli laddove sentono il terreno precario sotto il loro peso: per questo evitano volentieri pozzanghere e tombini. Se, passeggiando, ci dovessimo imbattere in una grata che attraversa il nostro sentiero da una parte all’altra, ci troveremmo indubbiamente davanti a un bell’ostacolo. E dovremmo metterci in ascolto del nostro amico asino e condividere con lui questo imprevisto, forse insormontabile. L’asino potrebbe annusare la grata e indietreggiare; piantarsi e non muoversi più di un centimetro, oppure potrebbe stupirci con un maestoso salto, da lasciarci a bocca aperta. Davanti all’imprevisto, in compagnia di un asino se ne esce sempre un po’ più saggi: avremo conosciuto meglio lui, noi stessi e l’ambiente.

È la cosiddetta onoterapia…
Stare in compagnia dell’asino ci riavvicina anche a noi stessi perché rappresenta una vera e propria palestra del carattere, ci insegna la pazienza, la gentilezza unita alla determinazione, ci insegna ad riconoscere i limiti propri e degli altri accettandoli per quello che sono. Come noi umani è dolce e affettuoso ma anche lui ha delle giornate storte in cui è meglio lasciarlo stare; è generoso nel lavoro ma talvolta non si riesce proprio a convincerlo a fare ciò che gli si chiede… forse perché glielo chiediamo nel modo sbagliato, o forse non è il momento adatto?

Perché l’asino è particolarmente adatto ai bambini?
Perché apprezza le coccole e il contatto fisico. I bambini amano spazzolarlo e accarezzarlo: queste attività di cura e attenzione sono molto importanti e generalmente i bambini le fanno volentieri, soprattutto le operazioni più delicate e pericolose come pulire gli zoccoli o medicare una ferita.

È anche una questione di dimensioni? 
Certo, l’asino ha un’altezza proporzionata a quella dei bambini (eccezion fatta per le grandi razze come l’asino ragusano) che possono quindi gestirlo autonomamente, in sicurezza. Poter vivere la relazione con l’animale senza la presenza troppo invadente di un adulto rende tutto molto più divertente e piacevole. Infine l’asino è adatto ai bambini perché assomiglia molto a noi uomini e stare in sua compagnia ci aiuta ad allenare quella capacità di decentramento da noi stessi di cui parlavamo prima.

Come si diventa amici di un asino?
La regola fondamentale è cercare di comportarsi da asino. Ma soprattutto: pensare da asino. Partiamo dal presupposto che l’asino in natura è una preda. Dunque evitiamo di comportarci da predatori, cioè comportamenti troppo diretti e movimenti veloci. Non prendiamo la via più breve per raggiungere l’asino ma adottiamo piuttosto traiettorie curve. Meglio ancora se ci fermiamo un po’ a guardare, a farci guardare: potrebbe essere lui a venire verso di noi.

E per entrare in contato fisico?
Poi facciamoci annusare: possiamo tendergli la mano verso il naso per permettergli di conoscerci e accettarci. Fatte le presentazioni, possiamo sbizzarrirci in coccole e grattini, alla ricerca della carezza preferita dal nostro amico peloso.

Cosa invece non bisogna mai fare?
Nel percorso di addestramento dobbiamo cercare di non esagerare con l’affaticamento (fisico ma soprattutto mentale); l’ideale è lavorare tutti i giorni dieci o quindici minuti in modo da rendere tutto naturale, interessante e divertente per entrambi (asino e addestratore). Ovviamente è da evitare assolutamente qualsiasi violenza e coercizione: oltre ad essere ingiusto maltrattare l’asino, è anche controproducente.

Cavalcare l’asino è un buon modo per conoscere il territorio e la natura? 
Certo. Una camminata in compagnia dell’asino è un’avventura. L’asino ci permette di godere al massimo dell’ambiente, ci aiuta anche a entrare in contatto con le persone che si incontrano lungo il cammino e questo può aiutarci a muoverci con maggiore familiarità e consapevolezza attraverso i territori. L’asino è un po’ come il vino, rende allegri e avvicina le persone.

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