Con Donnavventura alla scoperta dell’arcipelago di Hyères e della Camargue

“Ho attraversato mari, ho lasciato dietro di me città, ho seguito le sorgenti dei fiumi e mi sono immersa nelle foreste. Non ho mai potuto tornare indietro, esattamente come un disco non può girare al contrario. E tutto ciò a cosa mi stava conducendo? A questo preciso istante”.
Istante in cui avrei potuto raccontare le mie esperienze a qualcuno. Esperienze di vita, esperienze di avventura, esperienze da Donnavventura.
Per una sportiva come me non è facile stare ferma, senza un allenamento quotidiano, a cui sono abituata sin da piccola, e così ho trovato il giusto compromesso tra viaggio e sport!

Per questo primo appuntamento scopriamo insieme luoghi incantati vicini a noi, scorci di magia ad un tiro di schioppo ma spesso ignorati o poco conosciuti, e lo facciamo on the road!
Prima tappa: l’isola di Porquerolles! E’ è la più grande e la più occidentale delle isole dell’arcipelago di Hyères, dove la natura è conservata grazie a rigide norme di protezione ambientale e dove gli unici rumori sono quelli delle cicale, del fruscio del vento e delle onde. I duecento abitanti che ci vivono sono concentrati soprattutto nell’omonimo villaggio, che si sviluppa intorno al porto e alla centrale Place d’Armes dove gli anziani si ritrovano a giocare a petanque, un gioco molto simile alle nostre bocce.

Zaino in spalla, radio sempre a portata e… piedi sui pedali! Alla scoperta di Porquerolles si va rigorosamente in bicicletta, qui infatti è interdetta la circolazione ai veicoli a motore! La catena gira vorticosamente, la polvere si alza dalle ruote e i miei occhi hanno sempre più fame di riempire la testa di ricordi. Scendo con la mia mountain bike lungo uno dei sentieri impervi che porta verso la baia di Notre Dame: la natura ha davvero una fantasia infinita. Continuo la mia corsa su due ruote, freno rapidamente tanto da riuscire ad intravedere le pale del mulino di Bonheure, e poi continuo la mia folle discesa a tutta velocità! Provo un grande senso di libertà e al tempo stesso di soddisfazione per ciò che ho visto e per ciò che ho fatto, ora capisco le persone che decidono di partire in biciletta per andare alla scoperta di terre lontane.

Dalle due ruote alle quattro zampe il passo è breve, molto breve, e da St. Tropez a Saintes Maries de la mer c’è poco più di una manciata di chilometri.
Mi aggrappo alla criniera, chiudo gli occhi, lascio che il vento mi scompigli i capelli e che il mio cavallo bianco mi porti a danzare con le stelle. I suoi zoccoli affondano nella sabbia, li sento che si fanno strada tra le soffici dune punteggiate di verdi cespugli che dividono il mare dalla laguna.

Galoppo così velocemente che a malapena intravedo i tanti fenicotteri rosa che affollano le paludi di questa affascinante regione sud occidentale della Francia. Eppure sono più di diecimila le coppie di fenicotteri che giungono qui nella stagione dell’amore, tra marzo e maggio. La maggior parte di loro non si trattiene a lungo, e con l’inizio dell’autunno migra verso paesi più caldi, ma alcuni rimangono, stanziali, forse perché non riescono a staccarsi da questo luogo così magico.

Mi sento un’amazzone sul suo destriero, che docile e mansueto bruca ad ogni ora del giorno, d’estate negli acquitrini e nelle terre incolte, d’inverno nelle impervie ‘sansouires‘, le steppe salate. Ma per un lungo tratto cavalco sul bagnasciuga per cui di sale ne ho tanto anche io, ovunque: sulle zampe, sulla schiena, sulla pelle e tra i capelli. Sento una forza e una potenza nuove, il cuore colmo di gioia e la mente affollata di pensieri. Potrei continuare a farmi portare all’infinito, ma a Valencia ho una nuovo capitolo da aprire, nuove pagine da iniziare a sfogliare.

Nel 2007 la terza città spagnola per numero di abitanti è stata sede dell’America’s Cup. Questo celebre evento ha fatto in modo non solo che venisse riqualificata la zona del porto e della marina di Juan Carlos, ma anche che la città salisse alla ribalta internazionale a livello sportivo e non solo. L’organizzazione spettava agli svizzeri di Alinghi, ma non avendo la Svizzera sbocco sul mare, scelse proprio Valencia tra tutte le possibili candidate. E Valencia non disattese le aspettative, la 32esima edizione della Coppa America fu un grande successo e ancora oggi la città conserva intatti lo spirito e le strutture di allora.

Se solo i tempi non fossero così stretti mi piacerebbe molto veleggiare alla scoperta delle baie circostanti: parabordi, ancore, venti e direzioni per me non han più segreti, ma partecipare ad una regata sarebbe come realizzare un sogno in un cassetto. Abituata alle vele colorate che punteggiano il Golfo di Trieste durante la Barcolana, abbandono l’idea di una regata da competizione nelle acque valenciane e mi dirigo verso un ristorante che cucina la migliore paella, sempre valenciana! In fondo… l’occhio vuole la sua parte, ma lo stomaco brontola, la fame si fa sentire e il mio corpo deve essere al massimo della forma per le prossime grandi avventure!

Tre paesi, tre mezzi, tre avventure: e questo è solo l’inizio di una lunga serie che spero di poter condividere con voi. Hastaluego!

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