Chi arriva nel centro di Roma spesso attraversa strade dense di traffico e palazzi moderni che si alternano a facciate antiche, magari senza rendersi conto di ciò che si cela pochi passi più in là. Ne è un esempio la bellissima Via delle Botteghe Oscure, che appare come un corridoio urbano che taglia la zona compresa tra i rioni Sant’Angelo e Pigna.
Ed è all’altezza del civico 31 di questa strada che si apre l’accesso alla Crypta Balbi, un varco che introduce in un luogo rimasto legato alle sue origini romane pur avendo vissuto fasi medievali, rinascimentali e moderne. L’impressione del visitatore è quella di accedere in un organismo che ha continuato a trasformarsi e che ancora adesso mostra ferite, aggiustamenti e ricostruzioni stratificate in 2.000 anni di vicende urbane.
Che cosa è la Crypta Balbi
Il complesso archeologico sorge sul cortile porticato che accompagnava il teatro voluto da Lucio Cornelio Balbo nel 13 a.C. In origine era lo spazio coperto che proteggeva gli spettatori durante le pause degli spettacoli e nei momenti di maltempo. Con il passare degli anni, gli edifici successivi inglobarono ciò che restava del portico romano, dell’esedra semicircolare e delle strutture cresciute sulle fondazioni antiche.
In sostanza, la Crypta Balbi è un pezzo di città rimasto (quasi) intatto e in parte sottoterra, un isolato intero del centro di Roma in cui gli archeologi hanno trovato strutture, materiali e pavimenti appartenenti a quasi 2 millenni di vita continua. La differenza rispetto ad altri punti di interesse storici, è che qui le vestigia romane non sono state sepolte e dimenticate, ma riutilizzate, trasformate e sovrapposte da edifici di diverse epoche.
Oggi Crypta Balbi rappresenta una delle sedi del Museo Nazionale Romano e costituisce un esempio raro di archeologia urbana applicata all’intero tessuto di un isolato.
By I, Sailko, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia
Un po’ di storia
Quando il grande complesso scenico legato al teatro di Balbo cessò di essere il fulcro della zona, l’assetto originario iniziò a dissolversi e lasciò spazio a un abitato in piena evoluzione. Le strutture del portico, sopravvissute all’abbandono, diventarono l’ossatura per nuove funzioni: tra queste una piccola chiesa dedicata a Santa Maria Dominae Rose, affiancata da una residenza fortificata sorta sulle rovine del teatro.
Anche l’esedra mutò natura e venne assorbita da attività che riflettono secoli molto diversi fra loro, dalle sepolture del VI secolo alle lavorazioni artigiane, dalla calcara attiva tra VIII e IX secolo agli spazi impiegati dai monaci tra XI e XIV secolo per pratiche legate alla cura del corpo.
Intorno a questo nucleo nacque un quartiere fitto, segnato da case ravvicinate e da una rete di botteghe specializzate nella trasformazione di metalli, vetro, tessuti e marmi ridotti a calce. Non a caso, a contribuire al nome della via su cui si apre la Crypta Baldi è proprio la vitalità di quel sistema produttivo romano (Botteghe Oscure).
Il panorama urbano cambiò di nuovo nel XVI secolo con la costruzione del complesso di Santa Caterina, formato dal monastero, dal conservatorio per le giovani accolte nella comunità e dagli ambienti riservati alle pratiche quotidiane. Tra questi spicca una grande lavanderia, riconoscibile pure adesso attraverso le vasche conservate.
Bisogna attendere poi il 1981 perché l’intero isolato passi allo Stato, aprendo la strada a ricerche sistematiche che chiarirono la reale estensione del teatro antico e del suo portico. Fu così che con l’apertura della sede museale nel 2000 si rese leggibile la lunga successione di trasformazioni che aveva modellato il quartiere.
Cosa vedere alla Crypta Balbi
Il percorso per scoprire la Crypta Balbi parte dai sotterranei, dove si incontrano i resti del portico del teatro e della Porticus Minucia Frumentaria, edificio destinato alle distribuzioni del grano ai cittadini. L’esedra invasa per secoli da attività artigianali conserva accumuli di marmi, forni, vasche e superfici alterate dal calore delle lavorazioni.
Procedendo nei piani superiori appare la sovrapposizione degli ambienti medievali e moderni: parti del monastero seicentesco di Santa Caterina, case medievali dei mercanti, tracce delle strutture tardoantiche e materiali provenienti dagli scavi.
Strumenti di lavoro, ceramiche d’uso comune, elementi architettonici riutilizzati, frammenti di stoffe e reperti derivanti anche da altri siti della città ricostruiscono una Roma lontana dall’immagine imperiale ma tutt’altro che spenta, in quanto caratterizzata da attività produttive e da una vita urbana complessa.
Come funziona la visita
Da luglio 2025 l’accesso a questo tesoro nascosto della Capitale avviene tramite prenotazione nelle fasce del sabato alle 10.30 e alle 12.00 all’interno del progetto “Crypta Balbi: cantiere aperto”, che consente l’ingresso in aree studiate e restaurate in fasi progressive. Il biglietto fa parte del circuito unico del Museo Nazionale Romano, valido per una settimana nelle varie sedi.
L’itinerario guidato segue un tracciato che permette il contatto diretto con strutture romane, medievali e moderne, alternando livelli sotterranei e ambienti superiori.
Foto copertina by I, Sailko, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia
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