Mývatn in inverno: trekking tra vulcani silenziosi, grotte di ghiaccio e l’abbraccio termale del nord

Nel cuore dell'Islanda settentrionale, dove la terra bolle sotto una coltre di neve immacolata: un'avventura tra crateri ghiacciati, bagni di vapore e la danza dell'Aurora Boreale.

Grjótagjá a Mývatn

Esplorare il lago Mývatn durante i mesi invernali equivale a entrare in una dimensione che pare quasi irreale. Da queste parti, infatti, il bianco della neve contrasta con il nero ossidiana delle formazioni laviche. Mentre il sud dell’Islanda attira la massa, il Nord mette a disposizione un silenzio profondo che viene interrotto solo dal respiro violento dei soffioni boraciferi.

L’attività geotermica della zona è così potente che il ghiaccio non riesce mai a dominare del tutto: pozze di fango ribollente e fessure nel terreno ricordano costantemente che stiamo camminando sopra la Dorsale Medio-Atlantica, nel punto esatto in cui i continenti si allontanano. Il Mývatn è inoltre un ecosistema magico in cui ogni formazione rocciosa ha un nome legato alle leggende dei troll e dove la notte, libera da ogni inquinamento luminoso, diventa il palcoscenico perfetto per le luci del nord.

Lago Mývatn: il deserto bianco del Nord

Il maestoso lago Mývatn, situato a circa 100 km dal circolo polare artico, è una sorta di laboratorio geologico a cielo aperto. In inverno, la sua superficie ghiaccia quasi interamente, dando vita a una pianura bianca interrotta solo dai pseudocrateri di Skútustaðagígar.

Mývatn in inverno, Islanda

Sono delle formazioni uniche al mondo che nacquero migliaia di anni fa dalle esplosioni di vapore provocate dal contatto tra la lava incandescente e l’acqua del lago. Oggi camminarvi sopra con le ciaspole vuol dire esplorare le cicatrici di un incontro primordiale tra fuoco e gelo.

Dove l’Europa si separa dall’America

Come già accennato, l’area del Mývatn si trova sulla Dorsale Medio-Atlantica, un’immensa catena montuosa sottomarina che taglia l’Islanda da sud-ovest a nord-est. In questo punto esatto, la placca tettonica Nordamericana e quella Eurasiatica si stanno letteralmente separando a una velocità di circa 2 centimetri l’anno.

Islanda, Dorsale Medio-Atlantica

Ne sono prova le immense fessure (faglie) che tagliano il paesaggio, come quella che ospita la grotta di Grjótagjá. Mentre si cammina sui campi di lava ghiacciata, ci si ritrova in una “terra di nessuno”: un corridoio tettonico dove nuova crosta terrestre viene creata ogni volta che il magma risale dalle profondità per colmare il vuoto lasciato dai due continenti in allontanamento.

Questa tensione geologica è il motore dell’incredibile attività geotermica del territorio. Il sottosuolo è talmente vicino al calore del magma che l’acqua piovana, filtrando nelle crepe, si surriscalda e risale sotto forma di vapore violento o fango ribollente a Hverir.

Quali attività fare in inverno

Si può venire certamente a Mývatn solo per guardare il panorama, ma la verità è che i viaggiatori più avventurosi possono interagire con una natura che non ammette distrazioni.  Dalle ascese verticali sui bordi dei crateri ghiacciati alla perlustrazione delle ferite aperte tra le placche continentali, qualsiasi esperienza è scandita dal contrasto tra il gelo dell’aria artica e il calore ancestrale che risale dalle viscere della terra.

L’ascesa al Cratere Hverfjall

È uno dei crateri da esplosione (tephra cone) meglio conservati al mondo. La sua geometria perfetta domina l’intero orizzonte del Mývatn. La salita sulla cresta circolare in inverno è piuttosto impegnativa. Il sentiero, battuto da venti artici costanti, si trasforma spesso in una rampa di ghiaccio vivo. L’uso dei ramponcini è obbligatorio, ma una volta raggiunta la vetta (circa 400 metri di altitudine), ci si ritrova sul bordo di un immenso anfiteatro nero di 1 km di diametro. Il panorama spazia dal deserto di lava di Dimmuborgir alle fumarole giallastre di Námaskarð.

Mývatn, attività vulcanica in Islanda

Esplorazione sotterranea: Grjótagjá e la Faglia Continentale

Il Mývatn si trova esattamente sulla linea di separazione tra la placca tettonica euroasiatica e quella nordamericana, quindi si cammina letteralmente sopra una ferita della terra. Scendere all’interno della grotta lavica omonima è un rito di passaggio: mentre la neve cala all’esterno, all’interno il vapore acqueo dà vita a un microclima caldo. L’acqua azzurra e immobile, riscaldata dal magma sottostante, riflette le pareti di basalto nero in un gioco di specchi ipnotico.

Grjótagjá, grotta in Islanda

Dimmuborgir e l’area termale di Hverir

Dimmuborgir è un vero e proprio labirinto di lava che con la stagione fredda diventa una “città fantasma” di formazioni rocciose bizzarre. I percorsi outdoor variano dal semplice sentiero segnalato a esplorazioni più tecniche tra archi naturali e torri vulcaniche.

Ad Hverir, invece, non c’è neve e il calore del sottosuolo è talmente alto che il terreno è nudo, color ocra e rosso fuoco. I visitatori qui possono muoversi tra i soffioni boraciferi e le pozze di fango bollente (ma sempre con cautela per il rischio di ustioni e per i gas sulfurei).

Hverir, Islanda

Equipaggiamento tecnico per il trekking invernale a Mývatn

Affrontare crateri come l’Hverfjall o le distese di lava di Dimmuborgir con temperature che oscillano tra i –10°C e i -25°C richiede una strategia a strati (“a cipolla”) focalizzata sulla protezione dal vento e sulla gestione dell’umidità corporea.

  • Protezione dei piedi (fondamentale): scarponi da trekking B3, quindi rigidi o semirigidi, impermeabili (Gore-Tex) e con un buon isolamento termico. La suola deve avere un grip eccellente su roccia vulcanica e ghiaccio.
  • Ramponcini da escursionismo (Microspikes): obbligatori, in quanto indispensabili per salire sul bordo dell’Hverfjall, che spesso si presenta come una calotta di ghiaccio vivo.
  • Calze in lana merino: almeno due paia (uno di spessore medio e uno pesante).
  • Base layer (intimo termico): maglia e calzamaglia in lana merino di alta qualità. Consigliamo di evitare assolutamente il cotone, che trattiene l’umidità e raffredda il corpo.
  • Mid layer (isolamento): un piumino leggero (down jacket) o un pile tecnico ad alta densità.
  • Outer layer (guscio): giacca in Gore-Tex Pro o materiale simile, totalmente antivento e impermeabile.
  • Passamontagna (Balaclava) e buff: indispensabili per proteggere il viso dalle raffiche di vento gelido e dai cristalli di ghiaccio portati dal vento durante le ascese ai crateri.
  • Guanti a strati: un paio di sottoguanti tattili in seta o merino, coperti da moffole (mittens) impermeabili e imbottite.
  • Ghette: servono se si decide di uscire dai sentieri battuti o per camminare tra i pseudocrateri di Skútustaðagígar, dove la neve può essere profonda.
  • Lampada frontale: in inverno le ore di luce sono pochissime (4-5 ore). Anche per un trekking breve, avere una frontale potente con batterie di ricambio (che col freddo si scaricano velocemente) è vitale.
  • Power bank termico: il freddo estremo spegne gli smartphone in pochi minuti.
  • Bastoncini da trekking: con rotelle da neve grandi, per mantenere l’equilibrio sulle superfici irregolari e ghiacciate della lava.

Prima di ogni uscita, è necessario consultare il sito vedur.is per il meteo e safetravel.is per le condizioni delle strade e dei sentieri. A Mývatn, se è prevista una tempesta (allerta gialla o arancione), l’outdoor è interdetto.

Foto Canva

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