La mia Via Francigena a piedi: da Thérouanne a Saint-Quentin

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Dopo la prima settimana di cammino i giorni da una parte volano e dall’altra mi sembrano lunghissimi, e ho anche perso il senso di che giorno della settimana sia. Il che può essere un bene ma anche un male, non l’ho ancora capito. Comunque, la fortuna ha voluto che a Thérouanne ho incontrato un altro pellegrino, Manuel, uno psichiatra quarantenne di Lille, con cui ho camminato per i successivi 4 giorni: parlava benissimo inglese, era molto simpatico e mi è stato davvero utile perché cominciavo ad avere qualche dubbio su quello che stavo facendo. Con lui siamo andati da Thérouanne ad Amettes, dove abbiamo dormito in un agriturismo gestito da due signori fantastici. Il proprietario ci ha mostrato il suo allevamento di piccioni da gara, che tornano sempre nel luogo in cui sono nati, e ho scoperto che esiste un vero e proprio campionato di piccioni, con delle squadre che si sfidano anche con squadre inglesi e del Belgio, mentre la signora si è occupata della cena con pasta “bolognaise” francamente da dimenticare.
Comunque i proprietari di questa casa ci hanno consigliato di fare una deviazione e di andare a dormire a Villers-Châtel in un castello gestito da un ex pellegrino, quindi abbiamo camminato per 25 km su strade statali e siamo arrivati con un male ai piedi e alle gambe incredibile, però ne è valsa la pena perché abbiamo dormito in un vero castello del XIII secolo. I proprietari, due signori sui 70 anni che hanno fatto un sacco di cammini, andando a piedi a Santiago, a Roma, a Gerusalemme, Medjugore e Lourdes sono stati davvero favolosi, con tanti utili consigli.

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Il giorno dopo il loro vicino “di castello”, un signore sulla ottantina, si è offerto di accompagnarci fino ad Arras, a piedi e sempre su strade asfaltate, e andava come un treno e solo dopo una ventina di km ci ha chiesto se volevamo fare una pausa offrendoci del caffè del suo thermos e dei biscotti. Comunque, siamo arrivati ad Arras con i piedi e le gambe spaccati ma per fortuna ormai si è innescato un meccanismo per cui la sera prima i gestori dei posti dove dormiamo ci prenotano già la notte successiva, così non devo mettermi a cercarla: è come una rete di pellegrinaggio, quasi sempre “donativa”, cioè non c’è una tariffa vera e propria ma lasci quello che puoi o vuoi. Delle persone incredibili come ce ne vorrebbero di più al mondo.
Ad Arras Manuel è tornato a casa in treno, ma intanto ho imparato da lui come gestirmi lungo il cammino: visto che si attraversano per lo più paesini dove non c’è neanche un bar dove mangiare ho imparato a comprare una baguettes, del formaggio, del paté e del cioccolato e con 5 euro riesco a fare anche 4 pranzi durante il cammino.
Ad Arras mi ha ospitato una famiglia e la signora era nata in Francia ma di origine italiana, calabrese, e parlava ancora benissimo l’italiano: dopo 8 giorni di cammino in cui ho fatto più di 200 km ho deciso allora di prendere un giorno di pausa per far riposare gambe e piedi e dopo una cena con una pasta con carote, succhine e cipolla accompagnata da uno stinco di agnello il giorno dopo ho visitato Arras, che ha un bellissimo centro storico con delle case fiamminghe patrimonio dell’UNESCO e anche tanti monumenti storici della Prima Guerra Mondiale. Non ho potuto vedere il museo delle cave sotterranee scavate dagli australiani per difendersi dai bombardamenti durante la Prima Guerra Mondiale, ma ho potuto visitare il cimitero con 12mila tombe di caduti della Grande Guerra e il monumento ai caduti canadesi. Peraltro, tutta questa regione della Francia è punteggiata di questi cimiteri della Prima Guerra Mondiale, con tombe di soldati provenienti da tutto il mondo, e il ricordo di quei fatti è ancora molto vivo.

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Comunque, ad Arras ho anche incontrato la responsabile francese della Via Francigena, una signora 80enne super energica che mi ha detto che la sua unica medicina è camminare, e grazie al figlio dei signori che mi hanno ospitato ho spedito a casa un po’ di roba superflua che dopo due settimane ho capito che era inutile portarmi dietro.
La mattina dopo son partito per Bapaume, ho camminato per 27 km senza sentirli, sono andato a letto presto e son ripartito di buon mattino per Peronne: qui dovevo dormire nella parrocchia ma non riuscivo a contattare nessuno al telefono finché tentando e ritentando mi son reso conto che facevo casino con il prefisso francese.
Ora sono a Saint-Quentin, è uscito il sole, comincia a fare davvero caldo e anche il paesaggio sta cambiando: è vero che non c’è più il vento ma mano che mi allontano dalla costa, ma dopo aver camminato al mattino in una foresta ombrosa e fresca il pomeriggio l’ho passato tutto sotto il sole tra campi di grano e patate tanto che a un certo punto ho dovuto fermarmi per una pausa perché non ne avevo proprio più e gli ultimi 7 km li ho fatti solo di forza di volontà

Se vuoi leggere il primo resoconto della mia Via Francigena a piedi, da Calais a Tournehem-sur-la-Hem, clicca qui

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