Tra le maestose montagne d’Abruzzo, tra borghi arroccati e valli che si estendono a perdita d’occhio, c’è un piatto che racconta storie di vita contadina di un tempo ormai andato: le Pallotte cacio e ova. Semplici negli ingredienti ma ricche di storia, queste polpette di formaggio e uova (come dice il nome) nascono per valorizzare (e non sprecare) ciò che si aveva in casa.
Fritte e poi immerse in un sugo di pomodoro denso e profumato (spesso, ma non sempre), sono una delle espressioni più autentiche della cucina povera abruzzese. La loro vera forza, infatti, sta nella semplicità che però non va assolutamente a sostituire il gusto.
Questo piatto, oggi amatissimo, nasce dalla necessità e dall’ingegno della cucina rurale e in diverse zone della regione è ancora considerato un simbolo identitario.
Origini e tradizione
Le gustosissime Pallotte cacio e ova affondano le loro radici nelle aree rurali e montane della provincia di Chieti, soprattutto nelle zone della Majella orientale e dell’Aventino–Sangro. Qui, nelle case di pastori e contadini, ogni ingrediente era prezioso: si impastavano formaggi locali (pecorino, caciocavallo e formaggi vaccini delle fattorie), uova delle proprie galline e pane raffermo. Il risultato era un pasto di polpette morbide e nutrienti, cotte in brodo o fritte, perfette per affrontare il lavoro nei pascoli o nei campi.
La loro forza sta proprio nella povertà degli ingredienti e nella capacità di trasformarli in qualcosa di saporito, identitario e condiviso. Non esiste un singolo borgo a cui attribuire la nascita del piatto, in quanto è una ricetta diffusa capillarmente in tanti paesi del Chietino, tramandata per generazioni nelle cucine familiari.
Come cambiano da paese a paese
Come accade spesso nella cucina abruzzese, la ricetta ha varianti locali:
- c’è chi le serve nel brodo, come si faceva nelle sere fredde;
- chi le preferisce fritte e poi ripassate nel sugo;
- chi le prepara più morbide e chi più compatte.
È una tradizione orale, fatta di misure “a occhio” e mani che conoscono la consistenza giusta senza bisogno di bilancia.
I borghi del Chietino dove mangiare le Pallotte cacio e ova nella loro forma più autentica
Per incontrare l’anima vera delle Pallotte cacio e ova conviene fermarsi nei borghi della provincia di Chieti, poiché da queste parti il piatto è parte integrante della memoria collettiva:
- Guardiagrele: centro gastronomico ai piedi della Majella, ricco di botteghe e trattorie.
- Fara San Martino: patria della pasta, ma profondamente legata alla cucina povera della Majella orientale.
- Civitella Messer Raimondo: qui le pallotte sono spesso servite in brodo, nella versione più rustica.
- Casoli: tradizione domestica molto viva, soprattutto nelle osterie storiche.
- Roccascalegna: il castello domina un territorio dove il piatto è ancora parte delle ricette familiari.
- Pennapiedimonte, Palombaro, Gessopalena, Lama dei Peligni: borghi immersi nella cultura pastorale che ha dato origine alla ricetta.
In questi paesi, le pallotte non sono “cucina tradizionale” in senso generico: sono un piatto di casa, spesso preparato come una volta.
E i borghi fuori provincia? La tradizione che “sconfina”
Pur nascendo nel Chietino, nel corso del tempo le Pallotte cacio e ova hanno trovato spazio anche nei paesi dell’Alto Sangro aquilano, zone vicine e storicamente legate alla stessa cultura pastorale. Qui non si parla più dell’area di origine, ma di una diffusione naturale, dovuta a scambi quotidiani, transumanza e vicinanza geografica.
Tra i borghi dove capita di trovarle nei menù invernali ci sono:
- Pescocostanzo;
- Roccaraso;
- Rivisondoli.
Questi centri non rivendicano la nascita del piatto, ma lo accolgono come parte della cucina montana condivisa tra Majella e Alto Sangro.
Itinerari tra cibo, natura e tradizioni
Un itinerario ideale può partire dalla Valle dell’Aventino, salendo verso i paesi della Majella orientale, dove il profumo del formaggio caldo e del sugo di pomodoro accompagna ancora le feste di paese.
Proseguendo verso l’Alto Sangro, si incontrano borghi medievali, laboratori caseari e tavole di legno su cui le pallotte vengono servite fumanti, spesso dopo giornate passate tra escursioni, boschi e panorami selvaggi.
Un’esperienza che senza ombra di dubbio vi consigliamo di fare, anche perché assaggiare le Pallotte cacio e ova consente di entrare in contatto con l’essenza dell’Abruzzo interno, con la vita dura dei pastori, la creatività della cucina povera e la capacità di valorizzare ciò che si aveva a disposizione.
È un piatto che scalda, che profuma di case di pietra e camini accesi, che continua a unire comunità e famiglie. È uno di quei sapori che non si dimenticano perché parla direttamente del territorio: schietto, essenziale e montano.
Foto di Copertina by Cetrone90 – Own work, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia; Foto Canva
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