Le 10 più belle dighe in Italia da vedere da vicino sono un’esperienza davvero interessante per chi ama i trekking e le escursioni nella natura. Dighe alpine, dighe di fiumi, dighe sui laghi: tutte nascondono personaggi e storie interessanti da scoprire.
Molti di noi pensano di essere veri esperti di diga ma nessuno lo è più di quelli che, dentro una diga, ci lavorano – anche sei mesi l’anno – senza mai spostarsi nemmeno per un solo giorno.
Siete mai passati durante un’escursione in alta montagna davanti ad una diga realizzata (le hanno fatte praticamente tutte durante gli anni ’50) per la produzione di energia elettrica? Invasi artificiali che in molti casi hanno dato un’immagine ancora più suggestiva ad un panorama alpino aggiungendo uno specchio d’acqua blu.
Spesso, in un angolo del panorama, proprio vicino ad un estremo della diga, c’è anche un casetta su due piani – il primo riservato alle strumentazioni di controllo degli operatori della diga (il termine tecnico è “centrale idroelettrica ad accumulo) e il secondo che viene usato come alloggio degli operatori stessi.
Se per caso ci passate durante le vostre ultime escursioni prima dell’inverno, provate a buttare un’occhiata dentro. Potreste incrociare lo sguardo con uno degli operatori e provare a fare due chiacchiere.
Le 10 più belle dighe in Italia da vedere da vicino: i due tipi di dighe
Quelle aperte solo sei mesi l’anno da aprile all’inizio di novembre quando vengono svuotate e quelle permanenti. Allo stesso modo esistono due tipi di operatori e manutentori, quelli che si fanno la stagione e devono avere la fortuna che la diga sia a poche ore di cammino (o meglio ancora, a pochi minuti di fuoristrada) dal paese e quelle che fanno i turni (in genere lunghi un mese) per tutto l’anno.
E non è sempre facile riuscire a chiacchierare con loro: possono essere molto disponibili con i forestieri che almeno garantiscono una dose minima di chiacchiere e contatto umano o possono essere scorbutici e asociali. D’estate in alta stagione probabilmente sono stanchi degli escursionisti che vanno a importunarli con le domande più scontate ma fuori stagione potrebbero incrociare solo una manciata di persone solo nel weekend e d’inverno potrebbero non vedere un’ombra che non fosse la propria per settimane, chiusi in casa tra metri di neve come nel film Shining.
Chi vi scrive, ne ha incontrati di entrambe le categorie: tra gli altri, una coppia solitaria, schiva e silenziosa sulla diga di Pescegallo che gettava oltre un parapetto resti di verdure, bucce di arancia e di patate e perfino gusci d’uovo per volpi, caprioli e camosci (che paiono ghiotti in particolare delle cipolle di Tropea) e, al contrario, due uomini molto ospitali in alta Val Vigezzo che ci hanno accolto in pieno inverno nella loro casa dopo ore trascorse nella neve alta , offrendoci un caffè caldo e una stufa dove asciugare i vestiti.
Il lavoro della diga
Quale aggettivo vi viene in mente per descrivere questo lavoro? Alienante? Eccitante? Rilassante? Di certo è un lavoro che si sceglie consapevolmente e che non capita per caso. È la versione alpina del guardiano del faro. Una vita per chi ama la solitudine (o almeno la sopporta con disinvoltura), per chi ama il contatto con la natura (una “uscita” al giorno in quota è ovviamente necessaria) e per chi ama la lettura (sia la TV che la connessione avrebbero bisogno di una parabola satellitare).
Detto questo, è anche un lavoro di responsabilità: le mansioni quotidiani di sorveglianza e manutenzione degli scarichi e degli impianti di azionamento non sono da sottovalutare e gli enormi altoparlanti rivolti verso valle, pronti ad avvisare la popolazione di un pericolo imminente, fanno impressione.
Se vi piace l’idea di questo lavoro di “presidio e vigilanza, sappiate che le aziende produttrici di energia e proprietarie delle centrali elettriche sono sempre in cerca di candidati. Mandate i vostri cv all’ufficio personale di Enel, A2A, Edison, Alperia (ma anche Tirreno Power ed Enas) o sul sito di Itcold, il Comitato Nazionale per le Grandi Dighe. Vi chiederanno anche un legittimo esame psicologico per verificare il vostro equilibrio mentale ma ci sentiamo di sconsigliarvi di presentarvi dicendo: “Viva la diga!!!”
Le dighe più grandi d’Italia da visitare
Ad ogni modo, ecco la lista delle più grandi dighe italiane che dovreste vedere da vicino almeno una volta nella vita, da inserire in percorsi di trekking o in escursioni ad hoc:
Diga di Pescegallo in Val Gerola (Sondrio)
Basta un’ora e mezza di cammino lungo un sentiero facile per arrivare in un piccolo paradiso tra la provincia di Sondrio e di Bergamo.
Diga del Fedaia in Val di Fassa (Trento)
È così spettacolare che sulla diga è stato girata la scena d’azione più famosa del film “The Italian Job”. E c’è chi al cinema guardava la diga invece di Charlize Theron.
Diga di Cancano a Bormio (Sondrio)
Le due dighe di Cancano e San Giacomo di Fraele in alta Valtellina creano due laghi così belli da essere state sede dell’arrivo di una tappa del Giro d’Italia 2020. Ecco come ne abbiamo parlato.
Diga del Cingino in Valle Antrona (Verbania)
Servono ore di cammino per arrivarci ma ne vale la pena. Qui capre e stambecchi scalano la parete verticale con incredibile equilibrio per leccare il sale.
Diga del Vajont a Erto e Casso (Pordenone)
È la grande diga del disastro del 1963 che riusci a resistere alla frana ma non a contenere le acque che esondavano. Oggi è vuota ma ospita migliaia di turisti ogni anno che la visitano accompagnati dalle guide del Parco delle Dolomiti Friulane. Pur in disuso, è immensa: ben 255 metri di altezza.
Diga dell’Alpe Gera in Valmalenco (Sondrio)
La più alta d’Italia tra quelle in funzione (160 metri di altezza, 68 milioni di litri d’acqua di capienza). Il lago che ne è nato si trova a 2128 metri di quota sopra Lanzada.
Diga del torrente Lumiei a Sauris (Udine)
136 metri di altezza tra i boschi. Sopra un ramo del lago che ne viene generato, passa una nuova zipline – l’unica in Italia che transiti sopra un tratto d’acqua.
Diga del Lago di Resia a Curon (Bolzano)
È quella diga famosissima e fotografatissima che nel 1950 sommerse il vecchio paese di Curon di cui ancora spunta la punta del vecchio campanile. Noi vi suggeriamo cosa fare quando siete in zona.
[Credit: Regione Lombardia, EMC e WikiCommons]
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