A Cortina l’autunno è una stagione di confine, spesso sottovalutata, ma capace di regalare le emozioni più autentiche. I paesi si muovono più lentamente, le giornate si accorciano e il traffico della stagione estiva lascia spazio a un ritmo più umano.
È in questo momento che la valle rivela il suo volto più sincero: il foliage dei larici, che esplode in tonalità calde prima di cedere il passo all’inverno, illumina i pendii e crea un contrasto unico con il cielo terso tipico delle giornate fredde di novembre e dicembre.
Camminare a Cortina in questa stagione significa riscoprire il valore del silenzio, della luce radente, di un paesaggio che cambia mentre lo si osserva. Prima che venga presa d’assalto per la stagione della neve e che diventi un salotto chic. E prima delle Olimpiadi invernali 2026, di cui è sede.
Croda da Lago: il cammino che in autunno sembra un film
Tra i percorsi più affascinanti dell’autunno cortinese c’è quello che conduce alla Croda da Lago. Si parte da Ponte de Ru Curto, seguendo un sentiero che si arrampica gradualmente nel bosco. A novembre e dicembre il sottobosco è coperto da un tappeto di aghi dorati, mentre le prime gelate disegnano filigrane sugli alberi e sulle rocce.
Il sentiero verso la Croda da Lago diventa un viaggio cinematografico. L’atmosfera cambia passo dopo passo: i rumori si attenuano, l’aria si fa più tagliente, e la montagna si presenta nella sua forma più pura. Quando la vista si apre sul Lago Federa, il viaggio assume un tono quasi cinematografico: lo specchio d’acqua è fermo, scurito dal freddo, e riflette la Croda da Lago con una perfezione che appare fuori dal tempo. È il momento in cui ci si accorge di quanto l’autunno a Cortina sappia essere intimo e sorprendente.
Perché Cortina sorprende proprio in autunno?
Cortina, in questi due mesi, diventa un luogo diverso da tutto il resto dell’anno. I pendii si svuotano, il turismo rallenta, l’aria diventa più tagliente e i larici entrano nella loro fase più spettacolare. È il momento in cui puoi vivere la valle come la vivono gli ampezzani: senza folla, senza fretta, con quella bellezza fragile che dura pochissime settimane. È un “tempo di mezzo” che alcuni non considerano, ma che regala le emozioni visive più intense dell’anno.
In pochi lo sanno, ma proprio a fine novembre la luce radente del pomeriggio trasforma le Dolomiti in quinte teatrali rosa e oro. È la stessa luce che ha ispirato pittori, fotografi e scrittori, e che rende ogni cammino diverso dal precedente. Lo spettacolo dura poco: ogni giorno la valle cambia tono, come se la montagna provasse una nuova versione di sé.
Una delle sorprese più inattese dell’autunno cortinese è il silenzio. Non il silenzio turistico di un sentiero vuoto, ma quello vero, naturale, che arriva quando l’aria si fa fredda e i rumori si assottigliano. Camminare verso la Croda da Lago o lungo i sentieri attorno al Faloria significa entrare in un paesaggio che sa di inverno imminente ma che conserva ancora tutta la libertà dell’autunno.
Una pausa dal freddo, tra caffè caldi e sapori di montagna
Visitare Cortina in autunno, soprattutto durante uno short break infrasettimanale, significa riscoprire un’atmosfera che d’estate e d’inverno spesso sfugge. Le vie del centro sono più tranquille, le botteghe storiche si lasciano guardare senza fretta e i locali, ancora liberi dalla frenesia dell’alta stagione, diventano luoghi in cui concedersi una pausa autentica.
È il momento ideale per sedersi in una pasticceria e scaldarsi con una cioccolata densa, un bombardino o una fetta di strudel ancora tiepida, oppure per entrare in un rifugio in paese e assaggiare un piatto tipico ampezzano come i casunziei rossi o una zuppa d’orzo fumante. In autunno Cortina rivela un lato più intimo: quello di un paese che invita a rallentare, a prendersi il tempo di guardare le cime che si colorano di rosa al tramonto. In questo periodo dell’anno è possibile vivere la montagna con la stessa calma con cui si gusta una bevanda calda tra le mani.
Buzzati e il volto letterario delle Dolomiti
La Croda da Lago non è solo una meta escursionistica: è un luogo simbolico della memoria dolomitica. Dino Buzzati, lo scrittore bellunese che più di tutti ha saputo trasformare le montagne in metafora dell’esistenza, scelse proprio questa zona per la dispersione delle sue ceneri. Camminare qui, soprattutto a novembre e dicembre, al freddo, significa entrare nel suo immaginario fatto di attese, silenzi e atmosfere sospese.
Il paesaggio sembra aderire perfettamente al ritmo dei suoi racconti: il lago immobile, le torri rocciose che emergono come presenze misteriose, il senso di sconfinato che si percepisce affacciandosi sulle valli sotto Cortina.
È un luogo che invita a fermarsi, magari a leggere qualche pagina di Buzzati, e a lasciarsi attraversare da quella dimensione a metà tra sogno e realtà che solo l’autunno nelle Dolomiti sa evocare.
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