L’enogastronimia sarda è da leccarsi i baffi, ma la verità è che per molti nasconde ancora moltissimi segreti. Da queste parti, infatti, esiste una pasta così complessa da realizzare che per secoli è stata considerata un ornamento, un gioiello di semola destinato solo alle grandi feste. Ci troviamo a Morgongiori, ai piedi del Monte Arci, luogo in cui la pasta non si “fa”, ma si ricama.
Le Lorighittas, infatti, sono piccoli anelli intrecciati che portano nel nome l’eredità delle lorigas (gli orecchini sardi). Vi basti pensare che in un tempo ormai lontano le giovani donne le appendevano scherzosamente ai lobi prima di tuffarle nell’acqua bollente. Per chi ama il turismo all’aria aperta, questo è il perfetto premio finale dopo una giornata passata a esplorare i sentieri più selvaggi dell’entroterra oristanese.
Artigianato puro: come nasce un “orecchino” di pasta
La prima cosa che dovete sapere è che le Lorighittas sono un prodotto a Presidio Slow Food e che la produzione è limitatissima. A Morgongiori si intrecciano a mano due sottili fili di pasta, facendoli ruotare tra le dita con un movimento rapido e ipnotico, fino a creare un anello doppio e ritorto. Di primo impatto potrebbe sembrare una cosa semplice e che potrebbe fare chiunque abbia un po’ di manualità, ma la verità è attualmente che non esiste nemmeno una macchina capace di replicare questo intreccio.
Ogni singola Lorighitta è quindi un pezzo unico che richiede tempo, pazienza e una capacità di movimento tramandata da generazioni. Anticamente venivano lasciate asciugare in cesti di asfodelo, sembrando veri e propri monili pronti per essere indossati. Una forma che però (occorre sottolinearlo) non serve solo per l’estetica. Le scanalature dell’intreccio, infatti, abbracciano il condimento e lo intrappolano fino ad assicurarsi che ogni anello di pasta arrivi alla bocca colmo di sugo. Al morso sono tenaci, al punto che sembra quasi che il gusto esploda.
Outdoor nel Parco del Monte Arci: trekking tra l’Oro Nero
Morgongiori è la porta d’accesso a uno dei complessi vulcanici più affascinanti della Sardegna. Prima di sedersi a tavola, l’escursione d’obbligo è quella verso le Trebine, ovvero le formazioni rocciose che dominano il paesaggio.
- Il Sentiero dell’Ossidiana: camminando lungo i sentieri del Monte Arci, noterete frammenti di pietra nera e lucente. È l’ossidiana, l’Oro Nero del Neolitico. Questa zona, del resto, era il più grande giacimento del Mediterraneo.
- La Scaba ‘e Cresia: un’escursione imperdibile porta a questo monumento naturale, una sorta di scala monumentale scavata nella roccia vulcanica dal vento e dall’acqua. Un posto in cui, come è possibile intuire, non mancano leggende antiche.
Foto di Gianni Careddu – Opera propria, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia
Il Sentiero dell’Ossidiana (Anello di Sa Conca – Pau) ha una durata di circa 3,5 – 4,5 ore ed è adatto a chi ha un minimo di allenamento. Il dislivello è contenuto (circa +350m), ma il fondo può essere pietroso e scivoloso a causa dei frammenti di ossidiana. Sa Scaba ‘e Cresia, dal canto suo, più che un trekking è una discesa nel cuore sacro della montagna. L’escursione completa partendo dalla pineta di Is Benas richiede circa 4-5 ore. Se si vuole scoprire solo al sito archeologico da un punto di accesso vicino, il cammino è più breve ma intenso. La difficoltà è media poiché il tratto che scende verso la grotta è caratterizzato da forti pendenze.
Dove mangiare le Lorighittas
Dopo chilometri di sentieri tra lecci e rocce vulcaniche, la tradizione vuole che le Lorighittas siano servite con un sugo semplice di pomodoro e galletto ruspante, o con un ragù di cinghiale. Tra gli indirizzi da non perdere segnaliamo:
- Trattoria da Stefano (Morgongiori): è il tempio di questa pasta. Qu le Lorighittas sono fatte in casa seguendo rigorosamente la ricetta del borgo. L’atmosfera è verace e quindi perfetta per il post-trekking.
- Agriturismo Monte Arci (Morgongiori): immerso nel verde, è il posto ideale per chi vuole un’esperienza “campo-tavola”. Da queste parti le Lorighittas sanno di grano buono e di tradizione contadina (sono anche servite in porzioni generose).
Foto Canva
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