Molti di voi l’avranno letto nei giorni scorsi. All’inizio di febbraio, i dis-onorevoli dell’Europarlamento da noi votati hanno deciso l’approvazione di una modifica del regolamento che stabilisce il tetto delle emissioni di NOx, gli ossidi di azoto precursori delle polveri sottili. Lo hanno scritto (quasi) tutti i quotidiani.
La dose ammessa per legge è stata generosamente raddoppiata. Le auto potranno inquinare, per gli NOx, il 110% in più di quello che era stato stabilito prima del dieselgate. Una volta scoppiato lo scandalo sono emersi infatti i trucchi di serie, il fatto che i laboratori di omologazione dei nuovi modelli, finanziati dalle case automobilistiche, ricorrevano a ogni sorta di stratagemmi (gomme super gonfie, lubrificanti speciali, aerodinamica modificata) per far sì che dalle prove in questi ambienti ovattati, dalle caratteristiche lunari, emergessero dati ben lontani da quelli misurabili sulle strade terrestri. E naturalmente molto più confortanti. Ora che bisogna fare sul serio, con test veri che mostrano quanto inquina realmente ogni auto, cambiano le norme. Il tetto si alza. Il regolamento europeo 715 del 2007 aveva stabilito che per i veicoli euro 6 il limite di emissione per gli ossidi di azoto (NOx) fosse di 80 milligrammi a chilometro. Il voto del Parlamento ha fatto passare la norma proposta dalla Commissione che alza i limiti per gli NOx del 110% nel periodo che va dal settembre 2017 al 31 dicembre 2018 e del 50% nel periodo successivo. Invece di respirare 80 milligrammi di NOX per ogni chilometro per ogni macchina in circolazione, l’anno prossimo ne respireremo 168″.
Fonte: Repubblica.it
Ecco, da parte nostra, oltre ad invitarvi a rilassare lo stomaco che nel frattempo si sarà attorcigliato su sé stesso dal nervoso e a informarvi se il vostro politico di riferimento ha votato a favore di questo emendamento (in modo tale da non votarlo più alle prossime elezioni), possiamo solo invitarvi a leggere la nostra gallery sui dieci posti con l’aria più salubre d’Europa, secondo altrettante ricerche (speriamo non finanziate dall’Europarlamento).
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