I bambini che fanno sport vanno meglio a scuola. O Mens sana in corpore sano per dirla con i latini, e non c’è frase più adatta per ribadire ancora una volta che l’attività sportiva al di fuori dell’orario scolastico può solo far del bene ai nostri figli, anche dal punto di vista dell’apprendimento.
Lo dimostrano diversi studi scientifici, che ci spingono a una riflessione sulle nostre abitudini: se un bambino non va bene a scuola, invece che allontanarlo dallo sport per farlo concentrare sullo studio, sarebbe meglio permettergli di fare ancora più sport in modo regolare. Perché l’attività fisica migliora il cervello rendendolo più elastico e sviluppando capacità verbali, il pensieri matematico e in generale la risoluzione dei problemi.
Cerchiamo di capirne di più.
I bambini che fanno sport vanno meglio a scuola: lasciamoli giocare!
Ovviamente non stiamo dicendo che basta iscriversi al campo sportivo per diventare dei geni (e nemmeno che dobbiamo esagerare con il rischio di far odiare lo sport ai nostri figli), ma nel caso servissero delle prove a conferma della frase di Giovenale, esistono ricerche scientifiche sul tema dei bambini che fanno sport e del loro rendimento scolastico.
Uno studio del settembre 2022 condotto dal Dipartimento di Educazione Fisica e Sport dell’Università di Granada, ha dimostrato che i ragazzi che svolgono attività fisica regolare hanno risultati scolastici migliori.
Si crede che l’intelligenza sia un tratto caratteristico e stabile, ma non è così. L’intelligenza potrebbe essere più modificabile di quanto si pensi ma finora non esistevano prove che confermassero che un regolare esercizio fisico potesse migliorare l’intelligenza delle persone.
Ebbene, lo studio spagnolo pubblicato su JAMA Network Open ha dimostrato che l’esercizio fisico praticato regolarmente per circa sei mesi migliora l’intelligenza totale, in particolare l’intelligenza cristallizzata, quel tipo di intelligenza associata alla padronanza verbale del vocabolario e alla saggezza acquisita nel corso della vita.
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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!
Nei loro test i ricercatori hanno visto migliorare significativamente la flessibilità cognitiva, ovvero la capacità mentale di una persona di adattarsi a compiti o regole mutevoli, di mantenere più concetti contemporaneamente e di spostare l’attenzione tra compiti/regole diversi. E il programma di esercizi seguito dai ragazzi ha anche migliorato il rendimento scolastico complessivo, con i maggiori benefici per la matematica e la risoluzione dei problemi.
“Da questi risultati estraiamo un messaggio importante per madri e padri: Se i vostri figli non hanno un buon rendimento scolastico, non puniteli… o ritirateli da un’attività sportiva dopo la scuola, ma fate esattamente il contrario”, spiega Francisco Ortega, principale autore dello studio.
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Fare sport aiuta la disciplina e l’attenzione
Un’altra ricerca, condotta da Linda Pagani dell’University of Montreal e pubblicata sull’American Journal of Health Promotion ha dimostrato come un’attività sportiva pomeridiana, strutturata e condotta regolarmente, sviluppi quel senso di disciplina necessario a impegnarsi con profitto anche a scuola.
Il team della professoressa Pagani ha analizzato il curriculum scolastico di 2694 ragazzi nati in Quebec tra il 1997 e il 1998, valutando fattori come impegno scolastico, controllo dell’impulsività e capacità di attenzione, e il risultato è stato univoco: statisticamente, i bambini che hanno svolto regolare attività sportiva fin dall’asilo hanno dimostrato nel tempo maggiori capacità di attenzione e controllo dell’emotività, con un positivo e diretto impatto sul rendimento scolastico.
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Chi fa sport controlla meglio il peso
Un altro studio, condotto da team di ricercatori della New York University School of Medicine e del Nathan Kline Institute for Psychiatric Research, è stato pubblicata su Appetite, e ha dimostrato come esista una correlazione diretta tra insulino-resistenza, consumo massimo di ossigeno e integrità del lobo frontale del cervello.
In pratica dimostra come una regolare attività fisica e un buon stato di forma permettano non solo di tenere sotto controllo il peso ma anche di sviluppare l’area del cervello deputata alla memoria visiva e alla vigilanza.
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Il ruolo dell’insulina nello sviluppo cognitivo
I motivi di questa correlazione si spiegano sia con la capacità dell’insulina di regolare l’uso del glucosio da parte delle cellule (comprese quelle cerebrali, come ha dimostrato anche uno studio dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma che ha individuato un rapporto diretto tra insulino-resistenza e deficit cognitivo progressivo) ma anche con le capacità motorie e cognitive richieste dall’attività sportiva, come il relazionarsi con compagni, istruttori e avversari, il sapersi mettere in gioco sfidando se stessi, gli altri o il risultato, e il saper accettare ed elaborare le vittorie così come le sconfitte. Tutte doti necessarie anche per navigare tra successi e delusioni sui banchi di scuola.
Credits: Pixabay / jackmac34 // ssint
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