Il fitnessismo è quella linea di pensiero che cerca di nascondere il retaggio più antico che gli ha aperto il mercato: la cultura del bodybuilding. La “cultura sportiva dei culturisti” è una definizione derisa da chi si mette nello schieramento opposto a puntare il dito, optando magari per passioni quali fumo e bevande ad alta gradazione. Molti “super esperti” di fitness management e fitness tecnologie, assurti a vivaci sostenitori di ginnastiche che più creative non si può, coadiuvate da macchinari sostituibilissimi da una cassa di bottiglie, sembrano terrorizzati da questo termine: “bodybuilding”. Troppo pericoloso.
Bodybuilders in realtà lo sono i teenager che approcciano alla palestra con grinta, e quelle simpatiche signore da stringere in un abbraccio (magari si potesse) che si agitano sorridenti sulle cyclette. Ora, da appassionati d’acciaio da sollevare felicemente ognuno con facoltà proprie, che termine dovremmo usare per sostituirlo e fare tutti contenti? Un tempo autorevoli riviste di settore si presentavano con nomi tipo “Body X”, o “Forma Z” e le più “rudi” utilizzavano addirittura (che coraggio!) il termine “cultura fisica”. Senza vergognarsene. Tali definizioni, secondo gli eleganti del fitness che non deve guastare il make-up mentre ci si allena, rimandano, a loro dire, a fenomenologie da baraccone. La fenomenologia del culturista sarebbe da accantonare ipocritamente non solo nella società tradizionale ma nello stesso mondo sportivo. Eppure, anche stavolta, proprio il bodybuilding darà una mano al mercato del fitness dopo averglielo aperto di sana pianta decenni fa. A quel tempo parecchia fitness industry non esisteva e oggi potrebbe di fatto non esistere più, vista la mancanza di supporto dei puntatori di dito istituzionalmente, politicamente e soprattutto finanziariamente.
Nominare eroi del bodybuilding icone come Arnold Schwarzenegger, non è temerarietà ma è una necessità attualissima, nella quale in ogni disciplina sportiva riemergono i vecchi atleti come Valentino, Tom Brady, Ibra e Ronaldo, che lancia in testa suonano la carica nei loro sport. Guarda caso, non c’è nessuno di questi che non abbia al centro dei propri interessi il mantenere la forma col bodybuilding a dispetto dell’età. E il fitnessismo, o wellnessismo che sarà di qui a breve, rinascerà proprio da quel vecchio culturismo nascosto sotto al tappeto come la polvere, pur essendo stato suo preconizzatore.
In una fase in cui la fitness industry mostra tensione, paura a ricominciare, incertezza, come una squadra senza capitano ferma al guado, il bodybuilding e quei bodybuilders che hanno la stessa fame di Valentino, Ibra, Ronaldo e Tom Brady, potranno convincerci a riprendere il borsone in mano. È vero, sarà più dura, dovremo allenarci un po’ al chiuso e un po’ all’aperto, saremo costretti a tornare a casa senza poter fare sempre la doccia, ma poco male. Nessuno c’impedirà di richiamare in causa il ferro da sollevare: ce n’era allora e ce n’è oggi. E c’è bisogno di qualcuno che dia l’abbrivio, convinto che sarà possibile ritrovarci in palestra con le mille cautele che metteremo in atto. Ligi, attenti e concentrati alla nostra sicurezza come nell’ultima serie di trazioni alla sbarra.
Credits photo: it.depositphotos.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA