In caso di valanga: cosa fare se vieni travolto?

Cosa fare In caso di valanga, come ridurre il rischio di incorrervi, gli strumenti necessari da avere fuoripista e tutto quello da sapere su questo fenomeno sempre più presente sulle nostre montagne

Pericolo Valanghe

Alte temperature, pioggia, gelate notturne e qualche nevicata più o meno regolare: neanche il tempo di inaugurare la stagione invernale che il periodo delle valanghe è già cominciato con le prime vittime. Ma come si formano le valanghe? Cosa fare in caso di valanga? Quali i pericoli reali e quali i rischi che si corrono? Quali condizioni determinano un maggior pericolo di valanghe? Ecco tutto quello che c’è da sapere e come comportarsi in caso di incidente.

In caso di valanga: cosa fare se vieni travolto?

Perché anche quest’anno son già cominciate le valanghe?

Più o meno per lo stesso motivo per cui anche negli scorsi anni si sono viste numerose valanghe: la prima nevicata di rilievo su quasi tutte le Alpi italiane è arrivata presto e la terra e le temperature erano ancora calde e la neve non ha fatto presa sui pendii. Subito dopo è arrivata la pioggia e subito dopo ancora il grande freddo che ha creato uno strato spesso di ghiaccio instabile sul fondo, che ha agevolato lo scivolamento della non comune massa di metri e metri di neve che riposava sopra. Metri e metri di neve che stanno cadendo su una superficie insicura: due condizioni che non si registrano spesso, ancor meno in questo modo, e che potrebbero far continuare le valanghe fino a tutta la primavera.

Come e perché si creano le valanghe?
Le valanghe vengono generate per tre ragioni principali:

  • la morfologia della montagna, cioè l’inclinazione del pendio;
  • le condizioni dell’innevamento, cioè lo stato del manto nella sua totalità;
  • le condizioni meteo del momento.

Il variare di questi tre elementi può generare ora un manto stabile e consolidato, ora distacchi spontanei, a causa del manto stesso che non regge più il proprio peso o di un manto indebolito che non regge una pressione aggiuntiva, data ad esempio dal passaggio di un solo sciatore o di un solo escursionista.

In caso di valanga

Credits: Stubai Glacier

È quindi sempre colpa degli sciatori sprovveduti?
Non si vuole certo colpevolizzare chi scia fuoripista e gode della natura in montagna, perché, se vengono rispettate le regole del buon senso e i suggerimenti delle guide alpine, il pericolo di provocare una valanga o di rimanerne investiti scende sotto percentuali bassissime.

Ci si può salvare dalla valanghe?
Non esistono regole univoche: è capitato che ci fossero valanghe mortali anche in presenza di uno stato di pericolo di Grado 1, il più basso della scala europea che ne conta cinque. Semplicemente, basta non andare dove c’è anche il minimo pericolo. Il pericolo è un dato oggettivo: il rischio è quello in cui ci si mette da soli. Chi scia su un pendio con una inclinazione inferiore ai 30° ha il 98% di possibilità che non avvengano valanghe (o che nel caso ne possa uscire vivo). E, nel caso comunque ci si debba trovare nella valanga, bisogna comportarsi come in mezzo ad un’onda del mare: bisogna assecondare il flusso della neve, provare a non farsi tirare sotto dagli sci o dalla tavola e cominciare a nuotare verso l’alto, cercando di rimanere a galla e tirare fuori la testa. Una volta fermo, se non capisci immediatamente in quale posizione ti trovi, scava intorno alla tua testa e sputa, calcolando la tua ‘posizione’ in funzione della traiettoria ‘verso il basso’ della saliva. Il tempo di sopravvivenza media sotto la neve è di 15-18 minuti.

Come ci si può salvare dalle valanghe?

In caso di valanga

Bisogna fare prevenzione: guardare le previsioni meteo, studiare il bollettino delle valanghe, studiare la cartina altimetrica del posto che si è scelto, per evitare le zone con maggiore pendenza. Poi è ovvio che se batti tutti i giorni discese sui 40 gradi, con nutriti gruppi di persone, in condizioni di stanchezza fisica con la temperatura estremamente instabile, le possibilità di rimanere in meno a una valanga salgono di molto. Nel caso in cui si vada oltre lo standard e incontro al rischio, è fondamentale che tutti portino con sé Artva, sonda e pala per eventualmente scavare nella coltre e salvare un malcapitato. L’Artva, legato al corpo sotto gli indumenti, è quell’apparecchio che emette un segnale in trasmissione attraverso il quale i compagni ti possono ritrovare anche sotto metri di neve. È obbligatorio in fuoripista.

Qual è stata la valanga che ha provocato più morti in Italia?
Nell’inverno del 1916, la guerra sul fronte Italia-Austria contò 10.000 vittime, spesso per le avverse condizioni del meteo. All’alba del 13 dicembre, una sola valanga di oltre un milione di metri cubi di neve travolse il villaggio di baracche austriaco del Gran Poz sul Gruppo della Marmolada provocando oltre 300 vittime tra le truppe; nei giorni successivi altri 100 alpini morirono nella stessa zona per altre slavine. Nei tempi più recenti, il 2008 è stato l’anno con il maggior numero di valanghe. Se ne ricordano su tutto l’arco alpino, da Courmayeur fino a Tarvisio.

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