Faccia a faccia con i pinguini della Terra del Fuoco

Credits: sebastian.santi
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco
Camminare fra i pinguini della Terra del Fuoco

Siete giunti così alla fin del mundo. In senso letterale: siete a Ushuaia, capoluogo della Terra del Fuoco nell’estremo meridione dell’Argentina, la città più a sud del mondo e ultimo avamposto della civilizzazione prima dell’Antartide. In realtà ci sarebbe il villaggio cileno di Puerto Williams, al di là del canale di Beagle, ma non ditelo agli abitanti di Ushuaia: sono gelosi del loro titolo di ultimi della Terra e Puerto Williams non lo considerano proprio.

La città è insieme bella e brutta, affascinate e scalcagnata con le sue case in lamiera, incastrata fra l’acqua e montagna e tutta raccolta (la parte utile, almeno) lungo la strada principale e il lungomare più sotto. In sé non offre molto da vedere o da fare, se non ciondolare nei bar o abbuffarsi di centolla, il granchio reale. Se poi nei ristoranti trovate specialità come il bunet o la bagna cauda, non stupitevi: Ushuaia ha una lunga storia di immigrazione italiana, con una evidente presenza di piemontesi.

In compenso è un ottimo punto di partenza per avventurarsi nei dintorni, verso il Glaciar Martial sui monti retrostanti (dove c’è anche la possibilità di sperimentare una zipline) o lungo i sentieri che attraversano il bellissimo Parco nazionale Terra del Fuoco. Ma a essere sinceri, se siete arrivati fino a qui, a 13mila chilometri da Roma, e non andate a trovare i pinguini, tanto valeva non mettersi nemmeno in viaggio.

La pingüinera si trova sull’Isla Martillo, un piccolo affioramento nel canale di Beagle, all’interno dell’area protetta della Estancia Harberton. Bisogna andarci in barca, quindi, ma non fatevi abbindolare da quelli che, lungo il molo, vi propongono un tour nel canale – o meglio: organizzano piacevoli navigazioni per ammirare la fauna marina, ma all’Isla Martillo possono solo avvicinarsi e non hanno il permesso di approdo, e così vi tocca vedere i pinguini da lontano. Ma perché limitarsi a una sbirciatina, quando potreste fare qualcosa di straordinario – camminarci in mezzo?

Esiste una sola agenzia autorizzata a portare i visitatori sull’isola, la PiraTour, che ha il suo piccolo ufficio sulla strada principale della città. Meglio contattarli con qualche giorno di anticipo: sull’isola possono sbarcare al massimo un’ottantina di persone al giorno, suddivise in gruppi di 15-20, e sarebbe davvero un peccato non trovare posto durante la vostra permanenza a Ushuaia. Noi alla pingüinera ci siamo stati e ve lo garantiamo: vale da sola il viaggio fino alla fine del mondo.

Il piccolo bus che parte dal molo fa tappa al Museo Acatushún dedicato allo studio dei mammiferi marini e quindi raggiunge l’Estancia. Da lì il gruppo, accompagnato da una guida esperta, si trasferisce su un canotto coperto, raggiunge la riva dell’Isla Martillo e scende sulla spiaggia circondato da centinaia di pinguini (la colonia è enorme, composta da tremila coppie). Lo spettacolo lascia a bocca aperta.

Il giro sull’isola, dalla riva alla zona interna dove si trovano i nidi, dura un’ora, durante la quale passeggiate in mezzo agli uccelli – non a dieci metri, non a cinque: in mezzo – stando attenti a non fare rumore, toccarli o disturbarli. Non sono intimiditi dalla presenza dell’uomo e anzi spesso vi passano a una spanna dai piedi senza farsi troppi problemi, badando alle loro faccende. Se arrivate nel periodo giusto, intorno a gennaio, potete vedere i piccoli che cambiano il piumaggio e si avventurano goffamente in acqua per la prima nuotata della loro vita, spinti senza complimenti dai genitori a colpi di becco. Gli abitanti della pingüinera sono della specie dei pinguini di Magellano, bianchi e neri, alti settanta centimetri; più piccoli quindi dei pinguini imperatore dell’Antartide, quelli di Happy Feet per capirci. Ma con un po’ di fortuna può capitare di vedere anche qualche esemplare di pinguino reale di passaggio.

Un consiglio, che vale sempre quando ci si trova in Patagonia e Terra del Fuoco: copritevi bene, più per il vento che per la temperatura (il clima a quelle latitudini, tra novembre e marzo che sarebbe poi la loro estate, è fresco ma non rigido).

Alla fine della visita, dopo che siete rimasti seduti gli ultimi dieci minuti sulla spiaggia in silenzio, ancora increduli, a rimirare quegli strani animali, risalite a bordo del gommone per tornare all’Enstancia e poi a Ushuaia. Adesso potete ripartire per la prossima meta del vostro viaggio senza rimpianti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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