L’affascinante città di Ferrara, in inverno, si presenta con la luce piatta tipica della pianura, il profumo del legno bruciato che esce dai camini e il silenzio degli argini del Po. Per un escursionista, questo territorio offre una sfida diversa: non la pendenza, ma la distanza e l’immersione in un ecosistema unico dove terra e acqua si mescolano continuamente.
Ed è proprio in questo paesaggio sospeso che i Cappellacci di zucca diventano il riflesso gastronomico a cui non si può resistere. Del resto, sono un involucro di pasta ruvida e tenace come le mani di chi lavora lungo il fiume, che contemporaneamente custodisce un cuore dolce e vellutato di zucca violina.
L’origine e il sapore dei Cappellacci ferraresi
Il Cappellaccio ferrarese è una vera e propria eredità aristocratica che ha saputo farsi popolare. La sua origine è documentata fin dal 1584, quando Giovan Battista Rossetti, scalco alla corte del duca Alfonso II d’Este, ne mise per iscritto la ricetta nelle sue “Dello Scalco”. Il nome stesso, caplaz, richiama il cappello di paglia a tesa larga dei contadini, ma il contenuto era destinato ai banchetti dei duchi.
A differenza dei tortelli di zucca mantovani (che puntano sul contrasto dolce-salato estremo con l’aggiunta di amaretto e mostarda), i Cappellacci di Ferrara ricercano un equilibrio più sobrio e terrigno. Il gusto è dominato dalla Zucca Violina, chiamata così per la sua forma allungata, che viene cotta rigorosamente al forno per concentrarne gli zuccheri e la consistenza farinosa.
La cosa più interessante è che il sapore non è affatto stucchevole, perché la dolcezza della zucca viene bilanciata dal pepe, dalla noce moscata e da una dose generosa di Parmigiano Reggiano stagionato almeno 24 mesi.
Outdoor ferrarese: le esperienze da non perdere in inverno
Esplorare il ferrarese nei mesi freddi consente di abbracciare la “lentezza” della pianura. L’assenza di foglie rivela le geometrie nascoste delle architetture estensi e il ghiaccio sottile lungo i canali del Delta mette in scena scenari cristallini.
L’Anello delle Mura (urban trekking d’inverno)
Le mura di Ferrara, in questa stagione, fanno sì che ci si possa perdere nella “fumanana”, ovvero la nebbia fitta che isola il sentiero dal traffico cittadino e trasforma il panorama in un acquerello monocromo.
- Distanza: 9,2 km (percorso ad anello).
- Fondo: principalmente sterrato e prato. In inverno, i bastioni erbosi trattengono molta umidità, rendendo il terreno pesante; sono caldamente consigliate scarpe da trail o scarponcini con suola scolpita per evitare scivolate sulle pendenze dei bastioni.
- Esperienza: il percorso si sviluppa su un terrapieno sopraelevato che abbraccia il centro storico. È una sorta di viaggio nel tempo grazie a cui osservare la “Città Ideale” di Biagio Rossetti, passando dai torrioni circolari del settore meridionale alle geometrie più moderne di quello settentrionale.
Il Sentiero degli Argini e il Delta
Per chi cerca l’isolamento totale e il silenzio, l’argine del Po di Volano o i sentieri della Mesola sono la soluzione ideale in quanto offrono chilometri di pura solitudine.
- Caratteristiche: percorsi lineari con fondo misto. L’esposizione al vento di tramontana qui è totale. Per questo, è indispensabile un guscio tecnico (windstopper) e uno strato termico adeguato.
- Birdwatching e fauna: l’inverno è il momento d’oro per l’escursionista naturalista. Senza la folla estiva, è facile avvistare le specie svernanti nel Delta o scorgere i cervi della Mesola.
Dove fermarsi a mangiare i Cappellacci ferraresi
Dopo aver sfidato il freddo umido e la nebbia lungo i bastioni, la ricerca del Cappellaccio migliore conduce nel cuore medievale della città. Tra antiche volte in mattoni e locande storiche, la sosta diventa un rito necessario per rigenerarsi con il calore della sfoglia tirata a mano.
- Osteria degli Angeli: situata a ridosso delle mura settentrionali, è la tappa più indicata dopo i 9 km di cammino. L’atmosfera è calda e i Cappellacci fatti a mano come da tradizione.
- Trattoria il Mandolino: è immersa nella suggestiva via delle Volte. Da queste parti i mattoni a vista e il ragù ricco si rivelano la carica perfetta per concludere la giornata.
Foto Canva
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