Nel cuore dell’altopiano di Colfiorito, tra i monti e i silenzi dell’Umbria, c’è un piccolo museo che sorprende per intensità e umanità: l’Officina della Memoria. Due salette popolate dalle facce e dai racconti di chi venne internato nel campo di concentramento di Colfiorito: esuli, ribelli, dropout che vennero vessati dal regime e che vengono ricordati con affetto.
Un luogo raccolto che racconta una grande storia
Non è un museo tradizionale, e nemmeno un luogo da visitare distrattamente. È uno spazio che si attraversa in punta di piedi, perché ogni fotografia, ogni parola, ogni volto appeso alle pareti sembra restituire il peso e la dignità di una vita vissuta fino in fondo.
Vale davvero la pena visitarlo, come abbiamo fatto noi.
Le storie degli internati che non si piegarono
L’Officina della Memoria nasce per ricordare il Campo di Colfiorito, uno dei luoghi in cui, durante la Seconda guerra mondiale, furono internati prigionieri politici, antifascisti e oppositori del regime.
Sulle pareti del museo scorrono le fotografie in bianco e nero dei volti di quegli uomini: occhi che parlano, sguardi fieri, barbe incolte, visi stanchi ma mai rassegnati.
Accanto alle immagini, brevi schede biografiche raccontano chi erano — contadini, artigiani, studenti, militari — e perché furono imprigionati. Leggere quei frammenti di vita, vedere quelle espressioni così vive, lascia un senso di rispetto profondo e un’emozione difficile da dimenticare.
Qualche esempio: sospetta spia, anarchico, suddita nemica, dubbia condotta morale, pacifista, disfattista, disfattista politico, scrittore, ebrea tedesca irrequieta, picchiato fascista.
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Un percorso che emoziona e fa riflettere
L’allestimento è essenziale: pareti spoglie, luci soffuse, un’atmosfera che invita al silenzio. È proprio questa semplicità a rendere l’esperienza così forte.
Il visitatore si trova immerso in una narrazione che non urla, ma sussurra — e proprio per questo colpisce più a fondo. Le storie di ribellione e di libertà emergono con forza, raccontando un’Italia diversa, fatta di coraggio e dignità.
Una tappa che resta nel cuore
Visitare l’Officina della Memoria non significa solo conoscere un episodio poco noto della storia italiana, ma anche fare un viaggio interiore. È un luogo che ricorda quanto la libertà e la giustizia siano conquiste fragili, da custodire ogni giorno.
All’uscita, il silenzio dei monti di Colfiorito sembra amplificare ciò che si è appena visto. Si resta fermi un momento, quasi a voler trattenere quei volti e quelle storie ribelli che continuano a parlare.
Foto Martino De Mori, Fabrizio Capsoni, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons, Sirleonidas, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons
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