Entrare in Khiva è come aprire un libro illustrato e accorgersi che tutto ciò che vedi è vivo: le sfumature del deserto, il blu impossibile delle maioliche, la quiete delle sue mura di fango che cambiano colore a ogni ora.
È la città più fiabesca dell’Uzbekistan, dell’Asia, del mondo. Ti travolge con un senso di sospensione totale, come se qualcuno avesse premuto “pausa” sul mondo reale. E ti avesse trasportato su un pianeta remoto di Star Wars.
La magia è nelle proporzioni, nella luce che rimbalza sulle cupole, nell’armonia di una città costruita per gli occhi e per i mercanti. È la capitale morale della Corasmia, ma anche un posto in cui puoi sentirti un viaggiatore del XIX secolo senza sforzarti troppo.
Perché Khiva non assomiglia a nessun’altra città dell’Asia centrale
Samarcanda è maestosa, Bukhara è intima, mistica e antica.
Khiva, invece, è un racconto: una città intera che vive in una parentesi sospesa. Sembra creata per essere ricordata. Colori cntrastanti, vicoli, piazzette in cui i bambini giocano a calcio. Le sue ombre non sono mai dure, la luce rimbalza morbida sulle mura, le persone si muovono lente, come se anche loro seguissero il ritmo di un tempo diverso.
È una città che non richiede sforzo per essere amata, ed è proprio questo suo passo lento a renderla indimenticabile.
Ichan Kala – la città interna, Patrimonio UNESCO – è un labirinto di madrase, moschee, cortili perfetti e minareti che sembrano fatti per essere disegnati più che fotografati.
Le tonalità dell’argilla si mescolano ai verdi turchesi della ceramica, il profumo del pane tandoor arriva da vicoli strettissimi, i bambini giocano tra le mura come in un set cinematografico. A Khiva non cammini: ti muovi dentro una leggenda.
Dentro Ichan Kala non circolano le auto. Questo amplifica la percezione: si sentono i passi, i richiami dei venditori, il vento che arriva dall’Amu Darya, il rumore tenue delle porte di legno. Di notte Khiva diventa ancora più irreale: il tramonto arancione sulle mura è uno dei ricordi che restano per sempre. E se pensi ai grandi scienziati, medici, poeti che la abitarono mille anni fa durante l’Epoca d’Oro Islamica, la suggestione diventa totale.
Come arrivare a Khiva
Raggiungerla è molto più semplice di quanto sembri dalle mappe. (Mi raccomando: girate l’Uzbekistan da soli: è facile e sicuro, come ho raccontato qui).
Il modo più comodo è volare su Urgench, l’aeroporto a 30 chilometri dalla città, con collegamenti interni da Tashkent, Samarcanda e Bukhara. Dall’aeroporto un taxi ufficiale impiega circa 35 minuti per raggiungere Ichan Kala.
In alternativa puoi atterrare a Samarcanda (come ho fatto io) o a Tashkent e prendere il treno veloce (fino a Bukhara, poi più lento), che è comodo, affidabile, economico.
La stazione è fuori dalle mura: con un taxi sei in centro in dieci minuti.
Come muoversi
Khiva è piccola e concentrata nel suo centro storico, si visita tutta a piedi.
Ichan Kala è grande come un quartiere compatto: bastano due giorni pieni per vederla tutta senza fretta. Per i siti esterni – i resti delle fortezze del Kyzylkum e il deserto – conviene prendere un taxi privato, facile da organizzare tramite gli hotel o le agenzie locali.
Cosa vedere a Khiva (oltre i classici)
Ognuno ha il suo punto preferito, ma la città offre scorci che sembra siano stati messi lì apposta per chi ama la fotografia e la luce.
Minareto Kalta Minor – La torre incompiuta, larga come una fortezza e rivestita di ceramiche che brillano al sole.
Madrasa di Muhammad Amin Khan – Oggi un elegante hotel, ma con cortili che conservano ancora un’aura perfetta.
Fortezza Kunya Ark – Dalla terrazza si gode una delle viste più poetiche dell’Uzbekistan.
Islom-Xo‘ja Minaret – Il punto più alto della città: salire è una piccola fatica, ma la vista ripaga ogni respiro.
Tosh-Hovli Palace – Un labirinto di sale e corti che raccontano la vita dei khan tra mosaici, intagli e silenzi finissimi.
Fuori città, a un’ora di strada, l’esperienza cambia completamente: sei nel deserto rosso e tra le rovine delle antiche fortezze dell’Anello d’Oro del Karakalpakstan. Ayaz Qala e Toprak Qala sono due classici, da vedere al tramonto quando il vento porta sabbia e storia insieme.
Dove dormire
La città offre molte guesthouse curate, atmosfere tradizionali e comfort moderni.
Orient Star Khiva – L’hotel dentro la madrasa di Muhammad Amin Khan: dormire qui significa avere Khiva davanti agli occhi fin dal primo mattino.
Islom Khodja Boutique Hotel – Elegante, intimo, con colazioni abbondanti e terrazza perfetta per la luce dell’alba.
Qibla Tozabog Boutique Hotel – Leggermente fuori dalle mura, immerso in un giardino tranquillo e ideale per chi vuole silenzio assoluto.
Dove mangiare
La cucina corasmica è una delle più interessanti dell’Asia: speziata, profumata, con una grande tradizione di piatti al forno e stufati lentamente cotti.
Tre posti da frequentare:
Terrassa Café & Restaurant – Il posto più scenografico, perfetto al tramonto; ottimi manti e samsa.
Bir Gumbaz – Cucina locale autentica, carne alla griglia eccellente.
Khorezm Art Café – Ideale per piatti vegetariani, insalate fresche e una bella atmosfera artistica.
In una parola: andateci!
Leggi anche
- Rinlo, il borgo dai frutti mare più buoni del mondo
- Scappa dal freddo: Fuerteventura
- Tabernas, l’unico deserto europeo
©RIPRODUZIONE RISERVATA




