Un rilievo imponente emerge dal verde delle colline della Tuscia. La sua forma geometrica sembra stranamente estranea al paesaggio, quasi un frammento di mondo antico sospeso tra cielo e terra. Ogni gradone, scavato nel peperino, parla di mani esperte che hanno cercato di imprimere ordine sul caos naturale, lasciando un segno che attraversa i secoli.
Un posto che custodisce un silenzio denso, capace di evocare storie mai completamente raccontate. La struttura, conosciuta oggi come Piramide Etrusca di Bomarzo (o Sasso del Predicatore o Sasso con le scale), appare semplice a prima vista, ma la verità è che custode di tantissimi segreti: perché è stata costruita, per chi, e quale potere simbolico poteva avere?
La scoperta e la storia della Piramide Etrusca di Bomarzo
Gli studi più recenti collocano la Piramide Etrusca di Bomarzo tra il IV e il II secolo a.C., periodo di massima espansione di questo antico popolo nel Lazio. La struttura venne riportata all’attenzione degli studiosi solo nel XX secolo, anche se la sua esistenza era già nota agli abitanti locali.
Sorge su un piccolo rilievo, circondata da un paesaggio modellato da colate di tufo e rocce vulcaniche, che hanno favorito la conservazione dei blocchi di pietra fino ai giorni nostri.
L’analisi architettonica mostra che gli Etruschi non si limitarono a erigere una semplice piramide, ma combinarono la monumentalità con un’accurata progettazione geometrica: i gradoni, perfettamente allineati, suggeriscono conoscenze avanzate di calcolo e orientamento rispetto al sole e alle stelle. Si teorizza, infatti, che sia un altare rupestre e, al momento attuale, è il più grande mai rivenuto in Europa.
Chi la osserva avverte subito una certa tensione: la struttura sembra voler raccontare qualcosa, ma senza svelare nulla, evocando il fascino di una civiltà che ha lasciato pochi segni tangibili ma indelebili.
Le leggende intorno ad essa
I bomarzesi, nel corso dei secoli, hanno sempre circondato la piramide di storie inquietanti e fantastiche. Alcuni raccontano di un antico tesoro nascosto nelle sue viscere, protetto da spiriti o guardiani invisibili. Altri sostengono che le pietre possano produrre suoni strani al passaggio del vento.
Le cronache locali parlano di incontri notturni di figure misteriose tra gli alberi circostanti, mentre diversi studiosi hanno raccolto testimonianze di viaggiatori del XIX secolo che discorrevano di strane luci o ombre allungate tra i gradoni. Il fascino di queste narrazioni non diminuisce con la razionalità moderna; anzi, il mistero delle origini e delle funzioni della piramide rende la visita un’esperienza che mescola realtà storica e mito.
Come è fatta e cosa sapere
La Piramide Etrusca di Bomarzo ha un’altezza stimata tra i 12 e i 16 metri ed è composta da quattro gradoni, costruiti in blocchi di pietra locale, legati senza malta, tecnica che garantisce stabilità e durabilità. Vi basti pensare che è considerata l’altare rupestre più grande d’Europa. Le superfici mostrano tracce di erosione naturale, ma anche incisioni e segni di utensili, indizi preziosi sul metodo di costruzione.
Gli angoli sono ben squadrati, e l’orientamento lungo un asse nord-sud indicherebbe conoscenze astronomiche avanzate. Non ci sono camere interne accessibili, ma alcuni archeologi ipotizzano la presenza di un nucleo centrale di sepoltura, ora completamente sigillato. La pietra locale, il peperino, assume riflessi dorati al tramonto, creando effetti di luce che mutano con il giorno, amplificando il senso di mistero.
L’escursione per raggiungerla
Il sentiero per arrivare alla Piramide Etrusca parte dalla strada provinciale che collega Bomarzo a Viterbo. Dopo pochi chilometri, una deviazione sterrata conduce tra boschi di querce e macchia mediterranea. Il cammino richiede attenzione: radici sporgenti, pietre smosse e pendenze irregolari rendono necessario calzare scarpe robuste.
Il silenzio è interrotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra gli alberi. Arrivati sulla sommità del rilievo, la piramide appare improvvisamente, con la sua sagoma geometrica che si staglia contro il cielo. Il panorama abbraccia vallate, piccoli corsi d’acqua e altre alture tufacee, dando l’impressione che essa vegli su un territorio carico di storia.
La visita pretende rispetto: il sito è fragile, scarsamente sorvegliato, e ogni passo deve essere misurato per preservare secoli di memoria scolpita nella pietra. A disposizione, inoltre, ci sono anche visite guidate che richiedono una prenotazione.
Foto di copertina: Di Mfortini – Opera propria, CC BY 4.0, via Wikimedia; Canva
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