Bici elettriche da corsa: a cosa servono

Bici elettriche da corsa

Di bici elettriche da corsa ormai ce ne sono in giro parecchie. Dopo le bici da città e le MTB con motore elettrico, la pedalata assistita è arrivata anche sulla bici da corsa, tanto che ormai quasi ogni marchio, anche quelli più tradizionalisti e votati alla bici muscolare, ha almeno un modello di biciclette stradali sportive con batteria e motore elettrico. In effetti l’idea di bicicletta da corsa con motore elettrico è un po’ una contraddizione in termini, almeno dal punto di vista dei ciclisti da strada. Se infatti l’evoluzione delle e-bike passando dalle bici da città alle MTB ha seguito una logica di sviluppo, sembrava invece più difficile che la pedalata assistita arrivasse anche per le bdc.

All’inizio batteria e motore per la pedalata assistita sono stati soprattutto un affare destinato alle bici da città, alle bici da passeggio e – almeno in determinati Paesi e contesti – per le bici cargo. E tutto questo aveva un senso: facilitare la mobilità riducendo l’impegno fisico e la potenziale percorrenza. Poi è stata la volta delle MTB elettriche, e qui si è aperto un primo nuovo fronte: non più la mountain bike per fare sport, allenamento, fatica, salite o – dall’altro canto – discese, flow e adrenalina, ma con la pedalata assistita si è (ri)scoperto un segmento di ciclisti che ama andare in bici nella natura, che preferisce la mobilità a impatto zero, silenziosa, che non lascia tracce del proprio passaggio e che però, senza la pedalata assistita, non poteva raggiungere certe località o vivere certe esperienze.

Ora, fino più o meno al 2018 si è pensato che chi acquista una bici da corsa non contemplasse l’idea della pedalata assistita. Chi compra e usa una bici da corsa infatti è tendenzialmente e principalmente interessato al suo aspetto sportivo, alla performance in fatto di tempi e distanze, alla fatica, ai dislivelli da superare con il solo aiuto delle gambe, dei polmoni e del cuore, nel senso di pompa cardiaca e di sentimenti e passione. E però, come detto, ormai ci sono in giro parecchi modelli di bici elettriche da corsa.

Come sono fatte le bici elettriche da corsa

Di bici elettriche da corsa se ne trovano essenzialmente due tipologie: quelle con batteria e motore più o meno nelle stesse posizioni delle MTB elettriche, e quelle con batteria e motore nascosti nel telaio.

Per quanto riguarda il primo tipo, la soluzione è generalmente quella di posizionare la batteria appoggiata sul tubo obliquo all’interno del triangolo e il motore sul movimento centrale: questo non modifica nella sostanza la geometria del telaio, come nel caso per esempio della Giant Road E+ 1 o 2 in foto, ma con l’aumento di peso è chiaro che cambiano le reazioni nella guida. Poi ci sono invece le soluzioni per “nascondere” batteria e motore nel telaio, principalmente nel tubo piantone, e qui le finalità possono essere 2: una solamente estetica e genuinamente innocente, l’altra meno innocente, al limite del doping tecnologico e meccanico (che tale diventa solo nel caso di competizioni, perché poi ciascuno è libero di pedalare come meglio crede).

A cosa servono le bici elettriche da corsa?

Ma alla fine a cosa servono le bici elettriche da corsa? Intanto servono a permettere a chi non riesce più, di raggiungere comunque distanze o dislivelli che altrimenti gli sarebbero preclusi: è bene ricordare che in Italia la potenza del motore di una bici a pedalata assistita, qualunque tipo essa sia, è limitata al raggiungimento della velocità di 25 km, e che comunque e sempre il motore interviene a sostegno della forza impressa sui pedali. Questo ha come conseguenza, nei modelli più stradali e meno corsaioli, al limite del gravel, che la bici da corsa elettrica diventa un buon ausilio per chi vuole preparare una bici da viaggio per fare vacanze in bicicletta. E non è infine da escludere un uso delle bici elettriche da corsa anche come ausilio dell’allenamento in bicicletta, per esempio per aumentare il tempo di lavoro su alte cadenze di pedalata, per cominciare a spingere rapporti più duri almeno nella prima fase di preparazione, per aumentare la durata dei lavori di resistenza in salita o ancora per facilitare il recupero muscolare dopo un allenamento particolarmente duro.

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