Community Snow Observation: misura la neve e contribuisci a salvare le montagne

Community Snow Observation: misura la neve e contribuisci a salvare le montagne

Si chiama Community Snow Observation, è un progetto scientifico per studiare la condizione di neve e ghiaccio in montagna e mitigare i cambiamenti climatici, prevenendo tra le altre cose il rischio di valanghe, e ha bisogno di te. Il progetto è nato su iniziativa e passione di alcuni ricercatori scientifici americani e richiede la raccolta e analisi di moltissimi dati relativi al manto nevoso. Dati che sarebbe materialmente impossibile raccogliere senza l’aiuto delle tantissime persone che in montagna ci vanno regolarmente.
Contribuire a migliorare le condizioni di un habitat che rischia di scomparire è semplice e bastano 2 oggetti: una sonda e uno smartphone.
Quando vai in montagna, con le ciaspole o gli sci, basta che ti fermi a misurare l’altezza del manto nevoso su 3 punti diversi e poi registri l’altezza media sull’App Mountain Hub come mostrato nel video qui di seguito.

Ovviamente più dati vengono raccolti, salvati e analizzati, più aumentano le possibilità di salvare la montagna. Per questo abbiamo voluto approfondire l’argomento con Claudio Artoni, dottorando in Scienze Polari all’Università Ca’ Foscari di Venezia e osservatore nivologico professionale.

Claudio, andiamo per ordine, come nasce il progetto OPTICE?
OPTICE è un progetto scientifico multidisciplinare volto a studiare le proprietà ottiche delle polveri e dei cristalli di neve e ghiaccio. L’idea nasce dal voler migliorare l’analisi ottica delle polveri aero-disperse nel manto nevoso. La caratterizzazione delle proprietà ottiche delle particelle è fondamentale nella modellazione climatica, ma anche per una migliore mitigazione del pericolo valanghe e per un migliore snow-management.
I precedenti metodi (Abakus e Coulter Counter) permettevano di quantificare solo un parametro per ogni particella, per questo, il professor Marco Potenza ha sviluppato un metodo innovativo: la “Single Particle Extinction and Scattering” (SPES). L’importante novità di questo metodo è la sua capacità di misurare due parametri ottici simultaneamente da cui è possibile valutare alcune proprietà delle particelle, come la forma e la struttura interna. Ciò ha portato interessanti risultati sullo studio della polvere aero dispersa nella neve e nel ghiaccio, che a sua volta influisce sul trasferimento radiativo dell’atmosfera. Il trasferimento radiativo è uno dei processi principali che influenzano il cambiamento climatico, soprattutto nelle Terre Alte, ed è noto per essere fortemente influenzato dagli aerosol.

Tu cosa fai nel concreto?
Come dottorando in Scienze Polari all’Università Ca’ Foscari di Venezia e come osservatore nivologico professionale, mi occupo della realizzazione dei campionamenti di neve tramite trincee e carotaggi, dello studio del manto nevoso e della realizzazione delle stratigrafie. Inoltre, sono impegnato nella preparazione dei campioni in camera fredda e della loro analisi attraverso il metodo SPES.
Il processo comporta un’uscita in ambiente, solitamente a quote superiori a 3000m, la scelta del sito più adatto per il prelievo dei campioni, la realizzazione di una trincea nella neve e la raccolta di campioni discreti o la realizzazione di un carotaggio, il trasporto a valle dei campioni mantenendo la catena del freddo, la loro preparazione in una camera fredda (-20°C laboratorio EuroCold, Università di Milano Bicocca) e l’analisi attraverso diverse tecniche tra cui la SPES. Infine, l’elaborazione dati e l’interpretazione. Insieme a me lavorano anche il professor Marco Potenza, docente di ottica all’Università Statale di Milano, che è il realizzatore del metodo SPES, che partecipa al campionamento in situ e alla realizzazione di nuovi strumenti per l’analisi delle polveri e del mento nevoso ed ha realizzato alcuni strumenti che possono operare in ambiente estremo installandoli sulle Alpi e in Antartide, e la dottoressa Barbara Delmonte, ricercatrice presso l’Università di Milano Bicocca, glaciologa, paleoclimatologa e specializzata nello studio di carote di neve e ghiaccio sulle Alpi e nelle regioni polari.
Tutti siamo impegnati nell’elaborazione dei dati acquisiti e nella realizzazione di articoli scientifici e presentazioni a congressi nazionali e internazionali. Inoltre, siamo impegnati nella diffusione della scienza al pubblico tramite conferenze su tematiche che spaziano dalla nivologia alla glaciologia al cambiamento climatico.

Qual è l’obiettivo del progetto OPTICE?
L’obiettivo di OPTICE è quello di realizzare uno studio approfondito delle proprietà ottiche delle polveri minerali nella neve e nel ghiaccio. Questo permetterà di migliorare i modelli di trasferimento radiativo nella criosfera e di conseguenza la realizzazione di migliori modelli climatici sul cambiamento climatico. Non solo, la migliore comprensione delle proprietà ottiche dei cristalli di neve e ghiaccio e delle polveri in essi contenute permetterà una migliore mitigazione del pericolo valanghivo andando a studiare il metamorfismo dei cristalli in prossimità di eventi deposizionali di polveri (ad esempio sahariane) che possono favorire la formazione di strati deboli persistenti all’interno del manto nevoso.
Un altro importante obiettivo è quello di aiutare le previsioni della fusione di neve stagionale per migliorare la produzione antropica negli impianti sciistici.
Infine, un altro obiettivo è quello di realizzare una divulgazione scientifica alla portata di tutti attraverso conferenze, webinar e video tematici per comunicare i cambiamenti climatici in modo chiaro.

Come nasce invece il progetto Community Snow Observation?
Oggigiorno la pianificazione di un’escursione in montagna d’inverno è ora in parti uguali scienza dell’atmosfera, scienza della neve e informatica. Flussi di informazioni ad alta risoluzione da siti web e App attirano con la promessa di raccontare il meteo ed il manto nevoso ora per ora e chilometro dopo chilometro, ma passare al setaccio tutti i dati e sapere effettivamente cosa sta succedendo alla neve è più facile a dirsi che a farsi. Per questo nasce il progetto “Community Snow Observation” (CSO). Questo programma raccoglie i dati sull’altezza della neve e li unisce in modelli del manto nevoso ad alta risoluzione che prevedono l’evoluzione e l’altezza della neve in ambienti di alta montagna. Partecipare a CSO è semplice e veloce. Servono solo uno smartphone con installata la App “Mountain Hub” (per Apple iOs e Android) e una sonda da valanga. Con un po’ di pratica, puoi fermarti, assemblare la sonda, registrare una misurazione ed essere sulla traccia in pochi minuti.

In questo caso di cosa ti occupi?
Come Ambassador del progetto e osservatore nivologico, mi occupo di far conoscere CSO a quanti più appassionati di montagna possibile. Inoltre, collaboro con il resto del team in campagne di misure ed eventi internazionali. La cosa bella di questo progetto è che tutti possiamo partecipare! Chiunque! Basta scaricare la App “Mountain Hub” e avere nello zaino una sonda da valanga (strumento che tutti dovrebbero avere quando sono in montagna durante l’inverno). In modo molto veloce e semplice si prende una misura dell’altezza del manto nevoso e la si condivide nel database mondiale.

Quali sono gli obiettivi di CSO?
Il progetto CSO ha come obiettivi aumentare l’accuratezza dei modelli di Snow Water Equivalent, mitigare il pericolo valanghe, predire le condizioni della neve e la loro influenza sugli ecosistemi ed infine, avere le condizioni della neve in tempo reale sullo smartphone è utile nella pianificazione e durante le escursioni. Con i dati raccolti, il team di ricercatori può costruire modelli di neve migliori e creare le migliori mappe disponibili di distribuzione ed evoluzione della neve. Con queste mappe, si possono avere informazioni aggiornate sulla copertura nevosa prima di iniziare un’escursione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...