La soluzione sono le bike lane (e chi lo nega non è mai andato in bici in città)

La soluzione sono le bike lane

Per muoversi in bicicletta in città la soluzione sono le bike lane. E chi lo nega non è mai andato in bici in città, in primis tutti i contestatori social che non lesinano critiche e attacchi anche feroci a ogni notizia su nuove infrastrutture per le biciclette. Oppure più ancora non è mai andato in bici in città all’estero, dove le bike lane sono da tempo lo strumento che ha tolto automobili dal traffico dei centri urbani e le ha sostituite con le biciclette. Con innegabili vantaggi per la congestione del traffico, la respirabilità dell’aria e la vivibilità dei centri urbani.
Giusto per citare gli ultimi dati e ricerche: secondo uno studio di Sebastian Kraus and Nicolas Koch (Provisional COVID-19 infrastructure induces large, rapid increases in cycling) pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences nel 2021 l’incremento dell’11% di bike lane nelle città europee monitorate ha generato un aumento dell’uso della bici per gli spostamenti urbani dall’11% al 48% e un potenziale risparmio di spese mediche dovute alla sedentarietà tra 1 e 7 milioni di euro complessivi.
Oltre a ciò, secondo uno studio del Transportation Research and Education Center della Portland State University in Oregon la costruzione di infrastrutture ciclabili e l’incremento dell’uso della bici per la mobilità di prossimità può avere positive ricadute economiche per gli esercizi commerciali, nell’ordine di +12% per il retail e +52% nel food.

La soluzione sono le bike lane (e chi lo nega non è mai andato in bici in città)

E però le bike lane non sono sicure, portano via posti ai parcheggi, rallentano le auto così si crea più traffico, se dovete fare le ciclabili fatele come si deve: sono i commenti di chi le bike lane non le usa (e non usa nemmeno le ciclabili).
Una obiezione razionale sul punto della sicurezza bisogna farla: in Italia gli incidenti e i morti tra i ciclisti sono ancora troppi (180 nel 2021, 169 nel 2020, 253 nel 2019 e 219 nel 2018) ma il trend dell’incidentalità è in costante calo (-20% anni 2000-2010, – 25% anni 2010 – 2020) e il tasso di mortalità ogni 100.000 utenti è passato da 2,3 nel 2000 a 1,9 nel 2010 fino al 1,3 nel 2020 (dati Centro Studi FIAB).
Perché è successo questo? Per il principio del Safety in Numbers secondo il quale più aumenta il numero di biciclette in circolazione e più se ne prende coscienza come mezzi di trasporto veri e propri e più aumenta l’attenzione nei loro confronti, riducendo l’incidentalità. Quindi se vogliamo ridurre l’incidentalità che coinvolge le biciclette, e conseguentemente le conseguenze per i ciclisti, si deve aumentare il numero di biciclette che circolano nelle città.
Ma cosa c’entra tutto questo con le bike lane? Per una questione di visibilità.

Perché le bike lane e non le ciclopedonali?

Al contrario delle strade extraurbane, dove il problema per un ciclista sono le auto che ti sfiorano, in città il momento di maggior rischio e pericolo per un ciclista sono gli attraversamenti e gli incroci. Finché si tratta di “intersezioni semaforizzate” (cioè gli incroci con semafori) basta rispettare i colori del semaforo; diverso quando si tratta di attraversare per esempio sulle strisce pedonali, o peggio ancora laddove non ci sono infrastrutture o segnaletiche per l’attraversamento, o ancora laddove ci sono delle svolte a destra.
Che sono tipicamente le situazioni che si creano con quei monconi di ciclabili anche fisicamente separate dal traffico veicolare che si vedono spuntare un po’ ovunque nell’illusione, tutta politica, di fare qualcosa per i ciclisti.

La soluzione sono le bike lane

Per la nostra storia, e per quella dei nostri centri abitati, in praticamente nessuna città ci sono strade così ampie o marciapiedi così ampi da poter pensare di fare delle vere e proprie piste ciclabili (puramente ciclabili e non ciclopedonali) completamente separate dal traffico veicolare. Possono essere una soluzione nei centri di provincia, quando si tratta di unire tra loro frazioni o nuclei abitati sparsi o collegare tra loro diversi Comuni. Ma se si parla di centro cittadino di città medie, grandi o vere e proprie metropoli, le piste ciclabili non ci stanno. Fisicamente non c’è spazio per farle, nemmeno togliendo spazio sui marciapiedi.
Eppure il mantra di questo periodo da parte degli amministratori pubblici è che stanno aspettando i soldi del PNRR per fare le ciclabili. E il timore è che finiranno a fare monconi scenografici di ciclabili che non serviranno alla mobilità e anzi diventeranno un problema di sicurezza in strada nel momento in cui si interrompono.
Per questo la soluzione sono le bike lane.

Cari Sindaci, fate le corsie ciclabili

L’esempio, checché ne dicano i contestatori di professione, è la bike lane di Corso Venezia e Corso Buenos Aires a Milano. Certo, la carreggiata in questo caso è decisamente ampia, ma era sempre stata occupata nella sua interezza dalle auto, e stiamo parlando di alcune delle strade più trafficate e congestionate di Milano. È il principio allora quello che conta e che funziona: c’è un pezzo di carreggiata, delimitato con segnaletica a terra, in cui circolano le bici e in cui la priorità è data alle bici. Certo non è ancora il paradiso ciclabile di Copenaghen o Amsterdam, certo ci sono ancora quelli che parcheggiano bellamente sulla ciclabile, certo c’è ancora chi per svoltare crede di avere sempre e comunque la precedenza, anche sulle bicicletta. Ma la stragrande maggioranza degli automobilisti che percorrono questa importante arteria viabilistica nel centro di Milano si sono abituati alla presenza della bike lane e semplicemente la rispettano. Secondo un principio molto semplice che deve affermarsi sempre più: in giro per le strade ci sono le auto E anche le biciclette.
Quindi cari sindaci d’Italia, smettete di aspettare i soldi del PNRR per costruire monconi di ciclabili a fine ricreativo che non serviranno a nulla dal punto di vista della mobilità, fate le delibere che dovete fare, chiamate gli stradini e mandateli per le strade delle vostre città e Comuni a dipingere bike lane che ne coprano nella sua interezza la rete viaria. Qualcuno sicuramente vi contesterà, ma in breve tempo avrete in giro meno auto, meno traffico, meno inquinamento e più persone che per andare a scuola, a fare la spesa, a trovare dei conoscenti, a sbrigare le commissioni prenderà la bici anziché l’auto.

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