71° Trento Film Festival: la montagna torna protagonista – Le foto

Oltre 130 film e più di 150 appuntamenti per tutte le età in programma a Trento dal 28 aprile al 7 maggio, per scoprire

storie, culture e un futuro possibile per le terre alte.

Dopo l’edizione del Settantesimo anniversario, conclusasi da pochissimo con la chiusura della mostra Scalare il Tempo, il 71° Trento Film Festival non si è fermato e ha continuato il suo cammino tra le Terre alte del Pianeta, alla ricerca di storie, culture e tradizioni da raccontare al suo pubblico attraverso i linguaggi del cinema, della letteratura e dell’arte.

71° Trento Film Festival: più lento, più profondo, più dolce

Dal 28 aprile al 7 maggio Trento quindi si conferma – come ormai annualmente avviene dal 1952 ad oggi – la capitale internazionale del cinema e delle culture di montagna, con oltre 130 film e più di 150 appuntamenti per grandi e bambini, con ospiti italiani e internazionali come gli alpinisti Hervé Barmasse, Tamara Lunger, Alex Txikon, Sílvia Vidal, David Göttler, Thomas Huber, la scrittrice e climber Anna Fleming, l’esploratore Alex Bellini, gli scrittori Mauro Corona, Francesca Melandri, Enrico Camanni, Tiziano Fratus e Davide Longo, l’attrice Violante Placido, il fotografo Jim Herrington, il giornalista e sceneggiatore Andrea Purgatori, e tanti altri. La seguitissima sezione Destinazione… torna nel 2023 a esplorare paesaggi e culture del continente africano, rivolgendo lo sguardo all’Etiopia, per invitare lo spettatore a confrontarsi con immagini, storie, paesaggi e tradizioni di un Paese unico e affascinante, e affrontando fenomeni geopolitici epocali, troppe volte ignorati o sottovalutati. Non mancheranno le proposte del T4Future, la sezione del Festival dedicata alle nuove generazioni: un ricco programma di proiezioni, laboratori e attività pensato per favorire l’educazione all’immagine e promuovere tematiche legate allo sviluppo sostenibile, alla tutela dell’ambiente e all’educazione alla cittadinanza attiva.

Montagna che vive, montagna da vivere: negli oltre 130 film del 71. Trento Film Festival, storie e protagonisti di un futuro possibile per le terre alte

Oltre 130 film selezionati, di cui 27 in concorso: dopo l’apertura con l’anteprima internazionale di A passo d’uomo (Sur les chemins noirs) , di Denis Imbert, con il premio Oscar Jean Dujardin in cammino attraverso la Francia, spazio alle proposte delle 9 sezioni del programma, dalle quali emerge il racconto di una montagna da re-immaginare come luogo di coabitazione, rispettosa e cooperativa, tra uomo e natura. Dopo edizioni in cui prevaleva l’allarmismo, un anno in cui le terre alte si configurano come scenari possibili di convivenza, lavoro e cura: il Trento Film Festival continua così a indicare un futuro possibile per la montagna.

Nel Concorso internazionale che assegna le Genziane d’Oro e d’Argento spiccano l’ultima produzione National Geographic Wild Life sull’incredibile storia d’amore e di impegno per la natura di Kristine e Doug Tompkins, firmata dai premi Oscar per Free Solo Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin; l’affascinante Songs of Earth (La canzone della terra), prodotto da Wim Wenders e Liv Ullmann, omaggio in immagini e musica della pluripremiata regista norvegese Margreth Olin al maestoso paesaggio nordico dov’è nata e cresciuta, e ai propri genitori; Stams di Bernhard Braunstein, che apre le porte del più celebre liceo sportivo d’Europa, dove studiano e si allenano i giovanissimi campioni di sci del futuro; e il ritorno in concorso a Trento per Werner Herzog con l’ultimo lavoro The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft, sulla celebre coppia di vulcanologi francesi già al centro del film Premio del pubblico a Trento nel 2022, e recentemente candidato all’Oscar, Fire of Love.

Nella sezione Anteprime, dedicata ai lungometraggi di fiction, particolarmente attesi il sorprendente e visionario La montagne diretto e interpretato dal regista e alpinista Thomas Salvador, presentato all’ultima Quinzaine di Cannes, interamente filmato tra Chamonix e il Monte Bianco; e Let the River Flow del norvegese Ole Giæver, appassionante celebrazione delle prime battaglie contro la discriminazione e per la difesa dell’ambiente delle popolazioni Sami della Scandinavia.

Immancabili i film naturalistici, con la proiezione per grandi e piccoli dello spettacolare documentario francese Le Chêne, sulla vita sopra e intorno a una maestosa quercia attraverso le stagioni, e i film sul rapporto tra comunità e animali sulle Alpi, come L’ors e Lupo uno.

Tornano le riscoperte d’archivio, con la prima assoluta del restauro realizzato dalla Cineteca di Bologna di Everest – La spedizione italiana al tetto del mondo di Guido Guerrasio, sulla prima salita italiana nel 1973 al tetto del mondo, capitanata da Guido Monzino, e il programma Montagne di famiglia in occasione dei 100 anni del cinema amatoriale, con film a passo ridotto di montagna e alpinistici dalle collezioni dell’associazione bolognese Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia.
Film di chiusura sabato 6 maggio Rispet, anteprima del coraggioso lungometraggio d’esordio della regista trentina Cecilia Bozza Wolf, interamente girato in Valle di Cembra (Trentino) con attori non professionisti.

Concorso internazionale

Sono 27 le opere in concorso al Trento Film Festival: 14 lungometraggi e 13 corti. Ben 18 sono dirette o co-dirette da registe donne, due terzi della selezione competitiva, un record per il Festival, e in assoluto un dato con pochi paragoni tra le manifestazioni cinematografiche internazionali.

In diverse pellicole le donne sono protagoniste sia dietro che davanti alla macchina da presa, come nella nuova spettacolare produzione National Geographic in anteprima italiana Wild Life, firmata dai premi Oscar per Free Solo Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, un appassionante ritratto dell’imprenditrice e ambientalista Kristine Tompkins, vedova dell’alpinista ed ex fondatore di The North Face Doug Tompkins, e amica di una vita del patron di Patagonia Yvon Chouinard, che prima insieme al marito, e poi da sola, ha portato avanti il visionario progetto di proteggere sterminati territori incontaminati nel sud del Cile, per sottrarli allo sfruttamento delle risorse e farne dei parchi nazionali.

Sguardi e storie di donne accomunano anche Bitterbrush di Emelie Mahdavian, che segue la vita e il lavoro di due tenaci cowgirls durante la loro ultima stagione a cavallo, con immense mandrie di bestiame tra gli splendidi paesaggi montani dell’Idaho; e Polaris di Ainara Vera, su una skipper specializzata nella rischiosa navigazione artica, che ha scelto i ghiacci dell’estremo nord per fuggire a una traumatica infanzia in Francia.

Lo stesso vale per le due grandi storie di alpinismo che racconterà il concorso: in Pasang: in the Shadow of Everest Nancy Svendsen ricostruisce l’appassionante e tragico percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest nel 1993; in An Accidental Life Henna Taylor celebra il coraggio della nota scalatrice Quinn Brett, vittima di una terribile caduta nello Yosemite, che la costringe a mettere in discussione la sua identità e il suo mondo.

Altre registe per altri grandiosi scenari montani: Mirka Duijn e Nina Spiering in Shangri-La, Paradise Under Construction indagano la leggenda dell’inaccessibile località himalayana del celebre romanzo Orizzonte perduto del 1933, e dell’omonimo film di Frank Capra del 1937, e vanno alla scoperta della località cinese che sostiene di esserne l’ispirazione; la norvegese Margreth Olin con il commovente Songs of Earth (La canzone della terra) (prossimamente nelle sale italiane grazie a Wanted Cinema) invita gli spettatori a immergersi, accompagnati da una memorabile colonna sonora, nella storia d’amore tra i suoi genitori e nel fragile splendore del paesaggio nordico; mentre si torna sulle Alpi con l’anteprima mondiale di Montanario, unico lungometraggio italiano in concorso, in cui Eleonora Mastropietro analizza il legame tra tecnologia, turismo e alpinismo osservando l’attività della popolare funivia sul versante italiano del Monte Bianco, prima della chiusura del 2020.

L’interesse sociale ed etnografico muove anche Veranada di Dominique Chaumont, ispirato sguardo sul lavoro e sullo stile di vita dei pastori delle Ande argentine, alle prese con cambiamento climatico e siccità; The Visitors di Veronika Lišková, sulla nuova vita di una giovane antropologa trasferita con marito e tre figli alle isole Svalbard, in Norvegia, per studiare gli abitanti delle regioni polari; e Plai. A Mountain Path, in cui Eva Dzhyshyashvili documenta con dolcezza e sensibilità le giornate di una coppia di anziani e dei loro nipoti in un remoto villaggio tra i Carpazi ucraini, con l’eco della guerra in lontananza. Plai è parte di una serie di film in programma dall’Ucraina, con cui il festival vuol dar voce al popolo e ai registi ucraini, a oltre un anno dall’inizio della catastrofica e criminale invasione russa.

Restano 3 lungometraggi, su 14 in concorso, diretti da registi: Fragments from Heaven di Adnane Baraka riporta al festival gli impressionanti paesaggi degli altopiani desertici del Marocco, in un racconto visionario sul legame tra il nostro pianeta e il cosmo; Stams di Bernhard Braunstein, direttamente dall’ultima Berlinale, ci conduce a Innsbruck dietro le porte del più celebre liceo sportivo d’Europa, e sulle piste e trampolini da sci dove, tra sogni, aspettative e frustrazioni, si allenano i giovanissimi campioni del futuro (tra cui la saltatrice trentina Martina Ambrosi); per chiudere con un nome che è parte della storia del Trento Film Festival, tante volte in programma e premiato proprio a Trento nel 2020 con il Grand Prix dell’International Alliance for Mountain Films: Werner Herzog, che nel suo ultimo imperdibile The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft (che verrà distribuito in Italia da I Wonder) celebra da un nuovo punto di vista, lavorando su spettacolari materiali d’archivio, la memoria dei famosi coniugi vulcanologi francesi.
13 cortometraggi completano la selezione del concorso, tra cui il recente candidato all’Oscar come miglior corto d’animazione, Ice Merchants del portoghese João Gonzalez, e due titoli italiani: in anteprima assoluta Neve di Alessia Buiatti, che mette in scena il viaggio di madre e figlia attraverso le Dolomiti bellunesi, per un rituale familiare; e Una giornata nell’Archivio Piero Bottoni di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, di nuovo in concorso a Trento dopo Materia oscura nel 2013, con un lavoro su una montagna sui generis, il Monte Stella di Milano, costruito artificialmente con le macerie della città bombardata durante la II Guerra Mondiale.

Anteprime

Ad aprire la programmazione serale della 71. edizione, sabato 29 aprile al Supercinema Vittoria, sarà l’anteprima internazionale di A passo d’uomo (Sur les chemins noirs), dall’omonimo libro autobiografico dello scrittore francese Sylvain Tesson, già protagonista di La Panthère des Neiges, Genziana d’Argento a Trento nel 2022. Nel film di Denis Imbert il personaggio principale è interpretato dal premio Oscar per The Artist Jean Dujardin, nei panni di Pierre, celebre esploratore e scrittore sempre in viaggio in cerca di avventure, che una sera, ubriaco, è vittima di un incidente. Quando si risveglia dal coma, malgrado riesca malapena a stare in piedi, decide di ripartire questa volta per attraversare la Francia a piedi, lungo sentieri dimenticati, per ritrovare sé stesso e le sue radici. A passo d’uomo sarà distribuito in Italia da Wanted Cinema.
Sabato 6 maggio, a chiudere la programmazione regolare del Festival, prima della tradizionale domenica dedicata alle repliche dei film premiati, il cinema Vittoria ospiterà l’anteprima di Rispet, lungometraggio d’esordio della regista trentina Cecilia Bozza Wolf, già premiata al festival nel 2017 per il documentario Vergot. Interamente girato con attori non professionisti nella Valle di Cembra, Rispet è ambientato in un borgo di montagna immerso nei vigneti, dove gli abitanti giurano di essere una grande famiglia, ma serpeggia una profonda incapacità di esprimere emozioni e desideri, che sfocerà nell’intolleranza per il diverso. Sostenuto da entrambe le film commission regionali, IDM Film Commission Südtirol e Trentino Film Commission, la premiere di Rispet sarà presentata in collaborazione tra Trento Film Festival e Bolzano Film Festival sotto la nuova etichetta condivisa “Tandem”.

Tra apertura e chiusura, l’appuntamento con le proposte di Anteprime sarà quotidiano, con altri sei titoli internazionali in programma.

Dalla Quinzaine del Festival di Cannes 2022 arriva La montagne, opera seconda del regista francese Thomas Salvador, interamente filmata tra Chamonix e il Monte Bianco, dove il protagonista, interpretato dallo stesso regista, si rifugerà in pieno inverno per sfuggire al mondo, cercando una sorprendente comunione con la natura e la montagna, che sfocerà nel fantastico.

Il norvegese Ole Giæver, già a Trento con Out of Nature, firma con Let the River Flow, in anteprima italiana dopo il debutto al festival di Göteborg, un’appassionante ricostruzione delle lotte negli anni ‘70 della popolazione Sami per i propri diritti e contro la ricollocazione forzata causata dalla costruzione di una grande diga sul fiume Alta, in delle prime grandi battaglie del movimento ecologista mondiale.

Dai temi ambientali, oggi centrali nella proposta culturale del festival, a quello tradizionale dell’alpinismo: Heights and Depths di Sandor Csoma, lungometraggio ungherese in anteprima internazionale, è ispirato alla storia vera del grande alpinista Zsolt Erőss, disperso nel 2013 sul Kangchenjunga, che era riuscito a salire malgrado la protesi alla gamba destra, persa tre anni prima in un incidente di montagna. L’intera vicenda è narrata dal punto di vista della moglie Hilda Sterczer, anche lei alpinista, costretta a seguire impotente il destino del marito a migliaia di chilometri di distanza. Montagna e alpinismo, questa volta in versione thriller, anche in Magic Mountains di Urszula Antoniak: nella proiezione omaggio alla regista olandese-polacca, membro della giuria internazionale, scopriremo la storia di Hannah e del suo ex-compagno Lex, scrittore di romanzi di successo, che la invita a fare insieme un’ultima simbolica scalata insieme, per chiudere definitivamente la loro relazione.

Le ultime due proposte di “Anteprime” ampliano ulteriormente la prospettiva della sezione e lo spettro dell’intera programmazione del festival.

L’acclamato Manodopera di Alain Ughetto, premiato come Miglior film d’animazione agli EFA European Film Award 2022, è uno straordinario film animato per adulti interamente realizzato con scenari in miniatura e pupazzi, che attraverso la vicenda della famiglia del regista ripercorre l’epopea e il dramma dell’emigrazione italiana attraverso le Alpi, in cerca di lavoro e fortuna in Francia. Presentato tra gli altri ai festival di Annecy, Locarno e Rotterdam, Manodopera verrà distribuito nelle sale italiane da Lucky Red.

Infine, la tradizionale proiezione “di mezzanotte” riservata ai film di genere e di culto, ospiterà Mad Heidi di Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein, versione apocrifa e splatter del mito elvetico per eccellenza, dove al posto dell’idillio alpino del romanzo e del cartone animato a cui siamo abituati, c’è una Svizzera distopica, caduta sotto il dominio autoritario di un malvagio tiranno del formaggio, contro cui Heidi guiderà una sanguinaria rivolta.

Proiezioni speciali

Dopo la prima mondiale del restauro di Italia K2 lo scorso anno, e l’omaggio a Mario Fantin con i suoi film restaurati, il Trento Film Festival prosegue la collaborazione con la Cineteca di Bologna e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, presentando per la prima volta la versione restaurata di un altro classico del cinema di montagna italiano, su un’altra spedizione celebre del nostro alpinismo: Everest: La spedizione italiana al tetto del mondo di Guido Guerrasio documenta la missione capitanata da Guido Monzino, con il contributo dell’esercito, che nel 1973 portò per la prima volta il tricolore in vetta alla montagna più alta della terra.

Due i lavori che trattano direttamente lo spinoso e attuale tema della convivenza tra uomo e grandi mammiferi sulle Alpi: in L’ors Alessandro Legnazzi rimette in scena tra realtà e finzione, con gli stessi abitanti nel ruolo di attori, la paradossale vicenda dell’orso M13 e della comunità di Valposchiavo nella Svizzera Italiana; mentre Ivan Mazzon e Bruno Boz con Lupo uno offrono un esaustivo resoconto del lavoro dei ricercatori incaricati di monitorare e gestire una famiglia di lupi sulle prealpi venete, con tecniche mai utilizzate nel contesto alpino.

Dalla presenza faunistica a quella umana, con altre due anteprime assolute: in Custodi Marco Rossitti ha raccolto una serie di ritratti, frutto di anni di lavoro, di luoghi remoti e dei loro abitanti, che se ne prendono cura perché parte essenziale della propria identità; altro rapporto con il territorio del nostro Paese in La lunga bellezza di Luca Bergamaschi, sulle tracce di tre camminatori lungo i 7000 Km del Sentiero Italia, che si sviluppa da Santa Teresa di Gallura fino a Trieste.

Non manca l’attenzione per le questioni climatiche e ambientali: Michele Piazza presenta per la prima volta Karma Clima, documentazione del progetto tra musica e attivismo che ha portato alla realizzazione dell’ultimo album della band Marlene Kuntz, attraverso una serie di residenze ed eventi sulle Alpi piemontesi (con una tappa e performance anche a Trento in occasione dello scorso festival); mentre con The North Drift del tedesco Steffen Krones, presentato in collaborazione con il MUSE – Museo delle scienze di Trento, viaggeremo da Dresda al Circolo Polare Artico, seguendo e studiando le correnti che portano verso il nord del pianeta i rifiuti plastici che abbandoniamo nei mari e nei fiumi d’Europa.

Tre proiezioni saranno l’occasione di accogliere graditi ospiti del festival: l’illustratore Lorenzo Mattotti, autore dell’immagine del manifesto del 71. Trento Film Festival, presenterà il suo acclamato lungometraggio d’animazione La famosa invasione degli orsi in Sicilia; la regista e alpinista polacca Eliza Kubarzka, già ospite e giurata a Trento, introdurrà il suo K2 –Touching the sky del 2016; l’esploratore e avventuriero Alex Bellini sarà presente alla proiezione del ritratto che gli ha dedicato Luca Rosini, È solo acqua e vento. In occasione dei 100 anni del cinema amatoriale, in collaborazione con Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, il Festival presenta Montagne di famiglia, un viaggio in due proiezioni nella storia del cinema privato e tra i “filmini” di montagna conservati dall’organizzazione bolognese, tra cui un prezioso reportage dal celebre campionato mondiale di sci “fantasma” di Cortina del 1941, che svoltosi sotto l’egida del fascismo, venne cancellato dagli annali per volere della Federazione Internazionale dello Sci.

Completano le proiezioni speciali i tradizionali spazi riservati al film vincitore del Sondrio Festival – Mostra internazionale dei documentari sui parchi, in questo caso L’elefante e la termite di Vicky Stone e Mark Deeble, e alle ultime produzioni sostenute dal main sponsor del festival Montura: Il sentiero invisibile di Pietro Bagnara, Day dream di Alessandro D’Emilia, Ripartire da zero di Marco Busacca e Omar Oprandi, e La foresta di perle di Enrica Bortolazzi.

Terre alte

È la sezione del Festival che racconta lo stato presente dei territori di montagna, e ne immagina il futuro, quest’anno in particolar modo mettendo al centro il rapporto tra ambiente e presenza umana, dalle montagne del mondo a quelle di casa.

Partiamo da queste, perché diverse sono le opere italiane in anteprima assoluta che debutteranno in Terre Alte: il commovente L’ombra del fuoco di Enrico Pau ci porta tra i paesaggi lunari del Montiferru, in Sardegna, dopo un catastrofico incendio, per testimoniare il legame profondo e tragico tra un territorio e i suoi abitanti; sempre dalla Sardegna Monica Dovarch torna al festival con Un pioniere nel sottosuolo, in cui segue il solitario progetto di un uomo di recuperare i tunnel di un sito minerario abbandonato, che diventa un viaggio nel subconscio di un territorio; le alture del Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano fanno da sfondo a La terra mi tiene di Sara Manisera, racconto di nuovi modi di vivere e coltivare il territorio, ispirato dal ciclo delle stagioni e dalla vita di un chicco di grano, dalla semina alla mietitura; nuove prospettive e abitanti della montagna anche in Movimento fermo di Silvy Boccaletti, con tre giovani che incarnano una diversa idea di montagna, figure dinamiche che animano spazi marginali dei territori alpini, prealpini e appenninici. Uno di loro, curiosamente, è il regista piemontese Sandro Bozzolo, autore di un altro documentario italiano in Terre Alte: il suo Innesti indaga la tradizione dei castagneti per ripercorre il rapporto col padre Ettore, casellante autostradale e appassionato castanicoltore.

Cinque anche i lavori internazionali nella sezione: Disturbed Earth di Kumjana Novakova e Guillermo Carreras-Candi è una potente e traumatica mappatura delle montagne circostanti la cittadina di Srebrenica, una riflessione sul genocidio compiuto dall’esercito serbo nel 1995 e sulle sue ripercussioni odierne; in Heimaland Dorus Masure e Ischa Clissen ci presentano gli abitanti del villaggio islandese di Vík í Myrdal e il loro rapporto mistico con Katla, il vulcano che incombe sulle loro teste, ma fa anche la fortuna turistica della zona; Mountains and heaven in between di Dmytro Hreshko, secondo film ucraino in selezione, segue i paramedici dell’unica ambulanza disponibile in una desolata vallata dei Carpazi, alle prese con la prima ondata di Covid e con la diffidenza degli abitanti; cambio di continente e scenario con Up on the Mountain di Olivier Matthon, osservazione della comunità migrante di raccoglitori commerciali di funghi sulle Montagne Rocciose americane, tra maestose foreste e giungle burocratiche; per arrivare infine agli impressionanti paesaggi delle Ande, tra cui sferraglia il treno al centro di Vida Ferrea di Manuel Bauer, che seguiremo nel viaggio dalle miniere d’alta quota fino al porto dove le risorse del paese faranno la fortuna di altre economie.

Tra i cortometraggi di Terre Alte, due gli italiani: l’animazione Fogu di Francesco Mescolini e Marco Rinicella, e il film-performance Rumore di Luana Giardino.

Alp&ism

La corposa sezione dedicata ai più spettacolari film di alpinismo, arrampicata e avventura, conta 10 lungometraggi e una ventina di film più brevi, che proporranno agli appassionati una imperdibile panoramica di imprese sulle montagne del mondo.

Grande protagonista l’alpinismo italiano: L’ultima via di Riccardo Bee di Emanuele Confortin rievoca la figura dello scalatore bellunese, uno dei più forti dell’epoca in cui è vissuto, ma la cui eredità alpinistica resta in parte avvolta nel mistero; il veterano del festival Fulvio Mariani in Il Ragno della Patagonia crea un parallelo tra le gesta di uno dei pionieri dell’alpinismo patagonico, il Ragno di Lecco Casimiro Ferrari, e quelle del giovane Matteo della Bordella, che ne rivive le imprese; con Mirella d’arte e di montagna Paola Nessi ci regala un omaggio a Mirella Tenderini, celebre scrittrice, traduttrice, scopritrice di tesori letterari, e donna di montagna; e scrittura e montagna mette in relazione anche Le parole e il vento nella vita di Dušan Jelinčič di Dušan Moravec, panoramica delle opere dello scrittore e alpinista triestino.

Immagini ad alto tasso di spettacolarità in Doo Sar. A Karakoram Ski Expedition Film di Jakub Gzela, con in campioni di sci estremo Andrzej Bargiel e Jędrek Baranowski che salgono e scendono due montagne di oltre 6000 metri in Pakistan; in Ephemeral di Alastair Lee, che segue gli esperti scalatori Guy Robertson e Greg Boswell nella ricerca di nuove vie invernali in Scozia; House of The Gods di Matt Pycroft, con Leo Houlding e il suo team in una spedizione sulla terribile parete del Monte Roraima, nella foresta amazzonica; e Wild waters di David Arnaud, ritratto di Nouria Newman, la kayaker più dotata della sua generazione, dai bacini olimpici ai torrenti e le cascate più selvaggi.

Due storie di montagna presentano forti legami con l’attualità: in La Huella de Karim Javier Alvaro Palomares compone un sentito omaggio ad Abdul Karim, il portatore più celebre del Karakorum, incentrato sul suo ambizioso e rivoluzionario progetto di creare la prima squadra di alpinismo femminile del Baltistan, dove le donne tradizionalmente hanno a malapena i diritti essenziali; e infine Buried: The 1982 Alpine Meadows Avalanche di Jared Drake e Steven Siig, che con la sua ricostruzione da brividi di una delle più tragiche valanghe cadute negli Stati Uniti, sul resort sciistico di Alpine Meadows, in California, è un monito anche rispetto ai tanti incidenti causati sulle nostre Alpi dalla combinazione tra azzardo, inesperienza e cambiamento climatico.

Tra i tanti corti e mediometraggi di Alp&ism, da segnalare protagonisti come Barry Blanchard, Beth Rodden, Sam Anthamatten e Victor de Le Rue, e i film italiani: AltaVia 4000 di Luca Matassoni e Marco Tonolli, Blindfolded di Caterina Cozzio, Come i camosci di Alessio Salvini, Pionieri di Alessandro Beltrame, e Ruga – A Sign in the Valley di Achille Mauri.

Family

Si rinnova la proposta del Trento Film Festival per le famiglie, con due film ideali da scoprire insieme al cinema, adulti e bambini.
Dal festival di Berlino e dopo un clamoroso successo in Francia (in Italia arriverà nelle sale grazie a I Wonder), Le Chêne di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux è un nuovo esempio del miglior documentario naturalistico francese, capace, nella tradizione di Il popolo migratore, Microcosmos e La marcia dei pinguini, di unire stupefacente realismo e spettacolarità. Protagonista del film è una maestosa quercia, con tutti gli animali e insetti, dai più piccoli ai più imponenti, dai più teneri ai più minacciosi, cui offre casa e riparo durante le quattro stagioni.

Dal documentario all’animazione con Yuku e il fiore dell’Himalaya di Rémi Durin e Arnaud Demuynck, in cui i piccoli spettatori potranno seguire l’avventura musicale della topolina Yuku alla ricerca di un fiore magico, in cima alle montagne più alte della terra.

Sestogrado

Torna la sezione dedicata alle proposte più originali e radicali, ai lavori con cui filmmaker e artisti ripensano la rappresentazione dei territori di montagna ed estremi, tra arte e sperimentazione, proponendo agli spettatori esperienze di visione inedite.
Sei i lavori in programma, tre cortometraggi e tre lunghi: dall’Italia Dove vanno i vecchi dèi che il mondo ignora? di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone, originale esplorazione cinematografica del paesaggio e del mito dell’Etna, dall’Olanda l’ipnotico Berg di Joke Olthaar, e dall’Argentina Esplendor de los días venideros di Miguel Zeballos, affascinante esercizio tra immagine e poesia sullo sfondo dei paesaggi andini.

Orizzonti vicini

L’evento di chiusura del festival, con l’anteprima di Rispet della regista trentina Cecilia Bozza Wolf, conferma la rilevanza della sezione dedicata a film e autori del Trentino-Alto Adige, dove era stato presentato e premiato il suo precedente documentario Vergot.

Sei quest’anno i lungometraggi in programma: tornano al festival Michele Trentini e Andrea Colbacchini con Paesaggio rifugio. Visioni e incontri da un altrove alpino, riflessione sulle strutture oltre il limite dei territori antropizzati, che sempre più frequentatori delle montagne ambiscono a raggiungere; Dodici di noi di Federico Scienza e Manuela Boezio è un attualissimo e illuminante ritratto del territorio a sud del Brennero, dove da sempre si sono scontrate le identità italiane e tedesca, e che oggi vede una sorprendente corposa presenza di immigrati in cerca di integrazione; la montagna come territorio sociale e politico è al centro anche di A noi rimane il mondo di Armin Ferrari, prodotto dalla bolzanina Albolina Film, racconto delle ramificazioni “montane” del lavoro creativo di Wu Ming, collettivo italiano di narratori militanti e d’avanguardia; mentre Storia di un violino e del suo albero di Matteo Ceccarelli segue il percorso che porta dalla Foresta di Paneveggio, al laboratorio di una liutaia, fino alle sale da concerto, seguendo il viaggio del prezioso “legno di risonanza” trentino. Infine, nell’anno in cui si completa il ciclo di tre anni di studi della scuola di cinema documentario Zelig di Bolzano, e i diplomati realizzano i loro lavori più maturi, due vengono presentati in Orizzonti Vicini: Orera del francese Julien Mounier, girato tra le alture e le foreste dell’isola della Réunion, e Dear Odesa di Kyrylo Naumko, omaggio dello studente ucraino di Zelig alla sua città natale, filmato alla vigilia dell’invasione russa, che completa il percorso trasversale dedicato all’Ucraina, al suo popolo e al suo cinema.

Destinazione… Etiopia

Come anticipato, dopo l’edizione speciale del 70. anniversario, che aveva trasformato Destinazione in un viaggio fantascientifico nel tempo e nella storia del festival, l’apprezzata sezione torna nel 2023 a esplorare paesaggi e culture del pianeta, rivolgendo lo sguardo all’Etiopia.
Con un’altitudine media di 1.330 metri sul livello del mare, l’Etiopia è uno dei Paesi più alti del pianeta. La sua vetta più alta è il Ras Dascian che raggiunge i 4.533 metri, mentre Addis Abeba, a 2.355 metri, è la quarta capitale più alta al mondo.

Questo programma è possibile grazie all’affiorare nei festival internazionali di alcune apprezzate opere sia di registi stranieri, che di autori etiopi spesso formatisi all’estero, come nel caso del pluripremiato Faya Dayi (Etiopia/Stati Uniti/Qatar, 2021) di Jessica Beshir: girato ad Harar, la città rurale in cui è cresciuta la regista, documenta la coltivazione e il commercio del khat, la tradizionale pianta stimolante etiope, attraverso lo sguardo di un gruppo di ragazzi e straordinarie immagini in bianco e nero.

L’immersione nel paesaggio etiope prosegue con Marcher pour Genna (Belgio, 2018) di Frédéric Furnelle e Olivier Bourguet, racconto del pellegrinaggio tradizionale degli ortodossi etiopi verso la località di Lalibela, durante decine di giorni attraverso i monti Simien e una natura grandiosa, e con Lamb (Etiopia/Francia/Germania/Norvegia, 2015) di Yared Zeleke, unico lungometraggio narrativo della selezione, che vede protagonista il piccolo Ephraim in un avventuroso viaggio attraverso l’Etiopia, per sfuggire allo sfruttamento, tornare dalla famiglia e salvare il suo inseparabile agnello.

Centrale nel programma è il ruolo delle donne etiopi nelle loro comunità, e nell’immaginare un futuro per il paese. A loro sono dedicati Among Us Women (Germania/Etiopia, 2021) di Sarah Noa Bozenhardt e Daniel Abate Tilahun, incentrato sul personale di un centro sanitario in una zona rurale dell’Etiopia, in lotta contro la mortalità materna, e Stand Up My Beauty (Svizzera/Germania, 2021) di Heidi Specogna, protagonista una cantante azmari di Addis Abeba, che sogna di raccontare con la sua musica la vita delle donne etiopi, le cui storie ci guidano alla scoperta di un paese in rapida evoluzione.

Da montagne e aree remote alle periferie di Addis Abeba: Anbessa (Etiopia/Italia/Stati Uniti, 2019) di Mo Scarpelli le esplora attraverso la crescita di un ragazzino in bilico tra antico e moderno, tra città e natura; mentre Rift Finfinnee (Germania, 2020) di Daniel Kötter conduce lo spettatore in un viaggio tra geografia, architettura e vita quotidiana, seguendo i lavoratori agricoli ed edili della zona est della capitale, per una riflessione sull’urbanizzazione delle società africane.

Il programma completo è disponibile da oggi su www.trentofestival.it

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