Gli ex atleti possono davvero vivere di rendita?

ex atleti possono davvero vivere di rendita

Siamo scuri che gli ex atleti possono davvero vivere di rendita?
CR7 e la sua holding, Piqué negli eventi, Lebron James nei media, Lewis Hamilton fra bitcoin e carne vegana: come investono i campioni dello sport quando si affidano a consulenti affidabili?
Non è così scontato per un atleta, un grande sportivo, vivere di rendita con i guadagni raccolti durante gli anni migliori. Guadagnare tanto durante la carriera di atleta professionista non significa automaticamente che, dopo il ritiro dalle competizioni, si possa campare nel lusso per il resto della vita. Anzi. Ci sono molti esempi di atleti che non riescono a gestire il patrimonio accumulato durante la carriera e finiscono per avere problemi economici. Dall’altra parte, altri dimostrano capacità non comuni di guardare avanti e di saper investire bene le loro finanze. Come fanno? Segreto di Pulcinella: dato che finanza e imprenditoria non sono il loro mestiere, si affidano a consulenti e agenzie di investimento esperte e affidabili.

Gli ex atleti possono davvero vivere di rendita?

Lo abbiamo visto ad esempio nel mondo del tennis, con gli investimenti diversificati e di successo di Roger Federer, Rafa Nadal e Ion Tiriac (e i debiti pesanti di Aranxta Sanchez, Bjorn Borg e Boris Becker). Ora andiamo a conoscere come investono i migliori sportivi per garantirsi un futuro e avere qualche consiglio sugli investimenti da chi è campione anche nella finanza, oltre che sul campo.

Come si fa a proteggere il patrimonio?

Bill Laimbeer è stato un grandissimo del basket americano. Due volte campione NBA e ancora oggi, a oltre vent’anni di distanza dal ritiro, è ancora un idolo per moltissimi che riconoscono in lui il giocatore più duro e cattivo della storia di questo sport. Bill Laimbeer non era solo sangue (tanto), sudore (tantissimo) e lacrime ma aveva anche un senso dell’umorismo di livello. Quando nel 1980 esordì nella NBA nei Cleveland Cavaliers dopo aver frequentato il college, ebbe a dire in un’intervista: “Sono l’unico giocatore NBA che guadagna meno soldi di suo padre“, che allora era presidente di una multinazionale del packaging. È ben difficile che il caso oggi si possa ripetere: il 19enne Zion Williamson, la prima scelta NBA assoluta dello scorso anno, prima ancora di aver messo piede in campo da professionista con i New Orleans Pelicans aveva già guadagnato 95 milioni di dollari! Quante spese pazze (e investimenti sbagliati) avrà già fatto? È vero che si farebbe ben fatica a spendere 95 milioni di euro ma è altrettanto vero che molti grandi campioni, pur avendo portato a casa centinaia di milioni di dollari in carriera tra stipendi, premi e sponsor, hanno investito – e bene – raddoppiando il capitale in pochi anni. Come hanno fatto? Chi sono?

Come ha gestito i soldi Kobe Bryant

Se molti riescono a sperperare patrimoni a 8 zeri in poco tempo, altri atleti, che diventano vere e proprie aziende (da CR7 a Lebron James, da Michael Jordan a Lewis Hamilton) scelgono di affidarsi a agenzie finanziarie, consulenti, investitori che lavorano per mettere in sicurezza e far fruttare il denaro incassato in carriera. Le loro storie insegnano che ingaggiare fin dagli inizi un’agenzia di consulenza finanziaria solida e di comprovata esperienza con l’obiettivo di diversificare gli investimenti è la soluzione migliore e più sicura, anche se non sempre nella testa di un campione.
Gli esempi virtuosi al riguardo non mancano. Una rivista economica americana ha calcolato che il patrimonio del compianto Kobe Bryant, al termine dei suoi vent’anni di carriera nel 2016, ammontava a circa 350 milioni di dollari. Ebbene, con l’aiuto di consulenti finanziari esperti, quella cifra in seguito è ampiamente cresciuta grazie a diverse iniziative imprenditoriali. Bryant investì nella produzione media, con un risultato eccezionale: il suo “Dear Basketball”, ispirato dalla sua famosa lettera d’addio al parquet ha anche ottenuto un premio Oscar come Miglior Cortometraggio Animato nel 2018. Ma mise fondi anche nella partecipazione al 10% delle quote azionarie di un brand di bevande energetiche che – acquistato “per due soldi” – è stato valutato in oltre 200 milioni di dollari dopo l’acquisto da parte del gruppo Coca Cola.

Il patrimonio di Michael Jordan fra Nike e basket

Michael Jordan, che continua a guadagnare decine di milioni di dollari ogni anno da Air Jordan, il suo brand di calzature di proprietà di Nike, ha concentrato la propria attenzione sulla franchigia degli Charlotte Hornets che ha acquistato nel 2010 per 275 milioni di dollari e oggi ne vale quasi il doppio. E se la Magic Johnson Enterprise dell’ex grande playmaker del Los Angeles Lakers fattura circa 700 milioni di dollari all’anno grazie a quote di minoranza nei Lakers e nei Los Angeles Dodgers (baseball) e in mille altre aziende, il fondo di investimenti creato dall’ex cornerback dei Washington Redskins (football Nfl) Eugene Profit (un nome, una garanzia) dichiara al fisco oltre 2 miliardi di dollari in asset. Non a caso è laureato a Yale in Economia.

Il patrimonio di Lebron va nei media, Shaquille O’Neal su Google

Anche Lebron James punta sui media: figura addirittura tra i produttori americani del game show The Wall (in Italia condotto da Gerry Scotti su Canale 5) e si dice che non solo il format appartenga ad una sua casa di produzione ma che sia stato inventato da lui stesso.
L’ex cestista Nba (ora anche commentatore) Shaquille O’Neal ha invece recentemente dichiarato di aver quadruplicato il proprio patrimonio di 300 milioni di dollari dal giorno del suo ritiro, avendo investito fin dal 1999, grazie alle consulenze di agenzie finanziarie, in azioni di Google e Apple, in decine di night club a Las Vegas e centinaia di ristoranti fast food e autolavaggi in giro per l’America.
Ma anche in linee di abbigliamento e calzature, gioielli firmati, collane di libri per bambini e perfino in
un’azienda che produce un sistema di sicurezza per appartamenti che di recente è stata venduta ad Amazon per un miliardo di dollari. Shaquille è riuscito a sfruttare il suo ruolo pubblico e, appoggiandosi a diverse agenzie di consulenza finanziaria, compra le aziende, le fa crescere – anche grazie alla sua immagine – e le rivende. Con profitti crescenti.

Calciatori e soldi: gli investimenti di CR7, Piquè e gli altri

E i calciatori? La holding CRS di Cristiano Ronaldo, con sede in Lussemburgo, si è dedicata ad una catena di hotel 5 stelle (la Pestana CR7), a una ben nota società di cliniche per il trapianto dei capelli in Spagna, oltre a partecipazioni in società di eventi sportivi (come quella che controlla la UFC americana) e nel food. Lionel Messi ha preferito limitarsi al settore immobiliare, mentre il “vecchio” David Beckham fa ancora ben fruttare i diritti di immagine ceduti a decine di aziende.

Se l’ex centrocampista del Barcellona Andres Iniesta ha investito il denaro guadagnato in carriera in una immensa azienda vitivinicola, l’ex milanista Mathieu Flamini (ancora in attività nel Getafe, in Spagna) è stato definito dal quotidianio L’Equipe il calciatore più ricco del mondo, in virtù di un patrimonio da 30 miliardi di dollari (subito smentito dal calciatore) guadagnati grazie ad un investimento oculato nel 2008 nella GF Biochemichals, un’azienda che produce acido levulinico, una molecola per combustibili meno inquinante dell’olio.
E che dire di Gerard Piquè? Gioca a poker online come un professionista, ha una casa di produzione multimediale di livello internazionale, ha una quota rilevante in un marchio spagnolo che produce carne bio e soprattutto ha una società di organizzazione eventi che, tra le altre cose, ha di recente acquistato i diritti della Coppa Davis di tennis per i prossimi 25 anni. Un affare da miliardi di dollari.

Lewis Hamilton, un patrimonio che cresce con bitcoin e ristoranti vegan

A Lewis Hamilton invece piace guardare lontano: ha investito infatti in Bitcoin e, dopo che Barclays ha predetto che il mercato della “carne alternativa” esploderà nel giro di pochi anni, ha contribuito ad aprire una catena di ristoranti con menu di hamburger vegani nel Regno Unito. Anche lui, manco a dirlo, lavora da tempo con aziende di consulenza finanziaria.

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