Lo sport fa male (se fatto male): un libro sul mal di sport

Lo sport fa male (se fatto male): il libro di Betta Carbone sul mal di sport

Lo sport fa male è una vecchia e abusata battuta che circola tra gli sportivi di ogni livello che amano crogiolarsi nei propri dolori, dolorini e infortuni. Ma di questi è anche un’amara verità, a guardare molti degli aspetti deteriori della pratica sportiva in Italia e non solo. Ma insieme al suo lato oscuro lo sport annida in sé a ogni livello anche tante storie positive. Ed è proprio questo che ha voluto raccontare Betta Carbone, giornalista di lunga data e sportiva per passione, in questo Mal di Sport: Lo sport fa male (se fatto male) (Bolis edizioni, 14 euro).

Lo sport fa male (se fatto male): il libro di Betta Carbone sul mal di sport

L’alto e il basso, le vittorie olimpiche e le garette della domenica, la luce e il buio, le vittorie che valgono una carriera, i gesti che valgono una vita, e le grandi cadute negli aspetti malsani dello sport moderno: c’è tutto e il contrario di tutto in questo libro che si legge d’un fiato, perché parlare di sport è parlare della vita, e la vita ha i suoi aspetti migliori ma anche quelli deteriori.

La scintilla alla scrittura sono stati la pandemia e il lockdown, un momento storico che ha obbligato anche lo sport, e chi lo pratica, a fare i conti con se stessi: le capziose distinzioni tra amatori, dilettanti e agonisti, gli escamotage per riuscire a fare un po’ di movimento anche in prossimità di casa (sic), le palestre, le piscine e i campi chiusi per primi e riaperti per ultimi anche per i ragazzi e le ragazze: da quel frangente e da quelle decisioni prende il via un documentato excursus sul valore sociale, individuale e collettivo, e su quello di promozione della salute pubblica dello sport praticato.

Ma insieme allo sport che fa bene c’è appunto anche lo sport che fa male, fatto di eccessi, sotterfugi e scorciatoie anche tra i dilettanti. Una specie di nuova droga, assolutamente lecita e legale, ma che può dare la stessa dipendenza fisica e mentale e la stessa incapacità di capirla.

E poi ci sono una dozzina abbondante di storie di sport, di testimonianze, di interviste e di racconti in presa diretta dei protagonisti migliori e peggiori, volontari o involontari, di questi ultimi anni di sport: da Bebe Vio ad Alex Schwazer, da Martina Trevisan a una serie di professionisti dell’area medico-sportiva che sul lettino del proprio studio vedono aprirsi gli sportivi a confessioni che forse neanche su quello dello psicologo.

Un quadro disperato? No, affatto, una fotografia per quello che è lo sport di oggi dagli atleti olimpici al tapascione della domenica. Con in chiusura “qualche parola d’amore” perché sì, lo sport è endorfinico come l’amore quello vero.

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