Di cosa parliamo quando parliamo di e-bike

Di cosa parliamo quando parliamo di e-bike

Secondo i dati di Confindustria Ancma – Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori, nel 2020 in Italia sono state vendute 280mila e-bike. Un anno record se si pensa che nel 2015 le vendite erano state 56mila. Effetto pandemia? Non tanto, perché il trend di crescita è continuano nel 2021 (+5% con 295mila pezzi venduti) e anche per questo 2022 le prospettive sembrano confermare il trend. Con buona pace di quanti consideravano l’exploit del 2020 come un fuoco di paglia dovuto al bonus mobilità e alle criticità del trasporto pubblico dovute alla pandemia. E con buona pace di quanti continuano a considerare l’e-bike come una non-bicicletta.

Il “sentiment” verso le-bike

A giudicare dal “sentiment” nei gruppi social dedicati alla bicicletta, da quelli di cicloturismo a quelli più verticali su determinate tipologie di due ruote, le e-bike non sarebbero biciclette. A cadenza regolare nei gruppi social di MTB, gravel, ciclismo su strada e chi più ne ha più ne metta, esplodono discussioni anche feroci sul fatto che “l’aiutino” (sic) non avrebbe nulla a che fare con lo spirito più puro del pedalare. Che è quello di fare fatica.
Da questo postulato derivano poi tutta una serie di conseguenze logiche più o meno ricorrenti: le bici elettriche sono dei motorini / scooter, ora c’è troppa gente in giro che non sa andare in bicicletta, sì però così i dati di Strava sono falsati, con la pedalata assistita arrivi dove non riusciresti e poi è un problema tornare indietro…

Cos’è esattamente una e-bike

Non ci sarebbe bisogno di dire ancora cos’è esattamente una e-bike: è una bicicletta con batteria e motore elettrici che fino alla velocità massima di 25 km/h moltiplicano la forza impressa sui pedali in funzione del livello di assistenza impostato. Cioè le e-bike non vanno da sole, girando la manopola dell’acceleratore, e non vanno alla velocità di uno scooter elettrico. Devi comunque pedalare. Facendo meno fatica certo, anche molta meno fatica in determinate situazioni, ma un po’ almeno devi pedalare.

E-bike come i telefonini

Per chi c’era, e l’ha vissuta in diretta, le e-bike sembrano vivere la stessa dinamica dei telefonini: forse non sapevamo nemmeno di averne “bisogno”, vivevamo benissimo anche con il fisso in casa e le cabine telefoniche. Ma dal momento in cui sono arrivati i primi GSM non abbiamo più potuto farne a meno. E così sta accadendo per quelle 800mila persone più o meno che negli ultimi 3 anni hanno comprato una bicicletta a pedalata assistita a cui aggiungere tutti quelli che usano il bike sharing in città.

Di cosa parliamo quando parliamo di e-bike

I ciclisti tradizionali (i “veri” ciclisti? I ciclisti “muscolari”? Mancano quasi le parole ormai per definire le cose) solo in minima parte hanno abiurato alla loro fede per le due ruote passando al lato oscuro della forza elettrica. Per la stragrande maggioranza gli acquirenti di e-bike erano e sono i “Non Utilizzatori”: persone che, per abitudine e stile di vita, non prendevano in considerazione l’uso della bici per i propri spostamenti. Rappresentano un target molto ampio: persone che non hanno mai usato la bici, persone che hanno abbandonato l’uso della bicicletta e per molti anni non l’hanno preso in considerazione per le proprie esigenze di mobilità (casa-lavoro, acquisti quotidiani, tempo libero in città, tempo libero nel weekend), persone che per età o condizione fisica hanno interrotto con l’uso sportiva della bicicletta inteso come mezzo per allenarsi.

Di cosa parliamo quando parliamo di e-bike?

Ma quindi di cosa parliamo quando parliamo di e-bike? Sicuramente non parliamo di un mezzo per competere, per fare agonismo. Sì, ci sono anche le competizioni di e-bike, dal Giro-E alle gare di e-MTB, ma basta guardarsi in giro, in città come in montagna, la domenica come nelle località di villeggiatura, per capire subito che l’utente della pedalata assistita non ha in mente la gara. Ha in mente altro.

Di cosa parliamo quando parliamo di e-bike

Ha in mente che ha scoperto un mezzo di trasporto che gli consente in molte occasioni di lasciare a casa la macchina. Per esempio per muoversi in città, risparmiando un po’ di soldi ed evitando i mezzi pubblici affollati. Per esempio nel weekend, facendo una gita che altrimenti l’avrebbe imbottigliato nel traffico. Per esempio in vacanza, per andare in spiaggia, a cena, a prendere un gelato o un aperitivo. Per esempio nel tempo libero, che altrimenti avrebbe passato in maniera sedentaria. Per esempio per condividere del tempo con il proprio partner – marito o moglie – ciclista tradizionale. Per esempio per portare a scuola i figli, che altrimenti avrebbe caricato in auto intasando la strada davanti a scuola. Per esempio per rimettersi in forma da una condizione che altrimenti gli avrebbe precluso l’utilizzo di una bici tradizionale. Per esempio ci sono tantissimi altri esempi che riguardano lo stile di vita, la salute, il movimento quotidiano, l’impatto ambientale, lo stare meglio. E che non ha nulla a che fare l’etica e la mistica della fatica e della competizione.

Potrebbero fare tutto ciò anche con una bici non assistita? Probabilmente in molti casi sì, e forse un giorno lo faranno anche. Ma se ora lo fanno con una bici elettrica, esattamente, qual è il problema?

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