Dimentichiamoci i “10.000 passi al giorno”: il vero mantra, estivo e non, degli italiani è “devo prendere un po’ di colore”.
Da sempre il rapporto con il sole è fatto di amore, ossessione e contraddizioni. C’è chi corre al mare a maggio e chi si rifugia sotto l’ombrellone con la protezione 50, chi sogna il bronzo tropicale e chi teme le macchie scure.
Insomma, l’abbronzatura è diventata una vera forma di status — sociale, estetico e psicologico — tanto da avere persino una sua “patologia”: la tanoressia, la dipendenza dal sole.
Una mania, una storia che racconta molto di noi, tra storia, moda e marketing.
☀️ La storia dell’abbronzatura: “Più pallido sei, più nobile sembri”
Oggi l’abbronzatura è sinonimo di salute, ma un tempo significava l’esatto contrario.
Nel Medioevo e nell’epoca vittoriana, la pelle chiara era un segno di distinzione sociale: chi poteva permettersi di restare in casa o nei palazzi non rischiava certo di “bruciarsi” nei campi.La pallidezza era un marchio di classe, un biglietto da visita aristocratico.
Solo contadini e marinai avevano la pelle ambrata — e nessuno voleva assomigliare a loro.
Curiosità: in molte culture asiatiche questa concezione è rimasta radicata fino a oggi. In Giappone e Corea del Sud, ad esempio, la pelle chiara è ancora sinonimo di eleganza e purezza.
👒 Coco Chanel, il sole e la rivoluzione del colore
Tutto cambia negli anni Venti, quando Coco Chanel, dopo una vacanza in Costa Azzurra, si presenta a Parigi con un’abbronzatura dorata e un’idea rivoluzionaria:
il sole non è più un nemico, ma un accessorio di stile.
I suoi abiti corti, le linee essenziali e i tessuti leggeri esaltano una pelle “baciata dal sole”, sinonimo di libertà e modernità.
Da lì in poi, abbronzarsi diventa chic.
Pochi anni dopo arrivano anche i primi prodotti per facilitare la tintarella: nel 1928 Jean Patou inventa Huile de Chaldée, il primo olio solare profumato, e nel 1935 Eugène Schueller lancia Ambre Solaire, l’olio che prometteva un’abbronzatura cinque volte più veloce.
Era nata una nuova religione: quella del sole.
👙 Bikini e libertà: la pelle nuda diventa simbolo di felicità
Nel 1946 esplode la rivoluzione del bikini: due pezzi di stoffa e tanta emancipazione.
Le donne scoprono la pelle, i corpi si liberano, e l’abbronzatura diventa non solo estetica, ma anche emancipazione.
Chi era abbronzato non era più un contadino, ma un viaggiatore, un libero pensatore, uno che “poteva permetterselo”.
Negli anni Cinquanta e Sessanta arrivano le spiagge affollate, le vacanze in Versilia e a Rimini, il turismo di massa e le prime campagne di marketing che legano il colore della pelle al benessere e alla sensualità.
Da status aristocratico, l’abbronzatura diventa status vacanziero.
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🧴 L’era dell’abbronzatura artificiale
Negli anni Settanta e Ottanta, quando il lavoro si sposta negli uffici e l’aria condizionata sostituisce il sole, la tintarella si conquista con mezzi alternativi:
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lampade,
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lettini a raggi UV,
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creme autoabbronzanti (spesso dal risultato improbabile).
Il sogno era un corpo dorato tutto l’anno. E chi non poteva permettersi i tropici si “cuoceva” in cabina.
Oggi il mercato mondiale dei prodotti per l’abbronzatura vale oltre 20 miliardi di euro: dai solari con effetto shimmer agli spray “glow”, fino ai filtri smart che modulano i raggi UV in base alla pelle.
😬 La tanoressia: quando il sole diventa una droga
Poi è arrivata la diagnosi: tanoressia.
Una vera e propria dipendenza, con sintomi simili a quelli delle altre forme di dismorfismo corporeo.
Chi ne soffre non si vede mai “abbastanza abbronzato”, continua a esporsi anche con scottature o febbre, e può arrivare a sviluppare ansia o depressione nel periodo invernale.
🧴 Generazioni a confronto: dai mix di Coca Cola alla protezione 50
I millennial ricordano bene l’epoca delle vacanze “abbronzati a tutti i costi”: oli al cocco, impacchi con birra e Coca Cola, gare a chi si “bruciava meno”.
I Gen Z, invece, hanno invertito la tendenza: crema SPF 50, cappello, ombrellone, e orgoglio per la “pelle chiara ma sana”.
In mezzo, un’evoluzione culturale che dice molto di come percepiamo il corpo, il tempo e la cura di sé.
💡 Oggi: più idratazione, meno ossessione
Nel 2024 la moda è cambiata ancora.
L’abbronzatura ideale è naturale, luminosa e non estrema.
Le campagne beauty parlano di glow skin, non di pelle scura.
E la parola chiave è “protezione”: schermi solari, creme idratanti, esposizioni brevi e consapevoli.
Forse il sole resta la nostra droga preferita — ma almeno ora impariamo a prenderla con moderazione.
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