Un piccolo dispositivo, grande come una carta di credito e dal costo inferiore ai 25 dollari, potrebbe presto rivoluzionare la sicurezza in sella per milioni di ciclisti urbani. Si chiama ProxiCycle e nasce nei laboratori dell’Università di Washington con un obiettivo molto concreto: permettere ai ciclisti di sapere quando e dove le auto passano troppo vicino a loro, mappando in tempo reale i tratti di strada più pericolosi.
Che cos’è ProxiCycle
ProxiCycle è stato progettato per essere economico, leggero, facile da installare e compatibile con qualsiasi tipo di bicicletta. Grazie a un sensore a ultrasuoni e a una scheda di sviluppo open source (ESP32), il dispositivo rileva ogni veicolo che passa a meno di 1,5 metri dalla bici. Ogni dato viene poi registrato e trasmesso a una mappa digitale, permettendo ai ciclisti di conoscere in anticipo le strade dove il traffico è più ostile o le manovre degli automobilisti sono più rischiose.
I vantaggi per chi va in bici
Oltre alla raccolta dei dati, ProxiCycle offre benefici diretti a chi pedala ogni giorno:
- Maggiore consapevolezza: il dispositivo registra e segnala le situazioni critiche, aiutando i ciclisti a scegliere percorsi più sicuri.
- Strumento educativo: mostrare dati concreti può favorire una migliore convivenza tra ciclisti e automobilisti, sensibilizzando sul rispetto delle distanze minime di sorpasso.
- Supporto alla pianificazione urbana: i dati aggregati possono essere utilizzati da amministrazioni e urbanisti per migliorare le infrastrutture ciclabili, intervenendo nei punti più critici.
- Tecnologia democratica: essendo open source e dal costo contenuto, può essere costruito e utilizzato da chiunque, anche senza competenze tecniche avanzate.
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Come funziona ProxiCycle
Il sensore viene montato sulla parte posteriore della bicicletta. Ogni volta che un veicolo passa troppo vicino, il dispositivo registra la distanza e il momento esatto dell’accaduto. Collegato via Bluetooth al telefono del ciclista, invia i dati in forma anonima a una piattaforma condivisa. Lì, ogni rilevamento contribuisce a costruire una mappa dinamica della sicurezza stradale per chi pedala.
Secondo gli sviluppatori, ogni ciclista può diventare un “sensore umano” al servizio della comunità. Con decine o centinaia di ProxiCycle in circolazione, sarebbe possibile avere una fotografia dettagliata – e sempre aggiornata – dei tratti urbani più rischiosi. Un passo avanti concreto verso città più sicure, dove la bici non sia più il mezzo più vulnerabile.
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In futuro, anche l’Intelligenza Artificiale
ProxiCycle è solo l’inizio. Il team di ricercatori sta lavorando per integrare il dispositivo con sistemi di AI capaci di riconoscere non solo le auto in avvicinamento, ma anche lo stile di guida, la velocità o eventuali pericoli imminenti. L’obiettivo finale è costruire un ecosistema dove la bicicletta, oltre a essere un mezzo ecologico e salutare, diventi anche uno dei più sicuri da usare in città.
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