C’è una cosa molto semplice che puoi fare nella natura per ridurre lo stress e ritrovare il benessere. Ovvero: basta una notte immersi nella natura per ritrovare equilibrio, calma ed energia. È quanto emerge dallo studio “Uomo e Natura – Gli Effetti della Natura sul Benessere”, creato da Friland in collaborazione con i dipartimenti di psicologia dell’Università di Trento e di Padova.
Una ricerca scientifica che, con oltre 6.000 ore di esperienze raccolte e più di 200 partecipanti, ha voluto misurare qualcosa che tutti, in fondo, sentiamo: stare nella natura fa bene.
6 mesi di osservazione sperimentale
Per sei mesi, i ricercatori hanno osservato gli effetti di un soggiorno nelle “casette” Friland – piccole abitazioni immerse in contesti naturali lontano dal caos e dal stress cittadino. Ai partecipanti sono stati somministrati questionari prima e dopo l’esperienza, con l’obiettivo di analizzare cambiamenti concreti in tre ambiti fondamentali: benessere psicologico, burnout e rigeneratività.
Più benessere percepito, riduzione del burnout
I risultati della ricerca, condotta dalla PhD Martina Vacondio del dipartimento di psicologia e scienze cognitive all’Università di Trento, mostrano come anche dopo una sola notte nelle tiny house immerse nella natura di Friland:
- Il benessere percepito è aumentato del 16%;
- Il burnout – quella sensazione di stanchezza mentale ed emotiva – è diminuito di circa l’8%;
- La rigeneratività, ovvero la capacità di un luogo di restituire energia e attenzione, ha raggiunto un valore medio di 7,87 su 10, risultando l’87% più alta rispetto a quella registrata nei tradizionali spazi verdi urbani.
La ricerca, effettuata studiando le distribuzioni interquartili del campione, ha riportato risultati con valenza statisticamente rilevante: “Applicare metodologie scientifiche in ambienti naturali è sempre una sfida, ma i dati raccolti mostrano un effetto chiaro: la natura ha un potere rigenerante reale e misurabile”, spiega la Dr.ssa Martina Vacondio, PhD dell’Università di Trento.
Stare nella natura e rallentare
In un’epoca dominata da notifiche, schermi e ritmi incessanti, la proposta di Friland – casette panoramiche ed ecosostenibili immerse nella natura – nasce come un invito non solo a stare nella natura, ma anche a rallentare.
“Viviamo in un tempo che ci allontana sempre di più dal nostro vero habitat naturale”, racconta Luca Ricchi, CEO di Friland. “Abbiamo voluto quantificare ciò che tanti ospiti ci raccontano da anni: dopo un’esperienza in Friland ci si sente davvero rigenerati, come se la mente e il corpo trovassero di nuovo lo stesso respiro”.

E in effetti, il concetto di “cura” che emerge da questo studio è semplice ma potente: la natura ci cura, se impariamo ad ascoltarla. Non serve molto — un sentiero tra gli alberi, un cielo aperto, il silenzio di una notte lontano dal rumore — per rimettere in equilibrio ciò che il ritmo quotidiano spesso scompensa.
Lo studio mostra anche un altro effetto sorprendente: chi vive esperienze rigenerative nella natura tende a sviluppare comportamenti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Un segnale positivo che suggerisce come la connessione con la terra non solo ci fa stare meglio, ma può anche spingerci a prendercene più cura.
“Ambienti come Friland non solo rigenerano, ma ispirano atteggiamenti pro-ambientali che spesso si mantengono nel tempo”, conclude la Dr.ssa Vacondio. “La natura restituisce, e ci insegna a restituire”.
Una tesi sperimentata negli anni
Già negli anni Ottanta, i medici giapponesi avevano iniziato a indicare lo Shinrin-Yoku come via per guarire dalla crescente epidemia di stress che affliggeva gli abitanti del Paese del Sol Levante. La prescrizione di “bagno nel bosco” prevedeva momenti di immersione totale nella natura, in silenzio e senza distrazioni, favorendo il contatto sensoriale con l’ambiente: osservare, annusare, toccare. Per essere efficace, richiedeva un’area verde il più possibile incontaminata, tempo a disposizione e la volontà di entrare in relazione con il paesaggio naturale.

I risultati, misurati dalla Nippon Medical School di Tokyo, avevano dimostrato che anche una singola sessione di “bagno nella natura” poteva portare alla riduzione del cortisolo, all’abbassamento della pressione sanguigna e al rafforzamento del sistema immunitario.
Negli anni, con il susseguirsi degli studi che hanno confermato gli effetti benefici del passare del tempo nella natura, sono emerse anche nuove informazioni: uno studio dell’Università dello Utah aveva dimostrato che trascorrere alcuni giorni immersi nella natura, disconnessi dai media e dalla tecnologia, aumenta le prestazioni cognitive – come creatività e problem-solving – quasi del 50%. Lo scorso anno, infine, l’Università di Exeter ha rilevato miglioramenti nella salute mentale, evidenziando in particolare un aumento dei livelli di felicità e una diminuzione dei livelli di ansia nelle persone “esposte” alla natura.
Il messaggio che arriva dalla ricerca conclusa da Friland con l’Università di Trento lo conferma e rinnova con dati appena validati e completamente italiani: il miglioramento del benessere arriva anche da alcuni “piccoli ritorni”. Immergersi nel verde, contemplarlo e respirarlo; anche una sola notte dà risultati benefici.
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Chi è Martina Vacondio
Ricercatrice e docente nel campo della psicologia cognitiva e ambientale, con esperienza in sostenibilità, cambiamento comportamentale e processi decisionali. Dopo il dottorato presso l’Università di Klagenfurt (Austria), oggi è Ricercatrice (RTDa) e Delegata alla Sostenibilità del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive dell’Università di Trento. La sua ricerca indaga come le persone influenzano l’ambiente, attraverso comportamenti e scelte sostenibili, e come la natura, a sua volta, favorisca benessere psicologico e rigenerazione delle risorse cognitive.
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