Jim Reynolds: “non so cosa ho fatto”

jim-reynolds-fitz-roy

 

Jim Reynolds ha scalato il Fitz Roy da solo in meno di 16 ore ma ieri ha dichiarato “non so cosa ho fatto”. O meglio non lo sapeva: ora è invitato a raccontare al sue impresa e la sua vita di alpinista-soccorritore in tutto il mondo, e ieri era ospite del nel negozio DF Sport Specialist di Bevera di Sirtori (Lc) per una serata del ciclo “A tu per tu con i grandi dello sport”. Reynolds insieme a Alex Honnold è l’autore delle ultime due grandi imprese in montagna e in solitaria e ha parlato del Fitz Roy ma anche sei pericoli dell’avventura, con sano senso dell’umorismo e della realtà.

 

>> LEGGI ANCHE: Come vedere Free Solo di Alex Honnold in streaming TV

 

 

Jim Reynolds e le imprese alpinistiche

Ha compiuto una delle salite più ammirate e difficili dell’alpinismo moderno, senza quasi rendersene conto: voleva semplicemente andare in cima. Jim Reynolds, 26 anni, ospite ieri sera del ciclo “A tu per tu con i grandi dello sport” nel negozio DF Sport Specialist di Bevera di Sirtori (Lc) con la prima presentazione in Europa della sua salita in free solo sul Fitz Roy in Patagonia, è quanto di più lontano si possa immaginare dai “soliti” climber: non vive di sponsor, lavora nello YOSAR (Yosemite Search and Rescue); non parla solo di roccia, ma ama la montagna a 360° dall’esplorazione alla bici, dalla cultura al paesaggio.

Ieri sera, Reynolds, con la sua simpatia, il suo entusiasmo e la sua concretezza, ha letteralmente conquistato i moltissimi appassionati di alpinismo e arrampicata intervenuti alla serata presentata e tradotta da Luca Calvi.

Reynolds ha raccontato cinque storie di alpinismo e di soccorsi, dall’amicizia con Dave con cui ha scoperto l’arrampicata, alle prime salite in Yosemite. fino al record sul Nose compiuto con Brad Gobright, per concludere con le salite patagoniche e all’eccezionale soccorso sull’Aguja Raphael compiuto con il “coach” Jason Lakey, poco prima della salita in free solo sul Fitz Roy.

“Le prime salite in Yosemite erano emozioni uniche – ha detto Reynolds -. Vedevo che riuscivo a scalare gradi sempre più difficili senza cadere, e quasi non ci credevo. Ho continuato a tornare lì finchè non ho deciso di trovarmi un lavoro per poterci vivere”.

Prima guida escursionistica, poi membro effettivo dello Yosar, Reynolds conosce per esperienza ogni lato della montagna, da quello più rischioso a quello più romantico. Questa consapevolezza gli permette di affrontare con uno spirito incredibile anche le salite più difficili. “Ho cercato gente dispersa, recuperato feriti, a volte persone senza vita – dice –. A volte con i miei colleghi abbiamo rischiato la nostra per dei soccorsi, come dopo la frana su El Capitan del 2017. Mi sono reso conto di quanto possa essere pericoloso sia scalare che soccorrere, e io so di voler diventare anziano, forse anche vivere per sempre. Ma queste riflessioni non mi hanno fermato, mi hanno aperto nuove prospettive: non voglio rischiare di morire, ma nemmeno di non vivere”.

 

 

>> LEGGI ANCHE: Perché ci affascinano gli sport ad alto rischio?

 

 

L’impresa di Jim Reynolds sul Fitz Roy

Come per Alerx Honnold, un altro come lui considerato ‘pazzo’ ma a torto (leggi qui la nostra intervista a Honnold), in realtà i record sono frutto di questo atteggiamento, non nascono da colpi di testa o ambizione eccessiva ma solo dall’amore per la montagna. “Il record sul Nose è arrivato dopo una lunga preparazione e 11 salite in cui abbassavamo il tempo sempre un po’ di più” racconta Reynolds.

La salita in solitaria, lungo la via Afanassieff sul Fitz Roy, è avvenuta il 21 marzo 2018 in circa 15 ore e 50 minuti: Reynolds è salito e ridisceso lungo lo stesso itinerario, un dislivello di quasi 1600 metri, senza corda e sempre in libera, suscitando lo stupore dell’intero ambiente alpinistico. “Volevo semplicemente andare in cima, ma non avevo un compagno – racconta Reynolds – la finestra di bel tempo era breve e non potevo fare altro che andare da solo. Sapevo che era difficile ma sapevo anche di poterlo fare. Conclusa la salita, pensavo di tornare alla mia vita normale, invece al rientro mi hanno detto “tu non sai cosa hai fatto”. E nella mia vita c’è stata una piccola rivoluzione: mai avrei pensato che dopo pochi mesi sarei stato chiamato per una serata in Italia, ad esempio”.

Alla fine della serata Sergio Longoni ha donato a Reynolds la piccozza firmata DF Sport Specialist. “Questa piccozza per noi è segno di progressione – ha detto Longoni – te la doniamo con l’augurio di andare vanti sulla tua strada, già così brillante. Siamo orgogliosi di averti qui da Sport Specialist e in Italia, sei un ragazzo speciale per la tua simpatia e per la tua bravura”.

 

 

>> LEGGI ANCHE: Simone Moro: lasciamo arrampicata i bambini

 

 

 

Qui puoi leggere altri articoli sull’arrampicata

 

 

(foto Sport Specialist)

 

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...