Un manto di stelle, una più luminosa dell’altra: la notte, il buio, tu dormi, io sogno… “Vedo nuvole in viaggio, che hanno la forma delle cose che cambiano”: così canta Jovanotti nel mio sogno. Le mie nuvole viaggiano, alla continua ricerca di nuove terre, nuovi orizzonti, nuovi soli, nuove albe e nuovi tramonti. Alla continua ricerca dell’avventura.
A – Alicante, Almeria. La carovana sfreccia, macina chilometri di asfalto e costa. Costa Brava, costa Blanca, costa del Sol. Il ricordo dei giorni passati in barca è ancora vivo, ma i ritmi sono serrati e bisogna correre verso nuovi lidi. Nel 995 Abd Al-Rahman III di Cordoba decise di fondare Almeria come principale porto del suo dominio e soprattutto per rafforzare le sue difese nel Mediterraneo contro il califfato di Fatimidi, in Tunisia. Al-Miriya in arabo significa specchio, io a bordo di Jolly mi guardo nello specchietto retrovisore: qualche ruga in più, capelli più chiari del solito e maglietta sporca come sempre, che racconta la storia di quasi un mese di viaggio! E si riparte…
V – Villaitana, a pochi passi da Alicante, è una città nella città. È una perfetta ricostruzione di un tipico pueblo mediterraneo spagnolo. Anche se oggi ospita un resort, ha cercato di mantenere intatta la magia che tanti secoli fa caratterizzava queste zone, dove la tranquillità e la pace regnano sovrane. Pit stop finito…
V – Velocità, vento tra i capelli, sole sul parabrezza e musica suonata dalla mia radio spagnola preferita: Los Cuarenta. Così procede il mio viaggio, senza interruzioni, senza pensieri, solo parole: che scorrono nella mia mente, si appoggiano sul volante, danzano leggere e volano via.
E – Evora, a soli 150 chilometri da Lisbona, mi aspetta, non so quante tappe ho ancora prima di entrare in Portogallo, ma so che questa città è sede della seconda università più antica del Paese, dopo Coimbra (è stata fondata nel 1559). Viuzze in salita, case bianche con patii lastricati e terrazze merlate ricordano una medina araba, e lei, antica e silenziosa cittadina dove vivono poco più di cinquantamila abitanti, è diventata una città museo per la ricca presenza di testimonianze architettoniche negli stili più disparati, che vanno dal gotico al rinascimentale, dal neoclassico al barocco.
N – Nostalgia di tutto ciò che ho visto, di tutto ciò che è stato, di tutto ciò che mi porto nel cuore. Ancora molto è rimasto da riempire, il bagaglio pesa troppo poco, e io ho bisogno di metterci un mattoncino alla volta per poterlo raccontare quando tornerò a casa. Prima di arrivare a Evora, ancora Murcia e Granada… un desiderio sotto all’albero di melograno, una veloce occhiata all’Alhambra. Jolly scalpita, dobbiamo ripartire.
T – Tori, tori e ancora tori. Nella patria dei toreri mi perdo lungo le vie di una delle città più belle della Spagna: Siviglia. Può essere considerata il centro artistico, culturale, finanziario, economico e sociale della Spagna del Sud. Ha qualcosa di inspiegabilmente attraente: la sua storia, la sua aria, la sua luce sono pura magia. La cattedrale accanto al cui abside svetta la Giralda, antico minareto del XII secolo, troneggia maestosa nel cuore della città, e da lì si dirama un labirinto di strade, caratterizzate da odori e colori che rendono Siviglia unica. Anche Donnavventura è unica, unica nel suo genere, tant’è che appena mi fermo un attimo è già tempo di rimettersi in marcia.
U – Un’epoca lontana sembra aver rispedito Mèrida nel presente. Resti romani fanno di lei una piccola Roma spagnola. Il teatro utilizzato dal 1933 per spettacoli all’aperto, che può ospitare fino a seimila persona, è adornato a festa: domani si commemora la morte dell’imperatore Augusto, fu a lui che venne dedicata la città nel 25 a.C. quando dai suoi soldati venne fondata con il nome di Augusta Emerita. Il ponte romano che sorge sul fiume Guadiana mi porta lontano da secoli di storia e mi catapulta nel nuovo mondo.
R – Rombo di motori, asfalto bollente, pascoli e coltivazioni. Attraverso l’Estremadura, una delle regioni meno abitate della Spagna, per fare ingresso nel quarto stato di questa mia nuova esperienza: il Portogallo. Ecco Evora, che nel mio sogno però ho già vissuto, per cui passo oltre senza nemmeno accorgermene. 130 km… 89 km… 53 km… 12 km… E poi: Lisbona.
A – Arrivare a Lisbona via strada, solo io e Jolly: sembra che il resto del mondo non esista. Il ponte Vasco de Gama nei suoi 17 chilometri ci fa pregustare quello che sarà la capitale: una lunga storia di dominazioni, conquiste e scoperte, interrotta bruscamente da un disastroso terremoto nel 1755. Felicitas, come era stata soprannominata dai romani, è concentrata attorno a due quartieri principali: la Baixa, città bassa e zona commerciale, e il Bairro Alto fatto di vicoli in salita, palazzi con azulejos variopinti e vivace vita notturna. Giusto il tempo di gustarmi un pastèis de Belèm, anzi tre, ed è tempo di rientrare. Non ci sono dubbi, Pessoa non si sbagliava quando diceva che non esistono fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole.
Qualche raggio di sole filtra dalla finestra, io apro gli occhi, comincia un nuovo giorno, nuove terre, nuovi orizzonti, nuovi soli, nuove albe e nuovi tramonti, un’altra nuova avventura.
“Ma tu dormi ancora un po’, non svegliarti ancora no…”
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