Tra le colline del Medio Campidano, a pochi chilometri dal mare della Costa Verde, il complesso minerario di Montevecchio si distingue come un unicum nel panorama industriale italiano (e non solo). Vi basti pensare che quasi nessun altro sito nel nostro Paese conserva con tale integrità l’intero sistema di miniere, impianti e villaggi operai.
Esso, infatti, si presenta come un prezioso insieme di edifici, gallerie e infrastrutture che custodiscono più di 150 anni di storia mineraria, proteggendo le tracce (ancora intatte) della vita quotidiana di dirigenti, operai e artigiani che, partendo proprio da qui, hanno trasformato il territorio.
Da queste parti il ferro, il piombo e lo zinco hanno modellato il paesaggio, mentre le architetture in basalto e laterizio rimandano a un’epoca in cui tecnologia e estetica si intrecciavano in modi inaspettati.
Le Miniere di Montevecchio diventano così un laboratorio di memorie: i pozzi, gli impianti, le abitazioni dei lavoratori e il Palazzo Della direzione mostrano i contrasti sociali e le innovazioni industriali che hanno reso il sito centrale nell’economia del sud-ovest della Sardegna.
Breve storia
Il primo passo verso Montevecchio fu compiuto da Giovanni Antonio Pischedda, prete e imprenditore, che individuò il potenziale dei filoni minerari locali negli anni ’40 dell’800. In seguito, Giovanni Antonio Sanna raccolse i capitali necessari e ottenne nel 1848 la concessione dal re Carlo Alberto.
Fu così che la miniera divenne rapidamente il fulcro di un’attività industriale di portata nazionale: nel 1865 contava più di 1.000 operai e adottava tecnologie all’avanguardia come perforazioni ad acqua e sistemi di elettrificazione interna. La produzione si protrasse fino al 1991, attraversando momenti di splendore e periodi di crisi. Nonostante questo, quel che rimane oggi è un prezioso patrimonio di architettura, ingegneria e cultura mineraria senza pari.
Percorsi di visita alla Miniera di Montevecchio
Alla Miniera di Montevecchio ci sono diversi percorsi di visita, e ognuno di essi conduce attraverso un aspetto diverso della vita industriale.
Direzione: la vita dei vertici
Il Palazzo della Direzione, costruito tra il 1870 e il 1877, si erge su un colle spianato proprio per accogliere uffici e abitazione della famiglia Sanna. La sala più preziosa, chiamata Blu, mantiene intatti camini, specchi dorati e altre meraviglie, poi ancora spazi per ricevimenti e riunioni in cui si combinavano funzionalità e ornamento.
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Nei piani superiori e nel sottotetto, le stanze della servitù rivelano una quotidianità più semplice, ma comunque più agiata rispetto a quella degli operai. La collezione di strumenti, fotografie e oggetti appartenuti al direttore Alberto Castoldi racconta relazioni, viaggi e attività politiche, mettendo a disposizione una prospettiva rara sulla vita dei vertici minerari.
Sant’Antonio: pozzo e vita operaia
La torre merlata del pozzo domina il cantiere, mentre al suo interno l’argano a bobine trasporta uomini e minerale fino a 500 metri di profondità. Sale compressori, lampisteria e una vecchia centrale elettrica narrano la logistica della miniera, completata da alloggi per operai arredati in modo essenziale.
L’ex deposito minerali consente di seguire le fasi di lavorazione, dalla roccia grezza al metallo pronto alla fusione, con documenti e strumenti di lavoro a completare la narrazione.
Officine: artigianato e tecnologia
Le officine comprendono fonderia, forgia e sala modelli. In queste zone i lavoratori costruivano e riparavano utensili, macchinari e componenti metallici. A disposizione anche una sala modelli che conservava sagome in legno per la replicazione dei pezzi meccanici, mentre l’officina meccanica gestiva veicoli e grandi macchinari.
Piccalinna: architettura industriale e macchine d’estrazione
Il pozzo San Giovanni è il fulcro del sito. La macchina d’estrazione, costruita alla fine dell’800 (ma ancora funzionante), rappresenta uno degli esempi più significativi di ingegneria e archeologia mineraria sull‘isola. Lampisteria, forge, sala compressori e laveria completano l’area.
Attorno, le abitazioni dei lavoratori e la villa dei capisquadra sono testimoni della stratificazione sociale del tempo, mentre le murature in basalto e i decori in laterizio definiscono lo stile architettonico di un cantiere progettato anche per stupire.
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Gallerie Anglosarda: nel cuore della miniera
Quello delle Gallerie Anglosarda è un percorso sotterraneo grazie al quale osservare le gallerie di estrazione lungo il filone metallifero. Armature lignee, binari, perforatrici e motopala mostrano la complessità dei sistemi di sicurezza e di lavoro.
Ci sono anche dei cristalli aciculari di gesso bianco che contrastano con la roccia gialla e nera, regalando un quadro visivo che può essere definito eccezionale.
Come arrivare
Montevecchio si raggiunge guidando lungo la strada provinciale tra Iglesias e Arbus, con un accesso principale dotato di parcheggio e cartellonistica. La visita può avvenire da soli o accompagnati da guide locali esperte, capaci di restituire in maniera molto chiara dettagli storici e tecnici.
I percorsi a piedi richiedono scarpe adatte, in quanto alcune aree presentano gradini e terreni irregolari. Orari, tariffe e chiusure stagionali sono disponibili sui siti ufficiali dedicati al patrimonio minerario sardo.
Foto Canva
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