Si cammina tra fantasmi e luci perdute a Consonno, la Las Vegas dimenticata d’Italia

Consonno dorme tra rovine e silenzio. Il sogno di una Las Vegas brianzola è svanito, lasciando minareti vuoti, graffiti e un fascino che non vuole morire

Consonno, Lombardia

Tra le colline della Brianza, a non troppa distanza da Lecco e dal Lago di Como, Consonno si staglia come un luogo sospeso nel tempo. Una città fantasma, intrisa di un fascino malinconico che nasce dal contrasto tra il verde dei boschi e le rovine di quello che era un progetto particolarmente ambizioso.

Nei primi anni Sessanta un imprenditore visionario intravide proprio qui la possibilità di creare una Las Vegas italiana, trasformando un borgo agricolo in un parco giochi che potesse attrarre curiosi e turisti da Milano e dintorni. Oggi quello stesso posto appare silenzioso, segnato dalle frane e dagli edifici abbandonati, ma nonostante ciò mantiene un richiamo irresistibile per chi cerca storie insolite e scenari fuori dal tempo.

La storia di Consonno: dalla nascita all’abbandono

Consonno è un borgo che affonda le proprie radici nel Medioevo. La prima citazione documentata risale al 1085, mentre nel 1162 l’imperatore Federico I confermò la proprietà del monastero di Civate, vietando a chiunque ogni interferenza sul territorio. Per secoli il paese visse di agricoltura, artigianato e vita comunitaria legata alle pievi della Brianza. La popolazione oscillava tra poche decine e un paio di centinaia di abitanti, fino al dopoguerra, quando il villaggio iniziò lentamente a spopolarsi a causa della crisi agricola.

Consonno, città fantasma in Lombardia

Tutto cambiò negli anni Sessanta con l’arrivo di Mario Bagno, eccentrico imprenditore milanese nato a Vercelli. Convinto che Consonno potesse diventare una meta turistica di rilievo, l’uomo acquistò l’intero paese e fece costruire una strada asfaltata che lo collegava a Olginate. L’antico borgo venne quasi completamente demolito, tranne la chiesa di San Maurizio, la canonica e il piccolo cimitero. Su quelle rovine sorsero ristoranti, alberghi, il minareto, una struttura scenografica in stile castello medievale e un luna park, completati da impianti sportivi e un giardino zoologico. Fu così che, per qualche anno, Consonno brulicò di musica, feste e celebrità.

Tuttavia, le costruzioni invasero l’equilibrio naturale del terreno. Le piogge del 1966 provocarono la prima frana, mentre quelle del 1976 distrussero la strada principale decretando per sempre (o almeno così pare) la fine del sogno. Negli anni successivi il borgo fu abbandonato, le strutture caddero in rovina e le iniziative di rilancio non ebbero seguito. Con la morte di Mario Bagno nel 1995, Consonno entrò definitivamente nella lista delle città fantasma italiane.

Cosa vedere oggi

Al giorno d’oggi Consonno appare come un museo a cielo aperto del tempo sospeso. Il minareto rimane il simbolo più evidente, con la sua torre arabeggiante che svetta tra edifici pericolanti e graffiti colorati. Resti della galleria commerciale e degli appartamenti superiori raccontano del sogno di Mario Bagno, mentre il Grand Hotel Plaza sta lì, silenzioso e decadente. Il ristorante Pavesino, mai completato, funge da porta d’ingresso surreale al villaggio, e la pista da ballo all’aperto e le aree sportive lasciano intuire la vita che vi si sarebbe potuta svolgere.

Minareto di Consonno

Tra i resti delle strade e i sentieri che si intrecciano tra gli edifici, la sensazione di camminare in un posto abbandonato è forte e imprescindibile. La combinazione di rovine, graffiti e panorami mozzafiato regala fotografie e scenari unici. Anche se non è consigliabile entrare negli edifici pericolanti, osservare Consonno dall’esterno permette di cogliere la storia e il fascino della città fantasma, testimonianza di un’idea grandiosa e del suo inevitabile tramonto.

Come visitare Consonno

Il borgo è raggiungibile dalla SS36 del Lago di Como, uscita per Olginate, da dove una strada tortuosa si inerpica fino al paese. L’accesso in auto è limitato da sbarre, aperte in alcune domeniche dell’anno, mentre per il resto è necessario parcheggiare e proseguire a piedi lungo via Belvedere fino al borgo. In alternativa, si può partire da Villa Vergano di Galbiate, seguendo il sentiero che conduce a Consonno. Chi parte da Milano impiega poco più di un’ora, mentre da Lecco o Como il percorso passa per Galbiate.

Una volta arrivati, la visita richiede attenzione e prudenza: gli edifici sono instabili e molte strutture risultano danneggiate da atti di vandalismo. La camminata tra le strade e i resti del paese aiuta ad ammirare panorami straordinari e a percepire l’essenza di un luogo sospeso tra passato e presente. La chiesa di San Maurizio e il minareto rimangono i punti più suggestivi, mentre il Grand Hotel Plaza e il Pavesino narrano la storia incompiuta di una città dei balocchi che ha sfidato il tempo.

Foto Canva

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