Sono andato a sciare in Svizzera a Zermatt e vi dico che…

sciare a zermatt

Qualcuno è andato a sciare in Svizzera a Zermatt e ci racconta alcune cose interesanti, molto interessanti.
Ricordate la storia di quella giornalista dell’agenzia stampa AGI che quattro giorni fa ha provato ad andare a sciare in Svizzera a Zermatt, pubblicando poi un articolo in cui raccontava come ci è riuscita? Ebbene, in auto con lei che era anche Marco Acher Marinelli, giornalista e amico di vecchia data di SportOutdoor24. A lui abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata, scendendo nei particolari di quel weekend che moltissimi italiani gli invidiano. “È stata una piacevole avventura, cominciata venerdì sera. Annalisa Cretella, giornalista dell’AGI, ha ricevuto l’ordine dal suo direttore di scrivere questo articolo all’ultimo momento e mi ha chiesto di accompagnarla, dato che conosco molto bene la zona”.

Proveremo a raccontare i fatti nel modo più obiettivo possibile, senza fare il tifo per la Svizzera e soprattutto senza voler invitare gli italiani – o quantomeno quegli lombardi, piemontesi, valdostani e altotesini (c’è una piccolissima dogana una decina di km sopra Glorenza che porta in Val Monastero in fondo all’Engadina) – che vivono lungo il confine. È vero però anche che nessuno alla frontiera svizzera fermerà un italiano con gli sci sul tetto della vettura perché noi non siamo una regione a rischio per il Governo della Confederazione mentre il Dpcm che verrà formalizzato stasera obbliga chi rientra in Italia “solo” ad una quarantena.

“Siamo partiti sabato mattina presto con gli sci in macchina da Milano”, comincia a raccontare Marco Acher Marinelli. “Abbiamo preso la Milano-Laghi e ovviamente, quando all’altezza di Castelletto Ticino abbiamo cambiato regione passando in Piemonte, non abbiamo trovato controlli. E nemmeno quando, dopo Gravellona Toce, abbiamo guidato – con auto targata Milano – fuori dall’autostrada. Abbiamo passato il confine con la Svizzera a Iselle, poco prima del Sempione, verso le 10.00 del mattino e non siamo stati fermati per i controlli. Lo stesso dicasi per la dogana svizzera di Gondo nel Vallese“.

Come è stato sciare in Svizzera a Zermatt per due giorni?

Com’è la vita in una delle stazioni più incredibili del mondo al tempo del Covid? “Beh, Zermatt ci ha dato subito il suo benvenuto. Dato che è un paese car free, bisogna lasciare l’auto a Täsch e proseguire con il trenino: alla stazione abbiamo incontrato nientemeno che Pirmin Zurbriggen che veniva sulla banchina a dare il benvenuto ai clienti del suo hotel. Vedere un grande campione dello sci che fa il facchino e carica le valigie dei suoi ospiti sul tetto della sua vettura elettrica lascia davvero senza parole. Bisogna ammettere che a Zermatt c’era tanta gente in giro ma ovviamente molto meno di quanta potrà esserci tra un paio di settimane quando partirà ufficialmente la stagione invernale. Quindi a ogni considerazione va dato il peso giusto: abbiamo visto qualche italiano sulle piste – in verità pochi – che, dalla parlata, è facilmente distinguibile dai ticinesi. Abbiamo perfino incrociato un gruppetto, evidentemente non ben informato, fermamente convinto di scendere con gli sci a Cervinia dopo aver visto la nazionale azzurra che si allenava!”

Com’era e come potrà essere la giornata in pista?

“L’unica pecca che ho riscontrato in questi giorni è stata l’affollamento sui mezzi di trasporto pubblico in paese. Tutti con la mascherina ma nessun distanziamento. Io ho preferito arrivare alla stazione della funivia a piedi. Sugli impianti, almeno in quei giorni, non c’è mai stato alcun problema di sovraffollamento, nemmeno in quelli di arroccamento che dal paese salgono in quota. Anzi. la neve, peraltro, era fantastica. Lungo le piste di Zermatt c’erano solo due rifugi aperti che fanno asporto: pizze (sic, ndr), panini e qualche piatto caldo. Se sei fortunato trovi posto a sedere su qualche tavolone in terrazza altrimenti scavi una buca nella neve e mangi lì prima che si raffreddi”. Proprio stamattina però c’è stata una conferenza stampa del Canton Vallese che ha annunciato la riapertura di locali, rifugi e ristoranti per il prossimo 13 dicembre, fatto salvo l’orario dalle 23 all 5 del mattino.

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Banalmente, dove si fa la pipì in questi casi sopra il livello della vegetazione? “I due rifugi avevano i bagni all’interno della struttura e l’accesso era consentito, senza la necessità di mettere qualcuno a controllare il distanziamento. Non c’erano code”.

C’erano code invece in biglietteria?

“Sì, code non eccessivamente lunghe e tutte rigorosamente ordinate, con gli sciatori che stavano anche a due metri di distanza l’uno dall’altro. Tutti con le mascherine, qualcuno con lo scaldacollo. Zermatt non ha spinto particolarmente sulla vendita degli skipass online, come invece sta facendo Crans Montana che addirittura arriva a scontare il prezzo del 70% per l’acquisto via web”.

E poi è venuto il momento del ritorno…

…sempre sulla stessa strada: “Si, la domenica siamo tornati. Non abbiamo ovviamente trovato nessun controllo alla dogana svizzera di Gondo mentre siamo stati fermati pochi metri dopo dalla Finanza a quella italiana di Iselle dove era stato dov’era stato posizionato un cartello di stop in mezzo alla strada, in modo da fermare tutte le auto di passaggio “. Il finanziere piemontese mi ha fatto abbassare il finestrino, vedendo chiaramente gli sci caricati sul sedile posteriore ribaltato, e ha chiesto dov’eravamo diretti. Alla mia risposta “in direzione di Milano” ci ha detto: “Immagino che stiate tornando alla vostra residenza”.
“Esatto”.
“Prego, andate”

Non sappiamo cosa accadrà dopo il Dpcm di stasera e durante le Vacanze di Natale. Conoscendo la voglia e forse anche l’incoscienza di molti italiani, è presumibile che ci sarà parecchia gente che proverà a superare i confini con gli sci, soprattutto se anche l’Austria aprirà gli impianti. Proprio stamattina, una serie di fonti attendibili ci hanno raccontato che in Slovenia a Kraniska Gora le piste sono pronte (ed è prevista una grande nevicata nei prossimi due giorni) e i doganieri locali intimano agli italiani di passaggio di avere “solo 12 ore di tempo per terminare i propri affari oltre confine prima di tornare a casa” ma senza prendere nota né dei nomi né della targhe.
[Photocredit: Myswitzerland.com, Marco Acher Marinelli]

 

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