La Vitamina C non cura il Coronavirus

La Vitamina C non cura il Coronavirus

La Vitamina C non cura il Coronavirus, contrariamente a quanto sostiene un audio WhatsApp, ovviamente anonimo, che circola da qualche giorno. L’audio diventato ovviamente virale in poco tempo dice con la voce di una donna che “La vitamina C è molto efficace sui pazienti affetti da coronavirus. La stanno utilizzando come terapia e le persone rispondono benissimo” citando anche l’esperienza e i protocolli di 3 ospedali Lombardi (il San Gerardo di Monza, il Policlinico e il Sacco di Milano).

La Vitamina C non cura il Coronavirus

Interpellato da Repubblica, Andrea Gori, direttore Malattie Infettive del Policlinico di Milano smentisce categoricamente l’uso di terapie con Vitamina C contro il Coronavirus: “Le terapie che utilizziamo per trattare i pazienti con coronavirus al Policlinico, così come al Sacco e al San Gerardo, sono standardizzate perché sono state decise dai primari di malattie infettive di tutta la Regione Lombardia in modo coordinato. E la vitamina C non è assolutamente contemplata“. E non è contemplata la somministrazione di Vitamina C in nessuna forma, dalle semplici spremute di agrumi a integratori come il Cebion, il cui produttore Dompè Farmaceutici si è dissociato dall’audio anonimo e ingannevole e preannunciato di adire le vie legali

Il mito della Vitamina C e dell’acido ascorbico contro i virus

Il mito della Vitamina C e dell’acido ascorbico contro i virus non è nemmeno un retaggio dei consigli della nonna ma un vero e proprio abbaglio più volte smentito dalla scienza. Un abbaglio che si deve a uno scienziato americano, Linus Pauling, unico a vincere 2 premi Nobel non condivisi, alla sua ossessione salutista e al fatto che la Vitamina C, in fondo, male non fa. Il mito degli agrumi risale in realtà a molto prima, e cioè al tempo in cui i marinai contraevano lo scorbuto, malattia appunto provocata dall’estrema carenza di Vitamina C: fu lo scienziato scozzese James Lind a scoprire che arance e limoni potevano limitare l’insorgenza dello scorbuto, per via del fatto che la Vitamina C cristallizzata in arance e limoni ha le stesse proprietà dell’acido hexuronico, la sostanza presente nelle ghiandole surrenali che contrasta l’insorgenza dello scorbuto. E cosa centra Linus Pauling? Linus Pauling era un vero salutista e su indicazione di un conoscente dagli anni Sessanta cominciò ad assumere doti massicce di Vitamina C (fino a 18.000 mg al giorno) notando che nel frattempo erano spariti i raffreddori che lo tormentavano da anni. Ci scrisse allora un libro (“La vitamina C e il raffreddore”) invitando la gente ad assumerne almeno 3.000 mg al giorno: il libro è stato più volte smentito con argomentazioni scientifiche, a cominciare da una revisione di Franklin Bing sul Journal of the American Medical Association (Pauling and Vitamin C – Review of “Vitamin C and the Common Cold” by Linus Pauling) ma ormai il pasticcio era fatto e con esso l’industria degli integratori di Vitamina C.

Ma allora la Vitamina C non serve a niente?

No, non è vero che la Vitamina C non serve a niente. La Vitamina C deve rientrare, nelle giuste dosi, in una alimentazione varia, sana ed equilibrata, ricca quindi anche di frutta come agrumi e kiwi, e anche verdura. Per cui sì, farsi una spremuta al mattino o mangiare un frutto è una buona abitudine che aiuta a rinforzare il sistema immunitario ma è falso che se si contrae il raffreddore o l’influenza (o peggio il Coronavirus) allora spremute o integratori di Vitamina C possono farci guarire.

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