Nuoto in acque libere: cosa serve per cominciare

Nuoto in acque libere: cosa serve per cominciare

Il nuoto in acque libere è uno sport sempre più diffuso e praticato: dalle semplici gare di fondo in mare o laghi alle frazioni in acqua del triathlon e fino a “nuovi” sport come lo Swimrun (di cui parliamo qui) o l’aquathlon (in pratica un triathlon senza la frazione in bici) ci sono sempre più persone che vogliono cominciare a praticare il nuoto in acque aperte. Ora, nuotare in acque libere non è banale, nemmeno per chi proviene da una lunga esperienza in piscina: non si vede il fondale, può esserci vento, le onde possono rendere difficile la respirazione e trovare il ritmo regolare della nuotata, l’acqua può essere molto fredda (oppure molto calda), può essere complicato trovare punti di riferimento e seguire la giusta rotta, verso la boa o verso il punto di rientro a riva. Tutti aspetti di cui abbiamo parlato qui. Tuttavia, oltre a tutto ciò, prima di cominciare è importante anche sapere cosa serve per cominciare il nuoto in acque libere: attrezzatura e piccoli accorgimenti necessari per la sicurezza e per evitare inconvenienti più o meno gravi.

Cosa serve per cominciare il nuoto in acque libere

La prima cosa che serve per cominciare il nuoto in acque libere è il costume. Se si tratta di allenamenti, se si tratta di estate, se si tratta di giornate calde, può andar benissimo un costume olimpionico a slip, o uno intero da donna, e non ci sono problemi. Ma se si sta già pensando a una gara è il caso di fare subito l’investimento per un body da triathlon alla cui compressione è il caso di abituarsi da subito per non aver sorprese alla prima gara a cui si partecipa. Se invece non è estate e l’acqua non è calda, allora serve anche una muta per nuoto in acque aperte: per regolamento in gara è consentita quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 22° e, in ogni caso, se si soffre particolarmente l’acqua fredda, è il caso di averla.

Nuoto in acque libere: cosa serve per cominciare

Sicuramente per nuotare in acque libere servono gli occhialini, che devono avere il giusto fit per evitare che entri l’acqua (toglierla in acque aperte è decisamente più laborioso e noioso che farlo in piscina) ma che soprattutto devono essere specchiati e con protezione dai raggi UV per preservare gli occhi dall’irradiazione solare. Un fattore da non sottovalutare.

Sembrerà strano, ma per cominciare con il nuoto in acque libere serve anche la cuffia. No, non è obbligatoria, e sì il rischio di perderla c’è, e però è consigliata per riparare la testa dalle scottature solari, per riparare pelle e capelli dalla salsedine nel caso di nuoto in mare, e anche per rendersi ancora più visibili a grande distanza.

Per la visibilità è necessaria anche una boa per nuoto in acque aperte gonfiabile di supporto: rende visibili ai natanti e alle imbarcazioni, è un punto di riferimento per chi è a riva nel caso di problemi ed emergenze, e poi molti modelli hanno anche un piccolo ma comodo scomparto porta oggetti, utile nel caso non si sappia a chi lasciare i propri effetti personali. La boa gonfiabile di supporto, o Swim Safety Device, si lega in vita con una cintura, è leggera, non ingombra la nuotata ed è davvero indispensabile per la propria sicurezza in acqua.

Per finire, se vuoi cominciare con il nuoto in acque libere, ti servono almeno 2 se non 3 creme. La prima è la vaselina, da spalmare con parsimonia nelle zone più soggette a sfregamenti come le ascelle, il collo e volendo l’interno coscia o la zona dei genitali per gli uomini. La vaselina è una crema protettiva ma non va bene per riparare la pelle dal sole, motivo per cui nel caso di nuoto in acque libere in estate è bene evitare scottature o peggio, e proteggere la pelle con una buona crema solare. Infine, in mare, potrebbe esserci il problema delle meduse: in teoria in vendita ci sono delle creme repellenti ma la loro efficacia è decisamente blanda nelle condizioni di un allenamento o una gara in acque libere: meglio allora dotarsi di un gel astringente al cloruro di alluminio da utilizzare nel caso di contatto con le meduse.

Credits photo: Pixabay

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