Quanto è bella la pesca a mosca

Simple Fly Fishing Pesca Mosca Patagonia
Simple Fly Fishing Pesca Mosca Patagonia
Simple Fly Fishing Pesca Mosca Patagonia
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Simple Fly Fishing Pesca Mosca Patagonia

Dimenticate il pensionato sul molo con sdraio, secchio di cagnotti e cappellino del colorificio in testa: qui parliamo di fly fishing, pesca alla mosca, ovvero di un’arte antica, e al tempo stesso sport moderno, da praticare immersi nella natura più remota, selvaggia e incontaminata. Ma soprattutto parliamo di una storia assai curiosa da raccontare.

Yvon Chouinard, oltre a essere un alpinista e il fondatore di Patagonia, è anche un ambientalista convinto e un pescatore a mosca incallito. Talmente convinto da mal digerire perfino le dighe e da impegnarsi personalmente nel promuovere l’abbattimento di quelle obsolete e in disuso; e talmente incallito da voler fare qualcosa per evitare la scomparsa della pesca a mosca. E che cosa ha fatto? Ha scritto un libro (“Simple Fly Fishing“, con Craig Mathews e l’italiano Mauro Mazzo) e ideato un kit completo in vendita in tutti gli store Patagonia, per comunicare quanto è divertente, ambientalista e sportivo andare a pescare a mosca.

“La pesca a mosca stava diventando uno sport per pochi e per vecchi”, ci ha detto Mauro Mazzo quando il libro è stato presentato a Milano, “ma meno persone pescano e più rischi ci sono per l’ambiente. Perché il vero pescatore vuole prima di tutto tutelare la natura”.

Quindi volete proteggere l’ambiente portando la gente a pesca?
“Siamo partiti dall’idea che la pesca a mosca possa essere alla portata di tutti: costi bassi, niente scuole, corsi, giorni di lezioni teoriche e altre diavolerie. Puoi cominciare con meno di 300 euro, impari in un’ora, e inizi subito a catturare i primi pesci.”

Andiamo per ordine: bisogna prendere anche le mosche?
“Ma no! Le mosche sono esche artificiali, imitazioni di insetti fatte con piume e sete sintetiche. Si comprano a poco prezzo, mica devi catturare le mosche vere”.

Il problema potrebbe essere maneggiare la canna, allora…
“Noi proponiamo di usare la canna tenkara, che è una tecnica giapponese di pesca senza mulinello: è una canna fissa che si stava estinguendo, simile alla nostra valsesiana. Pensa che Arturo Pugno, uno degli ultimi esperti di questa tecnica, ha pescato tutta la vita con una canna di Nizza (il bambù italiano, Arundo donax)”.

E noi che non abbiamo mai pescato cosa dobbiamo fare quando siamo in riva al fiume con la canna in mano?
“Semplice: monti la coda, il finale e la mosca e poi lanci”.

La fai facile…
“Ma è facile! Il movimento è immediato: mandi indietro la canna e poi dai la frustata lanciando la mosca in avanti. L’unica accortezza è aspettare che la coda si stenda completamente quando la canna è dietro di te. Garantisco io: in mezz’ora prendi il primo pesce”.

E cosa dobbiamo fare quando la mosca è in acqua?
“Intanto buttarla a monte, poi aspettare che segua la corrente e quando arriva a fine passata aspettare qualche minuto facendo ballare la mosca sull’acqua. I puristi della pesca tradizionale storceranno il naso, ma far ballare la mosca sull’acqua imita il movimento degli insetti che al mattino e al tramonto si depositano sull’acqua cadendo dalle fronde. Fai arrivare la mosca sotto delle frasche, falla ballare e il pesce abbocca”.

E poi il pesce che fine fa?
“Lo ributto in acqua! Il vero pescatore fa catch & release, ovvero cattura e rilascia. Pescare non è una necessità, ma un piacere, un divertimento”.

Cosa ti affascina della pesca?
“Due cose: la totale immersione nell’ambiente naturale, perché i pescatori amano profondamente l’outdoor, e il tentativo di immedesimarsi nel pesce, pensare e agire come farebbe un pesce. Ce lo siamo chiesto con Yvon e Craig: perché ci piace così tanto pescare? E la risposta è che cercare di immedesimarsi in un animale così diverso da ciò che siamo ci astrae totalmente da tutto, compreso lo stress della vita di ogni giorno. Andiamo su un fiume, cerchiamo di pensare come un pesce, cerchiamo di catturarlo, e a fine giornata siamo stanchi, felici, rilassati”.

Ci dici i posti migliori dove si crea questa magia?
“In Italia sicuramente nell’alta valle del Sesia, in Alta Valtellina e in Alto Adige: una qualsiasi delle valli laterali, anche se io amo particolarmente la Val Badia e la Val Thuras. All’estero in Patagonia, senza dubbio, la Nuova Zelanda, e se da pescatore direi anche la Scozia non voglio dimenticare alcuni stati del nord America come Wyoming, Idaho e Montana”.

PS: l’1% del ricavato delle vendite del libro sarà devoluto alla tutela e al ripristino dell’ambiente naturale. Gli autori hanno inoltre scelto di destinare tutti i proventi della vendita della prima edizione a Native Fish Society, Atlantic Salmon Federation e 1% for The Planet. Infine, Temple Fork Outfitters, produttore di canne da pesca a mosca per Patagonia, devolverà 10 dollari per ogni canna venduta a favore di organizzazioni per il ripristino di fiumi e corsi d’acqua.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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