Secondo alcune ricerche scientifiche sulle malattie neurodegenerative il modo in cui dormi potrebbe danneggiarti il cervello. Lo scrive David Wright Associate Professor of Medical Imaging presso la Monash University su The Coversation. Durante i suoi studi sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), nota anche come morbo di Lou Gehrig, sarebbe infatti emerso che tra le cause non genetiche ci sarebbe anche il sistema glinfatico, il sistema di rimozione delle sostanze di scarto cerebrali la cui esistenza è stata provata nel sistema nervoso centrale (SNC) dei mammiferi.
Il ruolo del sonno nell’eliminazione delle proteine di scarto
Dopo l’acqua le proteine sono le molecole biologiche più abbondanti nel corpo umano, oltre che in tutti gli organismi viventi. Le proteine sono costituite da lunghe sequenze di amminoadici che si uniscono tra loro a creare catene peptidiche che svolgono diverse funzioni specifiche come quella antinfiammatoria, la costruzione delle cellule o il trasporto delle molecole. Talvolta però il processo di formazione di queste catene non funziona correttamente, creando degli aggregati proteici che crescendo e frammentandosi rilasciano nel cervello degli scarti.Agli scienziati che studiano le malattie neurodegenerative era già noto il fatto che l’accumulo di queste proteine di scarto nel cervello avviene già all’inizio del processo neurodegenerativo, ben prima della comparsa dei primi sintomi. Da cui l’esigenza di capire se rallentando la diffusione di queste proteine di scarto, o favorendone l’eliminazione, si potesse rallentare o arrestare la progressione della malattia.
Il sistema glinfatico e il sonno
È il Sistema Glinfatico che si occupa dell’eliminazione di queste proteine di scarto presenti nel cervello. In particolare durante il sonno si attiva la rete cerebrale conosciuta come spazi di Virchow-Robin (VRS), dei manicotti di tessuto linfatico perivascolari delimitati internamente dalla parete vasale delle arterie che circondano il cervello ed esternamente dalla pia madre, ed esercitano la funzione di filtro selettivo, eliminando appunto i rifiuti tossici.
È ormai scientificamente provato che la carenza di sonno, la privazione di sonno o una cattiva qualità del sonno possono provocare un accumulo di queste proteine di scarto tossiche nel cervello. Non a caso la qualità del sonno peggiora con l’avanzare dell’età e in parallelo aumenta il rischio di malattie neurodegenerative.
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Sul fianco, a pancia in giù o in su: il modo in cui dormi potrebbe danneggiarti il cervello
Non tutto il sonno è uguale. C’è il sonno REM, con movimento rapido degli occhi, e c’è il sonno non REM, la fase a onde lente in cui il sistema linfatico è più attivo. Da alcuni esperimenti sui topi non solo si è scoperto che migliorando questa fase si può ridurre l’accumulo di scarti proteici tossici nel cervello e potenzialmente prevenire le malattie degenerative ma anche che la posizione durante il sonno può influire sul Sistema Glinfatico. Cioè sulla capacità del nostro corpo di smaltire le proteine di scarto.
Le ricerche condotte sui roditori hanno infatti dimostrato che la clearance glinfatica di proteine solubili, prodotti di scarto e fluido extracellulare è più efficiente nella posizione di riposo laterale rispetto alla posizione supina o prona. Le ragioni di questo fenomeno non sono ancora del tutto chiare, ma probabilmente sono legate agli effetti della gravità, della compressione e dello stiramento dei tessuti.
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