Sport individuale e motivazione: come mantenerla alta allenandosi da soli

Lo sport individuale richiede alti livelli di motivazione, e non è sempre facile riuscire a mantenerli alti. Ma ha anche molti vantaggi tutti da scoprire

L’emergenza Covid, tra lockdown e limitazioni, ha costretto tutti a fare attività fisica da soli, sia chi già praticava una disciplina individuale sia chi era invece abituato a uno sport di squadra. Un’esperienza che anche psicologicamente ha portato a vivere situazioni diverse e scoprire nuove dimensioni dell’allenamento. Con la consulenza della dottoressa Giuditta Domenichini, psicologa dello Sport e psicomotricista educativo-relazionale della Fondazione Centro per la Famiglia Cardinal Carlo Maria Martini, nonché tennista a livello agonistico e istruttrice della Fit, analizziamo i vantaggi assicurati a livello mentale dallo sport individuale e vediamo anche le possibili tecniche per mantenere alta la motivazione quando ci si allena sempre da soli.

I vantaggi psicologici dello sport individuale

Lo sport individuale insegna a lavorare per obiettivi, per step. In questo l’allenatore ha un ruolo chiave, perché aiuta l’atleta a riconoscere, passo dopo passo, gli obiettivi da perseguire, imparando a gestire tempo, energie, risorse personali. Non è un caso che normalmente chi pratica o ha praticato sport individuali è molto organizzato nella vita professionale, impara a gestire tempi e carichi di lavoro, si allena all’imprevisto e diventa in grado di rispondervi prontamente.

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Altro elemento caratterizzante lo sport individuale è la capacità di gestire le emozioni. In uno sport individuale, se faccio fatica devo fare i conti solo con me stesso, con il mio corpo e con le mie risorse interne. Lo sport di squadra ha nel gruppo un gran serbatoio motivatore. Nello sport individuale ognuno affronta la frustrazione, la fatica, le proprie emozioni da solo: è solo provando e riprovando che si raggiunge il proprio obiettivo. E questo sviluppa appunto la capacità di gestire l’emotività e lo stress, a patto di non guardare al risultato ma al costante miglioramento della prestazione, perché altrimenti possono innescarsi negativi vissuti emotivi verso se stessi.

Due tipi di motivazione

Esistono due tipologie di motivazioni principali: quella intrinseca e quella estrinseca. In quest’ultimo caso pratico sport ad esempio perché mi è simpatico il compagno, perché mi piace un allenatore, perché vengo riconosciuto e valorizzato dagli altri.

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La motivazione intrinseca è invece ciò che aiuta nel proseguire la pratica sportiva, una volta che si è andati oltre la motivazione estrinseca. Pratico sport perché mi piace quello che faccio, perché mi dà soddisfazione. Il “devo vincere” o il “devo farcela” è diverso da il “voglio vincere” o il “voglio farcela”. Il “voglio vincere” e il “voglio farcela” mi aiutano a migliorare e la vittoria o il raggiungere un determinato traguardo sono la naturale conseguenza del miglioramento, non un’ossessione da perseguire. La vera leva deve essere quindi trovata nella motivazione intrinseca, che in campo agonistico è anche un fattore fondamentale per la prevenzione del “drop out” sportivo, cioè dell’abbandono dell’attività.

Come mantenere alta la motivazione

In linea generale possiamo individuare tre elementi su cui focalizzare la mente da adulti per riuscire a mantenere la motivazione, fattore indispensabile per “non mollare” nella pratica di uno sport individuale.

1. Pensare sempre all’allenamento non come a un obbligo, ma come a un momento della giornata che viene dedicato a se stessi, alla propria salute fisica ma anche al proprio benessere mentale. Quello riservato allo sport individuale va insomma visualizzato come uno “spazio-tempo” imprescindibile e imperdibile, che non può essere rimandato né occupato da altro. Attenzione: “non può”, no “non deve”.

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2. Identificare gli obiettivi che si vogliono perseguire a breve, medio e lungo termine. E farlo secondo la logica dello SMART: Specific (Specifico); Measurable (Misurabile); Achievable (Raggiungibile); Realistic (Realistico); Time-Based (Temporizzabile).

3. Tenere una traccia del lavoro svolto con un diario personale in cui si andranno ad elencare dopo ogni allenamento tre aspetti per i quali si è soddisfatti rispetto all’attività messa in gioco e all’emozione provata, nonché tre aspetti potenzialmente da migliorare in futuro. Senza ansie da prestazione, ma con la soddisfazione per tutti i piccoli-grandi miglioramenti ottenuti di volta in volta.

Clicca qui se desideri saperne di più sull’impegno della Fondazione Centro per la Famiglia Cardinal Carlo Maria Martini in tema di sport e skills, con progetti mirati per bambini e adolescenti (come per esempio il progetto “Facciamo squadra” contro il bullismo).

Credits: foto di Tembela Bohle da Pexels.

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