Il fitness, o meglio la fitness membership, sta facendo una corsa contro il tempo: al più presto bisognerà rimetterci dentro “pezzi” di valore. La cosa però non si può fare se non si procede a riconfigurare il servizio e a inserirci prodotti che porteranno al nuovo ecosistema fitness. Ormai è chiaro: la meta è servizi + prodotti e non solo per ogni centro fitness ma per ogni centro sportivo. Le vie d’uscita sembrano essere tre:
1. rivedere una volta per tutte il servizio fitness che è ormai identificabile in tre categorie: tradizionale, misto e remoto;
2. inserire filiere di prodotti fitness che conquistino tutte le fasce di utenza, catturando membership potenziali anche se frequentano poco o addirittura mai, come teen-ager e senior. I primi con la realtà virtuale e aumentata, i secondi con servizi dedicati + linee prodotti salute;
3. iniziare a tener conto che la fruizione del fitness non avverrà sempre nel club ma sarà spalmata su più spazi (home, out-door, aziende) e su più discipline (vedi la partitina a Padel). Lo zoccolo duro fitness-addicted, comunque, resta. Su quest’altro fronte non-addicted si prova a trovare angoli di attacco nuovi anche se la sorpresa delle sorprese è che qui si nasconde una revenue inaspettata.
Digital fitness strategy e multicanalità della domanda
Al centro degli scombussolamenti strategici c’è la multicanalità della domanda. Questa non ha niente a che vedere con una richiesta di pilates rispetto a una domanda di allenamento funzionale. Anzitutto può trattarsi di una modalità di richiesta fruizionale: non è detto che le attività di fitness debbano svolgersi nel club, ma l’utente può desiderare comunque di appartenere a “quel” club e alla “quella” community. Poi c’è una attenzione nuova al fitness come ecosistema salute e non più come specialità sportiva: ormai si vende pure acqua a connotazione fitness. L’evolversi delle modalità di fruizione del servizio cinematografico è chiarificante. Le grandi società di produzione non si sono fatte condizionare dall’indisponibilità attuale da parte dello spettatore a recarsi presso la sala di proiezione. Hanno tenuto conto delle potenzialità del mercato di quegli stessi spettatori che si sono spostati solo di qualche metro, ma sono rimasti. Con più senso critico però.
Se vado al cinema posso soprassedere se il contenuto mi soddisfa poco, perché dopo mi rigenero con una buona pizza. Se compro il film da vedere a casa, invece, sto attento a selezionare. Trasferito al fitness questo concetto pare, appunto, chiarificante. Più criticità, più attenzione, più selezione. Con occhio al prezzo in vista della prossima stagione incerta. Gestori e clienti sono pronti ma è come se stessero per iniziare una partita a scacchi.
Qualche ipotesi di sostegno alla Digital Fitness Strategy
Provando a formulare qualche ipotesi di sostegno alla Digital Fitness Strategy che coinvolgerà club e clienti, ne vengono fuori cinque:
1. lavorare su una piattaforma prodotti esclusiva (solo se ci s’iscrive al club) per clienti attuali e potenziali su tutto il mercato di zona, che però ora è fisico, misto e virtual. La gittata di ogni centro fitness quindi non diminuisce ma può aumentare;
2. ufficializzare partnership con aziende che realizzino prodotti collegabili a qualsiasi servizio fitness del club (filiera tecnica con out-fit, accessori, gadget, e filiera salutistica-benessere con food&beverage, biodinamici, chilometro zero in chiave sostenibile);
3. creare un Fitness Ecosystem reale e uno virtuale coinvolgendo partners GDO (alimentare-bio) e alta tecnologia (Realtà Virtuale e aumentata, Oculus, mini-accessori);
4. selezionare interlocutori locali per potenziare il fitness ecosystem internalizzando professionals locali in qualità d’influencers;
5. porsi scadenze per l’attivazione di promo-prodotti a livello extra-territoriale (vendendo anche in piattaforma) che incentivino il rinnovo iscrizionale e portino alla membership nuove fasce di clientela per il 2022-2023. E sperare che vada tutto bene.
©RIPRODUZIONE RISERVATA