Le 3 domande che devi farti a fine allenamento

Le 3 domande che devi farti a fine allenamento

A fine allenamento facciamo tutti più o meno la stessa cosa. Apriamo Strava e guardiamo subito i dati della nostra prestazione. Dati oggettivi e quantificabili come distanza, frequenza cardiaca, tempo, potenza, ritmo e così via. Vale per Strava come vale per ogni altra App proprietaria, da Garmin a Suunto e Polar e altri ancora: sono dati, informazioni, che fino a una decina di anni fa era appannaggio solo degli atleti d’elite e che ora sono al polso e nello smartphone di chiunque. Chiari, lampanti, facilmente accessibili, immediatamente disponibili.

Dati oggettivi, percezione soggettiva

Vale per chi corre come per chi pedala, per chi nuota come per chi solleva pesi e, volendo, anche per chi pratica un gioco sportivo, individuale o di squadra. Ma siamo sicuri che queste informazioni siano oggettivamente quelle che senza dubbio e sicuramente sono in grado di dirci la verità sulla qualità dell’allenamento? Cioè: bastano davvero solo quelle informazioni per dirci che quell’allenamento è stato buono? Oppure a fine allenamento possiamo fare altro per quantificare la qualità del nostro impegno?

Allenamenti buoni, allenamenti pessimi

Chiunque faccia sport con un po’ di regolarità lo sa benissimo che ci sono giorni buoni e giorni pessimi, allenamenti buoni e allenamenti pessimi, e che anche nel mezzo ci sono giorni e allenamenti che sono meglio di altri. Ma questa percezione soggettiva corrisponde in qualche modo ai dati oggettivi del nostro sportwatch?

Cercare di rendere oggettive delle informazioni soggettive quando si parla di allenamento è qualcosa che viene da lontano. Tanto per citare un solo esempio, è quello che ha sempre cercato di fare anche la Scala di Borg, una scala di percezione dello sforzo che molti trainer utilizzano ancora con i propri atleti.

Le 3 domande che devi farti a fine allenamento

Ma secondo Thomas Haugen, professore al Kristiania University College di Oslo, quella valutazione anch’essa numerica non basta più per dire cosa è buono e cosa è meno buono relativamente alla scienza dell’allenamento. Limitarsi a dire che si è andati più veloci, si è sollevato più peso o si è sentito meno sforzo rispetto ad altri allenamenti simili potrebbe infatti essere non solo limitato ma anche controproducente.

Le 3 domande che devi farti a fine allenamento

Quando gli atleti d’elite, nelle interviste post-gara, affermano cose come “le gambe giravano bene” oppure “oggi le gambe non andavano“, “sentivo bene la bracciata“, “non ho corso in modo fluido“, “oggi mi veniva tutto bene” etc, che cosa stanno dicendo sostanzialmente? Stanno dicendo che c’è un livello di percezione della qualità della prestazione che non è oggettivabile e che risponde ad altri parametri soggettivi che si può imparare a riconoscere anche ponendosi alcune domande standard a fine allenamento.

Domande come:

  1. Ho raggiunto i miei obiettivi di allenamento fisico in questa sessione?
  2. Ho raggiunto i miei obiettivi di allenamento tecnico in questa sessione?
  3. Sono stato mentalmente ed emotivamente impegnato in questa sessione?

Le risposte a queste 3 domande rappresentano la scala di qualità dell’allenamento, o STQ, elaborata da un gruppo di ricercatori dell’Australian Institute of Sport per superare il limite di Strava secondo cui solo ciò che viene oggettivamente misurato viene gestito.

Le 3 domande che devi farti a fine allenamento

Siccome non siamo macchine meccaniche o algoritmi digitali, tutto ciò che riguarda il nostro impegno fisico, i nostri allenamenti, e la loro qualità, dipende da infiniti fattori a volte nemmeno preventivabili. E allora bisogna avere ben presente il quadro generale di quello che facciamo, distinguendo tra un prima, un durante e un dopo l’allenamento.

Prima, durante e dopo l’allenamento

Prima di un allenamento, bisogna avere ben chiaro lo scopo della sessione, assicurarsi di essere adeguatamente riforniti di carburante, idratazione ed equipaggiamento e mettersi nella giusta posizione mentale.

Durante l’allenamento, è necessario monitorare il rispetto degli obiettivi, sia con uno smartwatch che con il monitoraggio dello sforzo soggettivo; apportare modifiche in base a come ci si sente e rimanere concentrati, alimentati e idratati.

Dopo l’allenamento, è necessario recuperare bene e, cosa forse più importante, fare un resoconto e valutare come è andato l’allenamento rispetto ai propri obiettivi.

Più che con Strava, il GPS e il cardiofrequenzimetro è forse così che ciascuno di noi può costruirsi la propria cultura di miglioramento e apprendimento continui nell’allenamento.

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Photo by Simona RoubkovaMichał ParzuchowskiKamil S on Unsplash

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