Sopportare il dolore fisico: gli sportivi ci riescono meglio

Sopportare il dolore fisico: gli sportivi ci riescono meglio

Gli sportivi riescono meglio a sopportare il dolore fisico, ma non tutti ce la fanno allo stesso modo. Più precisamente c’è differenza tra chi pratica sport di endurance come ciclismo, corsa e sci di fondo, e chi pratica altri sport come calcio, volley, basket e altre attività di squadra.
Gli atleti di endurance hanno una soglia del dolore molto più alta in determinate situazioni, ma la scienza non è ancora riuscita a capire il motivo (forse c’entrano alcuni fattori psicologici). Ad approfondire questo interessante tema è stato uno studio norvegese dell’Università di Tromsø (UiT), che attraverso tre test ha messo alla prova la resistenza al dolore fisico di alcuni atleti abituati a praticare sport differenti.

Sopportare il dolore fisico: tre test per capire le differenze tra sportivi e non sportivi

La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology, ha messo a confronto 17 giocatori di calcio a livello nazionale con 15 atleti di endurance (corsa e sci di fondo) in categorie élite, molti dei quali abituati a competere nelle più importanti competizioni della Norvegia. Il gruppo di controllo era composto da 39 persone sedentarie. La prima parte dello studio è consistita nel far compilare ai partecipanti una serie di questionari psicologici sulla percezione del dolore, dopodiché sono iniziati i test veri e propri.
Durante la prima prova i soggetti hanno messo la mano in una bacinella d’acqua congelata. Chi ha resistito di più sono stati gli atleti di endurance con una durata media di 179,67 secondi, seguiti dai 116,78 del gruppo di controllo e dai soli 113,90 secondi dei calciatori. Un risultato non troppo inaspettato, dato che chi fa sport di resistenza è abituato a far fronte al dolore e alla fatica durante gli allenamenti. I calciatori, invece, vivono picchi di dolore più forti ma di breve durata (una pallonata, un calcio sugli stinchi…).

La soglia del dolore e la sensibilità al dolore

Durante il primo test, dunque, non è emersa tutta questa differenza tra sportivi e non sportivi. La seconda prova era dedicata alla soglia del dolore: gli esperti hanno applicato sull’avambraccio dei partecipanti uno strumento di metallo molto caldo. Man mano che passavano i secondi veniva alzata la temperatura, e i soggetti dovevano premere un pulsante quando iniziavano a sentire dolore: questo processo è stato ripetuto cinque volte. I calciatori e gli atleti di endurance hanno detto stop più o meno allo stesso momento (47,6° e 47,8° in media); 46,5°, invece, per il gruppo di controllo.
Il terzo test ha esaminato quella che viene definita sensibilità al dolore, in grado di quantificare l’intensità con cui percepiamo lo stimolo esterno. La temperatura dello strumento di metallo, questa volta, è stata fissata a 47,5° per 30 secondi, e ai partecipanti è stato chiesto di misurare il dolore provato su una scala da 0 a 100. Qui è emersa la differenza, non enorme ma significativa, tra i tipi di sport praticati: punteggi medi di 45,5 su 100 per gli atleti di endurance e 51,9 su 100 per i calciatori nella prima prova (59,4 su 100 per i non atleti); 37,9 su 100 per gli endurance e 45,4 su 100 per i calciatori (53,7 su 100 per i non atleti) nella seconda.
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La resistenza al dolore è allenabile

Le tendenze generali, dunque, sono due. Uno: gli sportivi hanno una miglior resistenza al dolore rispetto ai sedentari. Due: chi fa sport di endurance percepisce il dolore in maniera meno intensa e resiste più a lungo di chi fa sport di squadra. Gli scienziati non sono ancora arrivati a una risposta in grado di spiegare questi fenomeni, ma la differenza chiave potrebbe essere di natura psicologica e non fisiologica. In ogni caso, secondo studi precedenti, la resistenza al dolore è allenabile. E gli sport di endurance aiutano a lavorare anche sotto questo aspetto.
[Photo by Andrea Piacquadio / Pexels]

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