In montagna da solo: 10 consigli per non rischiare

Se ti capita di andare in montagna da solo ci sono un po' di cose che è meglio fare per evitare rischi inutili e tenere alla larga il più possibile incidenti o peggio

in montagna da solo consigli

Di solito vado in montagna da solo. Volendo quantificare direi 9 volte su 10. Non che sia una scelta tassativa, è più una conseguenza delle cose. Escluse le escursioni con la famiglia, o talvolta con altre famiglie, che sono semplici passeggiate di media montagna, per il resto mi capita di organizzarmi all’ultimo momento, di decidere la sera prima se non la mattina stessa di andare a fare un trekking in montagna, e quindi parto da solo. Estate o inverno che sia. E ogni volta che leggo una notizia di qualcuno che si perde, chiama il soccorso alpino, si infortuna o peggio, mi chiedo se andare in montagna da soli sia la cosa giusta da fare o no.

In montagna da solo: i pro e contro

Ci sono pro e contro dell’andare in montagna da solo. Sicuramente una dimensione più intima, meditativa e riflessiva del contatto con la natura. Anche qualche aspetto pratico, tipo scegliere la propria andatura e non dover dipendere da nessuno. Ma anche il fatto che bisogna organizzarsi a puntino, perché non si può fare affidamento sull’aiuto di nessuno, nemmeno se si finisce la borraccia dell’acqua. Oltre ovviamente a non avere compagnia. Il che quando la fatica si fa sentire è sempre un buon aiuto, almeno psicologico. Che poi quello che mi dicono amici e famigliari è più o meno sempre la stessa cosa: e se ti fai male? Se ti perdi? Per non dire di quando vado con le ciaspole nella neve, per cui mi chiedono: e se scivoli o finisci sotto una valanga? Obiezioni legittime, per quanto le cronache siano piene di notizie tragiche di incidenti in montagna anche di coppie o gruppi più numerosi.

Allora forse quando si va in montagna, soli, in coppia o in gruppo che sia, è soprattutto una questione di mitigare se non ridurre il rischio. Il che comporta alcune cose da fare prima e durante ogni escursione.

In montagna da soli: le cose da fare per ridurre il rischio e non mettersi in pericolo

La certezza certa di non correre rischi non l’avrò mai, né si potrà mai avere. Ma ci sono alcune cose che faccio sempre e che ritengo senza dubbio consigliabili quando si decide di andare in montagna da soli.

1. Comunico l’itinerario previsto
Lo dico sempre, a chi mi aspetta a casa: che giro intendo fare, quanto più o meno dovrei metterci, per che ora ragionevolmente dovrei essere a casa. Di solito mando anche un link con descrizione dell’itinerario su WhatsApp come promemoria, dicendo anche dove penso di lasciare l’auto indicativamente.

2. Parto sempre con il telefono carico al 100%
Se per qualsiasi motivo non si è caricato durante la notte, devo ammettere che mi vengono sempre dei dubbi, anche nel caso di brevi escursioni in zone che conosco molto bene. Se quando vado a correre partendo da casa non ho mai con me il telefono, se vado in montagna (ma anche in bici) il telefono ce l’ho sempre e soprattutto carico. Di più: mi porto anche un powerbank, che non si può mai sapere, e comunque disattivo tutte le funzioni che non sono necessarie, per salvaguardare il più possibile la batteria.

3. Mi porto sempre anche una mappa cartacea
Va bene la tecnologia, ma non avendo un Gps da trekking (che assicura senza dubbio un’autonomia a prova di problemi) mi porto sempre anche una mappa cartacea. A mali estremi stampo un foglio A4 con l’indicazione dei sentieri, ma un “backup” di carta per ogni evenienza mi lascia sempre più tranquillo.

4. Non cambio mai l’itinerario prefissato
Sicuramente nei giri più lunghi e che non conosco. Se faccio un programma, poi lo seguo, e se c’è qualche “tentazione” lungo il percorso me la tengo per la prossima volta. Vero che spesso capita di essere in località dove chissà quando ci tornerò, ma preferisco avere un desiderio in più che un rimpianto di troppo. E se capita un cambio di programma in un posto che conosco, avviso sempre, al massimo con un messaggino. Anche 1 ora di troppo può mettere in ansia chi è a casa.

5. Verifico sempre dislivelli e distanze
So cosa posso fare e cosa non posso fare. Conosco i miei limiti. Conosco il mio livello di preparazione fisica e soprattutto tecnica. E se un percorso in montagna è troppo per le mie capacità, non lo faccio sicuramente da solo. Sono informazioni che si reperiscono ormai facilmente e su qualunque sito internet: il grado di difficoltà dell’itinerario, e se presuppone capacità tecniche, e l’impegno fisico richiesto.

6. Guardo le previsioni meteo
Non che non si possa andare in montagna da soli con la pioggia, o con il freddo. Anzi, talvolta è ancora più bello. Ma se comunque ho sempre un baselayer e un guscio di scorta, anche in estate, in ogni caso mi attrezzo in base al meteo secondo il principio della maggior cautela: se è prevista pioggia probabile, mi aspetto un temporale e pioggia battente. Meglio qualche etto di roba in più nello zaino che trovarmi nei guai.

7. Nel dubbio rinuncio
Come per il non cambiare itinerario all’ultimo momento e improvvisando. Nel dubbio, rinuncio: spesso mi è capitato di tornare sui miei passi a metà di un’escursione in montagna da solo, per i più svariati motivi. Alla fine è soprattutto una questione di piacere, e se devo stare con un pensiero fisso per ore e ore non è più così tanto piacevole. Lo insegnano anche gli alpinisti famosi: rinunciare non è una sconfitta ma una decisione di consapevolezza.

8. Non lascio mai il sentiero
Ok, magari c’è la necessità impellente di fare i bisogni, ma comunque non lascio mai il sentiero e non mi avventuro dove non so cosa potrei trovare. Vero che non è proprio una cosa da spirito di avventura ed esplorazione, ma la prospettiva di finire in un burrone dove nessuno potrebbe trovarmi mai più non mi attira per niente.

9. Porto sempre torcia frontale e fischietto
Non si sa mai, dovesse calare il buio o dovessi trovarmi nella necessità di segnalare la mia posizione, una lampada frontale è quello che ci vuole. Ne ho una piccolissima, che emette anche il segnale luminoso rosso intermittente. E così un fischietto, che ho abbinato a un cavo di corda intrecciato come un braccialetto. Sarà meno di 1 etto di peso tutto compreso, non un gran peso per sentirmi più tranquillo.

10. Ho le App di soccorso sulla schemata home dello smartphone
Sia quella del Numero Unico di Soccorso 112 che consente anche la geolocalizzazione (ma non è ancora purtroppo attiva in tutte le regioni) sia quella SOS di Android con le mie informazioni personali di contatto.
Non sono garanzia assoluta, sarebbe meglio averci un vero dispositivo di emergenza oppure l’App Geo Resq del CAI, ma sono già qualcosa di utile da avere a portata di mano.
PS: e quando parto per un’escursione sblocco sempre lo schermo dello smartphone dalla password.

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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!

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