All’estremo nord‑est della mainland scozzese, poco oltre il villaggio di John o’ Groats, si apre un tratto di costa che molti escursionisti definiscono uno dei paesaggi più severi e drammatici dell’inverno nelle Highlands scozzesi (e non solo). Non c’è da dargli torto, perché questa lingua di terra si affaccia sul Pentland Firth, uno stretto in cui correnti forti e maree impetuose si scontrano con il vento gelido del Mare del Nord. Il tutto accade con potenza e brutalità, mentre l’aria tagliente e carica di movimento riesce a penetrare persino negli strati più caldi dei propri vestiti.
La scogliera è formata da arenaria rossa e si presenta modellata in forme vertiginose da millenni di eruzione e ritirata delle onde. Un posto a cui è davvero impossibile rimanere indifferenti. La strada principale, la A99, si arretra fino a un piccolo parcheggio presso il faro di Duncansby Head, costruito nel 1924 da David Alan Stevenson per guidare le imbarcazioni nel traffico critico di queste acque. Qui termina l’asfalto e inizia la vera esperienza outdoor da fare in inverno.
Itinerario costiero da John o’ Groats alle torri
La versione completa del percorso parte dal porto di John o’ Groats e segue una traccia costiera per circa 6 km andata e ritorno fino al punto panoramico sotto le torri. Il primo tratto corre lungo la riva, passando spiagge e una varietà di fauna marina come foche e uccelli guidati dalle correnti stagionali. Superate alcune aperture nel recinto e un guado su un piccolo torrente, si raggiungono tratti erbosi che si affacciano sull’oceano che regalano viste dirette su queste imponenti torri di pietra.
Avvicinandosi al promontorio di Duncansby, invece, il sentiero sale gradualmente e si restringe lungo il bordo della scogliera. A questo punto i panorami diventano ampi sull’orizzonte e su eventuali formazioni geologiche come profonde fenditure e archi naturali.
I giganti del mare in inverno
Le Duncansby Stacks sono formate da colonne di arenaria che si innalzano verticali per oltre 60 metri. Oggi sono tra le più iconiche delle isole britanniche e rappresentano un esempio classico di erosione costiera emersa con incredibile maestria.
In inverno tutto appare particolarmente drammatico perché il mare ha un colore grigio profondo e la superficie dell’acqua sembra in continua agitazione sotto le nuvole basse. A contribuire a questa sensazione sono anche i venti impetuosi che spingono spruzzi di schiuma salata che si infrangono contro la base delle torri. Non manca di certo la tipica luce fredda del periodo che, viste le sue caratteristiche, tende ad accentuare ogni spigolo e ogni crepa nella roccia.
Quando il vento permette di prestare la dovuta attenzione, è possibile notare i numerosi uccelli che popolano queste scogliere. Ci sono fulmari, kittiwake, guillemots e razorbills che rimangono in zona anche nei mesi più freddi, contribuendo a farci percepire il senso di selvaggia potenza del paesaggio.
Terreno, condizioni e sicurezza
Il tratto dal faro alle torri è relativamente breve ma esposto. Per questo motivo, è essenziale indossare calzature robuste e abbigliamento tecnico resistente al vento e all’umidità. Durante questa stagione, infatti, le raffiche possono aumentare improvvisamente e rendere il tragitto particolarmente scivoloso a causa degli schizzi d’acqua.
Il terreno è prevalentemente erboso e irregolare, con sezioni in pendenza che richiedono attenzione a ogni passo. Le scogliere sono alte e l’abisso sotto è reale: mantenere distanza dai margini è sempre una scelta saggia, in particolare con vento forte.
Quando il gelo si posa su queste scogliere le giornate si accorciano e l’aria sembra entrare nelle ossa. Contemporaneamente, il Mare del Nord assume sfumature profonde e le onde si rincorrono e si infrangono con risonanza sorda contro la roccia. Tali condizioni climatiche fanno sì che la figura delle torri appaia più drammatica e feroce che mai.
Note geografiche e storiche
Il promontorio di Duncansby Head è il punto più a nord‑est raggiungibile su strada nella Gran Bretagna continentale, e la zona è riconosciuta per l’estrema qualità dei suoi paesaggi costieri. Il nome stesso “Duncansby” ha radici antiche e deriva da insediamenti norreni, elemento che ricorda i secoli di contatti e traffici marittimi lungo queste coste.
Il faro di Duncansby Head, automatizzato negli anni Novanta, rappresenta ancora oggi la lotta dell’uomo contro elementi naturali che qui sono tra i più implacabili d’Europa.
Foto Canva
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