Ho fatto il giro della Sardegna in kayak

Dalla prima idea di vedere il Golfo di Orosei in kayak al progetto di fare il giro intero della Sardegna, ecco sfide, difficoltà, gioie e soddisfazioni di una bella avventura

Verso Muravera
Sosta presso Arbatax
Porto Zafferano
Pan di Zucchero
Costa Smeralda
Bivacco
Barracuda
Isola Mortorio
Imbarco con carrello
Dune di Porto Pino
Giro della Sardegna in Kayak
Argentiera
Alba sul mare
A pelo d'acqua

All’inizio non avevo in mente di fare il giro della Sardegna in kayak, partendo da Arbatax volevo solo vedere il Golfo di Orosei e poi seguire la costa fino ad Olbia. La logistica era semplice, da Genova in traghetto fino ad Arbatax e poi, qualunque giorno fossi arrivato ad Olbia, ogni sera avrei trovato una nave per tornare a Genova. Non serviva neppure l’auto, mi sarei imbarcato con la mia canoa al seguito, utilizzando il carrellino smontabile.

Il primo tentativo del giro della Sardegna in kayak

Parto da solo e subito il primo giorno, un temporale improvviso col mare che si agita rapidamente mi costringe ad uno sbarco di fortuna sulle rocce; me la cavo ma sono un po’ spaventato, gli elementi mi hanno dato la prima lezione. Si sa che in montagna il tempo cambia rapidamente, ma ho imparato che al mare è peggio. I cambiamenti posso essere improvvisi e riguardano il tempo il vento e lo stato del mare e non sempre c’è una spiaggia dove sbarcare per tirarsi fuori dai guai.

Temo che la canoa sia danneggiata e appena gli elementi si calmano torno verso Arbatax e mi metto al sicuro in un bel campeggio sulla spiaggia. La canoa è robusta e non ha subito danni, ma non me la sento di riprendere la navigazione di almeno cinque giorni fino ad Olbia.  Questo sarà un tema ricorrente delle mie tappe del Giro della Sardegna: ogni volta si impara una lezione e questa volta ho capito che non è il caso di andare da solo. Almeno per ora.

Da Arbatax a Olbia e Palau, le prime tappe

Alcuni mesi dopo sono di nuovo ad Arbatax, questa volta con il mio esperto amico sardo Giansalvo, e in cinque giorni raggiungiamo Olbia assaporando il piacere di un viaggio fantastico, tra spiagge deserte, rocce incredibili, paesini accoglienti, bivacchi solitari, albe magiche. È stato bellissimo e l’anno dopo, con gli amici sardi e Tino decidiamo di proseguire da Olbia verso Porto Torres, per vedere la Costa Smeralda e il nord della Sardegna. Tino si è appena costruito da solo una stupenda canoa di legno e non vede l’ora di metterla alla prova in un percorso di più giorni.

È maggio, c’è poca gente, e la luce e i colori sono incredibili; purtroppo anche gli scempi edilizi sono incredibili, in alcuni tratti meglio girare lo sguardo sempre dall’altra parte, verso il mare. Al terzo giorno il tempo cambia; siamo nella zona delle Bocche di Bonifacio ed un fortissimo vento ci impedisce di proseguire. Non c’è niente da fare e a Palau ci arrendiamo. Altra lezione: non si può programmare il viaggio con troppo anticipo, se non ci sono condizioni meteo-marine favorevoli è inutile partire da casa.

Da Palau a Alghero, da solo o in compagnia?

Tre mesi dopo è agosto, il meteo promette diversi giorni di mare calmo e tempo stabile e sento una grande voglia di riprendere il mare. Da solo. So che è più sicuro andare in gruppo e per quanto ami la compagnia di amici fidati la solitudine mi attrae troppo. Mi ritrovo completamente in quello che diceva il mio mito, Walter Bonatti, prima grande alpinista e poi esploratore: “… la solitudine è indispensabile per l’uomo, perché acutizza la sensibilità ed amplifica le emozioni”. Ho maturato un po’ di esperienza e prendo tutte le precauzioni del caso: previsioni buone, controllo costante del meteo; inoltre siamo ad agosto e c’è molta gente in mare.

Il viaggio di quattro giorni tra Palau e Porto Torres è stupendo, al mattino parto sempre molto presto e mi godo la quiete dell’alba, mi fermo all’ombra nelle ore più calde, poi riprendo fino al tramonto e spesso mi dispiace dovermi fermare quando arriva la sera. Tutto fila liscio e arrivo prima del previsto. A questo punto l’idea di continuare il giro dell’isola diventa una bella ossessione; ci penso tantissimo durante tutto l’anno, studio le tappe che devo affrontare e i problemi che devo risolvere e non vedo l’ora che arrivino i mesi estivi per continuare il viaggio.

E così a giugno sono di nuovo a Porto Torres con Tino e la sua bella canoa di legno che ha dimostrato di essere perfetta per il trekking nautico. In tre giorni arriviamo ad Alghero superando l’impressionante Capo Falcone e le altissime scogliere di Capo Caccia; troviamo mare calmo e va tutto bene, ma non avrei voluto trovarmi da quelle parti con mare agitato, magari da solo…

giro della Sardegna in kayak

Da Alghero a Portoscuso, la tappa più impegnativa

Agosto, ancora da solo. Questa volta il problema da affrontare è la lunga costa occidentale, quella più esposta alle mareggiate. Questa sarà la tappa più lunga, la più impegnativa dal punto di vista psicologico, ma anche quella che mi ha fatto capire che avrei potuto portare a termine la mia piccola grande impresa. All’inizio il mare è solo apparentemente calmo, a volte sembra che dal nulla, da sotto, si alzino onde improvvise e paurose; capisco che è meglio sbarcare e a Bosa Marina rischio di ribaltarmi poco prima della spiaggia.

Sono un po’ scosso, prendo tempo visitando la bella cittadina di Bosa e il giorno dopo aspetto che le condizioni diventino più favorevoli prima di riprendere il mare. Le condizioni marine lentamente migliorano ma da casa arrivano notizie che mi preoccupano, mia figlia non sta bene e deve essere ricoverata. È il momento peggiore, tutto cambia, mi chiedo “cosa sto facendo qui, che senso ha tutto questo” e vorrei mollare tutto e tornare. Il giorno dopo i miei familiari e mia figlia stessa mi tranquillizzano, è tutto sotto controllo, non serve che io torni.

Piano piano, a fatica, ritrovo un equilibrio mentale e decido di andare avanti. La costa è selvaggia e ancora una volta bellissima. Arriverò fino a Portoscuso, dove un amico mi recupera e mi aiuta a tornare a casa.

Da Portoscuso a Pula, le dune, le onde e i siluri di Teulada

A giugno dell’anno dopo sono ancora in Sardegna con Tino; riprendiamo costeggiando la bella Isola di San Pietro, ma il tempo è instabile ed il vento sempre più forte e a Sant’Antioco ci dobbiamo fermare. Ci ospita un parente di Tino, in campagna, finché non possiamo riprendere il mare e raggiungere Porto Pino. Qui siamo nuovamente bloccati per due giorni e posso esplorare a piedi le stupende dune bianche e l’inizio della vasta area di Capo Teulada, sciaguratamente occupata dal poligono militare.

Non posso pensare che queste coste vengano bombardate sistematicamente e abbiamo dovuto informarci per sapere in che giorni poter passare senza rischiare di essere silurati. Finalmente sembra che al mattino presto ci siano condizioni accettabili e di buon’ora ci imbarchiamo, ma avvicinandoci al Capo le onde sono sempre più spaventosamente alte. Dobbiamo stare molto concentrati senza staccare mai le mani dalle pagaie per mantenere l’equilibrio, non possiamo mangiare o bere, fare foto né fermarci, dobbiamo solo riuscire a doppiare il Capo.

Per fortuna sono con Tino; senza dire una parola ma tenendoci sempre d’occhio, superiamo finalmente la punta trovandoci d’un tratto in una totale calma di mare e di vento. Ci fermiamo incantati per una sosta a Porto Zafferano; il giorno dopo, vicino a Pula, concludiamo anche questa tappa.

Pula, Cagliari e la passerella finale

Ad agosto torno da solo per completare il lavoro. Questa volta devo superare la zona industriale, il petrolchimico di Sarroch dove una pioggerella sporca mi dà l’idea di quella che deve essere la qualità dell’aria. Il giorno dopo, dovendo passare davanti al porto di Cagliari, per rendermi ben visibile fisso due palloncini colorati sul cappello; un po’ mi vergogno, ma in questo modo le imbarcazioni in transito mi vedono bene.

L’ultimo temibile promontorio da superare è Capo Carbonara, ma col mare calmo non c’è nessun problema e inizia così il “rettilineo finale” che mi riporterà ad Arbatax, da dove ero partito. Gli ultimi giorni, con tempo bellissimo, mi sembrano la “passerella finale” di chi ha già vinto il Giro d’Italia o il Tour de France. Finalmente concludo questo grande progetto che mi ha “ossessionato” per anni e mi riprometto di non imbarcarmi più in imprese così impegnative.

L’anno dopo ho iniziato il Giro della Corsica, che puoi leggere in questo articolo.

Scheda tecnica

Percorse circa 650 miglia nautiche/1200 km
30 giornate di navigazione effettiva
28 bivacchi
Media giornaliera: circa 21 miglia nautiche/40 km
Dieta base: pane, pomodoro, pecorino, pesce
Canoa: Torpedo Janautica

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