Paradossalmente guidare un kayak è molto più semplice che entrare in un negozio e acquistarne uno: di canoe ne esistono infatti un’infinità di modelli, per gli altrettanti usi che se ne vuole fare. Pagaiare su di un tranquillo laghetto è una cosa, partire per un viaggio di più giorni discendendo un fiume un’altra, e avventurarsi per rapide un’altra ancora.
Ma cosa valutare quindi quando si vuole acquistare un kayak? Sicuramente l’uso che se ne vuole fare, quanto spesso lo si userà e – ovviamente – il range di prezzo all’interno del quale si trova la cifra che vogliamo spendere. Detto questo, ecco le caratteristiche da valutare e le tipologie verso cui indirizzarsi in base all’uso, alla possibilità di trasporto e al prezzo che si è disposti a spendere.
Quanti tipi di kayak esistono?
Esistono sostanzialmente 3 grandi famiglie di kayak.
1. I kayak ad uso ricreativo (detti anche da turismo o ‘all round’)
Per placidi laghi e fiumi tranquilli: sono sostanzialmente più larghi e più corti di quelli touring (tra i 2,75 e i 4,50 metri) il che li rende più maneggevoli per curvare ma anche meno confortevoli per dei veri viaggi. Sono sostanzialmente il miglior compromesso tra stabilità, direzionalità e manovrabilità e si possono utilizzare anche in specchi d’acqua urbani come questi.
2. I touring kayak per lunghe distanze
Quelli da mare sono decisamente più lunghi e più capienti (tra i 4,90 e i 5,80 metri), perché devono trasportare tutto quello che può servire in una viaggio di più giorni, dalla tenda ai viveri fino all’attrezzatura: per questo motivo sono meno agili con il vantaggio però di una maggiore stabilità.
3. I kayak per le acque bianche
Ovvero rapide e corsi d’acqua tumultuosa: sono corti (entro i 2 metri e mezzo), nervosetti da guidare benché agilissimi, spesso con il fondo piatto o stondato e un rocker accentuato (quasi a forma di banana) per affrontare le rapide. Proprio per il loro uso sono indicati a chi già ha il ‘manico’ per guidarli.
Che misure guardare in un kayak?
Dipende, come sempre: quelli lunghi sono più stabili, si fa meno fatica (o a parità di sforzo vanno più veloce) e filano dritto, anche se la manovrabilità non è certo agile; quelli corti son più leggeri, più manovrabili, ovviamente più facilmente trasportabili anche con automobili di medie dimensioni e spesso costano anche meno (a parità di materiali), ma sono decisamente più faticosi da spingere e più nervosetti da condurre.
E la larghezza? Ovviamente la larghezza di un kayak lo rende più stabile, ma il prezzo da pagare è una minor maneggevolezza e un surplus di sforzo per pagaiare.
Quale tipo di carena preferire?
Se si vuole stabilità, serve una carena piatta o quasi piatta, con angoli quasi retti tra il fondo e i lati; una forma più a V (più o meno accentuata) esalta invece l’agilità, a discapito ovviamente della placidità.
Se poi si cerca la velocità, serve un kayak lungo, stretto e con la carena a V accentuata, che taglia l’acqua anziché galleggiarvi tranquillamente sopra.
C’è poi da guardare il rocker alle estremità della carena: se è pronunciato sarà più facile pivotare e affrontare le onde, visto che le estremità non pescano in acqua; contrariamente meno rocker significa che il kayak resiste meglio alle turbolenze dell’acqua ma gira con minor facilità.
Credits: FlickrCC denAsuncioner
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