Ecco perché Napoli sotterranea è una meraviglia da non perdere

Si, Spaccanapoli, i Quartieri Spagnoli, la pizza e il babà crema-amarena, il Cristo Velato, il Golfo e il Vesuvio. Ma una delle meraviglie di Napoli da un po’ di tempo a questa parte è la città sotterranea, un mondo segreto e affascinante che vale la pena visitare tanto quanto le altre bellezze e che piace molto anche ai bambini. Siamo scesi nel sottosuolo della città partenopea con la Associazione Laes e ne siamo rimasti toccati, sbalorditi, conquistati.

La magia del mondo a parte

La città sotterranea ha origini antichissime. Furono i Greci, attorno al 500 a.C. i primi a scavare le grotte nel tenero tufo giallo per creare pozzi e acquedotti per il rifornimento dell’acqua alla città di Neapolis. Nacquero così le enormi cisterne, che con il tempo (grazie ai Romani e agli Agioini) si allargarono perché oltre alla realizzazione di un acquedotto, con il tufo estratto qui si costruivano le case del centro. La Napoli moderna nasce letteralmente dalle sue viscere: i palazzi sorgono sopra la cava che ha fornito il materiale da costruzione (dando vita ai primi esempi di abusivismo). Questo mondo affascinante si allargò a vera e propria città del sottosuolo con la costruzione di cunicoli di collegamento. Durante la Seconda Guerra Mondiale il sottosuolo divenne ricovero per migliaia di napoletani minacciati dalle bombe alleate.

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Le storie pazzesche

Scendere nel sottosuolo napoletano è immergersi in storie divertenti, toccanti e in generale sempre incredibili, che le guide raccontano con grande arte affabulatoria. Alcune di esse sono incise nella roccia: frasi, ricordi, messaggi, disegni (dal volto di Silvio Piola a quello di Benito Mussolini). C’è la nicchia che i rifugiati riservarono a due giovani che si sposarono sottoterra, lasciando loro lo spazio per la privacy. C’è l’angolo in cui una entreneuse continuava a ricevere i clienti, con tanto di incisione che spiega come anche là sotto ci si poteva distrarre. C’è la nicchia sulla scala dove una donna partorì sotto le bombe. E c’è la leggenda del ‘monaciello’, ovvero l’addetto al rifornimento dell’acqua (detto anche pozzaro o fontaniere) che viveva sottoterra e mandava su verso le abitazioni le tinozze piene d’acqua con una corda; ogni tanto saliva per i pozzi per entrare nelle case a riscuotere la sua paga, e spesso si intratteneva con le mogli sole e annoiate dei padroni di casa.
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(Credits: http://www.lanapolisotterranea.it/)

Il recupero e le visite

Dalla fine degli anni Sessanta, riscoperti diversi passaggi che erano stati chiusi o dimenticati, un gruppo di volontari entusiasti ha scavato, ripulito, elettrificato e messo in sicurezza i cunicoli, che ora sono visitabili. L’associazione Laes (Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo) organizza visite che partono da Piazza Trieste e Trento (davanti al bar Gambrinus), per poi scendere da una scala situata in vico S. Anna di Palazzo 52, nei Quartieri Spagnoli, che porta nel cuore della città segreta, a 40 metri sotto il livello del mare.

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Credits photo: lanapolisotterranea.it

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